Il 10 gennaio 2025 entrava in vigore la legge Sirchia per la tutela dei non fumatori dal fumo passivo. La storia di una legge rivoluzionaria e una riflessione sull'oggi. Intervista a Giulia Veronesi
Il 10 gennaio di vent’anni fa entrava in vigore la legge per la “Tutela della salute dei non fumatori”, che dal suo instancabile promotore divenne nota come Legge Sirchia. Fu proprio l’allora Ministro della Salute, Gerolamo Sirchia, a portare a compimento un progetto rivoluzionario per l’epoca: sancire il diritto delle persone a non essere esposte al fumo passivo nei luoghi pubblici.
Un principio portato avanti con determinazione già da Umberto Veronesi durante il suo mandato ministeriale nel 2001, che però si scontrò contro l'opposizione del Parlamento e con i tempi della legislatura.
Nel gennaio 2003, però, il provvedimento passò al termine di lotte ricambolesche e trattative politiche, inserito in una legge per la pubblica amministrazione, come ricorda lo stesso professor Sirchia. Fu un momento epocale, fra chi prevedeva il collasso delle imprese di ristorazione e chi plaudiva ad una norma di civiltà. Così, il 10 gennaio 2025, a due anni dalla sua approvazione, la legge entrò in vigore. Non ci fu nessun tracollo economico e sociale, i posacenere dai banconi dei bar sparirono o si spostarono nei dehors, i fumatori stessi si adeguarono rapidamente alle nuove regole, oggi diventate abitudini di convivenza civile prima ancora che imposizioni di legge.
L'INTERVISTA
Abbiamo parlato di questa ricorrenza con Giulia Veronesi, direttrice dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica l’IRCCS Ospedale San Raffaele e professoressa associata presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. La professoressa Veronesi fa parte del Comitato scientifico per la lotta al fumo di Fondazione Veronesi. Partiamo da una prospettiva storica. Da sempre lei si occupa di prevenzione dei danni da fumo e della cura delle malattie fumo-correlate, in primis i tumori del polmone. Perchè è stato importante questo provvedimento?
«Questa legge, all’epoca rivoluzionaria, ha permesso di sottolineare il diritto alla salute dei cittadini che andavano difesi dal fumo passivo. È stato un caposaldo di tutela dei cittadini e la prima vera legge governativa italiana contro le lobby del tabacco. È stata una legge coraggiosa, la prima in Europa nella sua portata, e ha dimostrato quanto la politica possa essere forte e indipendente quando sorretta da principi condivisibili, giusti e direi quasi imprescindibili».
L'IMPATTO DELLA LEGGE SIRCHIA
Che cosa ha visto cambiare per la salute delle persone e per la cultura della prevenzione?
«Da allora abbiamo visto un grande cambiamento nell’esposizione al fumo e un consenso esteso a tutti i gruppi di cittadini, inclusi i forti fumatori che hanno capito quanto fosse ingiusto “intossicare” le persone vicine, e anche l’aria che essi stessi respiravano. È stato anche un momento di consapevolezza in generale sui danni da fumo: da lì si è visto un progressivo trend verso la riduzione del consumo di tabacco e del tasso di fumatori attivi. Purtroppo con l’introduzione di altri prodotti del tabacco e anche con il Covid abbiamo assistito a una nuova lieve risalita del tasso dei fumatori che ancora oggi in Italia rappresentano il 24% dei cittadini adulti».
I COSTI UMANI E SANITARI DEL FUMO
Qual è il peso attuale del fumo per la salute delle persone e per i sistemi sanitari?
«Oggi il fumo ha ancora un peso importante in Italia in quanto a quella legge non è seguito un programma di iniziative politiche pubbliche di lotta al tabagismo. Molte attività vengono svolte saltuariamente da enti non profit o fondazioni, mentre un’attivita governativa strutturata con un piano prospettico è ancora carente in Italia. Il fumo è responsabile di circa 70.000 morti in Italia, comprensive di circa 30.000 morti per tumori polmonari. Il costo economico pubblico del fumo in Italia raggiunge circa 2,5 miliardi di euro solo per il trattamento del tumore polmonare. Infatti ad oggi non esiste un’agenda di iniziative coerenti con le indicazioni dell’OMS, per il quale l’Italia risulta indietro nella classifica europea per l’implementazione delle attività antifumo efficaci, che ricordiamo qui essere:
- Aumento del prezzo del pacchetto di sigarette
- Divieti di pubblicità dei prodotti del tabacco
- Avvisi sui pacchetti
- Campagne informative pubbliche
- Investimenti in aiuto alla disassuefazione (terapie, centri antifumo, call center).
Una politica lungimirante e libera dalle pressioni delle lobby del tabacco dovrebbe investire in prevenzione, per ridurre in modo notevole i costi per il Servizio sanitario pubblico per le patologie croniche legate al fumo, oltretutto con un guadagno importante in salute pubblica e riduzione della morbidità e mortalità».
A CHE PUNTO SIAMO CON IL CONTRASTO AL FUMO DI TABACCO?
Che cosa è stato fatto di buono in Italia e in Europa, e che cosa invece ancora manca?
«La recente iniziativa europea sullo screening del tumore polmonare per la prima volta si fa carico di prevenire i danni da fumo nella popolazione più esposta, quella dei forti fumatori, raccomandando ai paesi membri di avviare lo screening con la Tc a basso dosaggio di radiazioni. È una procedura semplice e poco invasiva che, se eseguita periodicamente nella popolazione ad alto rischio, permette di intercettare tumori iniziali al polmone, con alte chance di guarigione, e di avviare attività di prevenzione (aiutare a smettere) le persone ancora esposte al fumo. Sempre dall’Europa, citerei la Direttiva europea sul fumo del 2016, recepita dall'Italia, che ha stabilito il divieto di fumo in autoveicoli in presenza di minori e donne in gravidanza, il divieto di fumo nelle pertinenze esterne degli ospedali e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) pediatrici. In Italia il Ministro della Salute Orazio Schillaci sembra molto sensibile al tema del fumo e della prevenzione, incluso lo screening polmonare, anche se fino ad ora grandi cambiamenti non sono ancora percepibili. La richiesta di incremento delle accise sul fumo, che Fondazione Veronesi porta avanti da tempo, ora anche con Aiom (Associazione italiana di Oncologia Medica) e altri Enti, incontra vari ostacoli politici istituzionali e privati, mentre la sorveglianza attiva per soggetti esposti al fumo (fumatori attivi o ex fumatori) non ha ancora ricevuto il supporto economico e organizzativo necessario per essere implementata sul territorio. Un segnale proviene da Regione Lombardia che sembra aver finalmente imboccato la strada corretta di un programma di screening sul territorio aperto alla popolazione che dovrebbe essere avviato nel 2025».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.