Il Comitato Nazionale per la Bioetica pubblica un parere sul tabagismo, chiedendo misure effettive. Prezzi più alti e sostegno ai centri antifumo, ad esempio
A distanza di sedici anni dal primo parere (Il tabagismo, 2003), il Comitato Nazionale per la Bioetica torna ad occuparsi di fumo. E lo fa con un documento chiarissimo, otto raccomandazioni per i decisori politici e per le istituzioni sanitarie di questo paese, una traccia per uscire dal tunnel della dipendenza dal tabacco, per scongiurare quegli 8 milioni di morti premature previste ogni anno nel mondo. A causa del fumo.
Le misure sono un richiamo forte a quanto la comunità scientifica predica da tempo (ricordiamo qui il documento in 5 punti contro il fumo presentato al Parlamento Europeo e sostenuto anche da Fondazione Umberto Veronesi, e l'appello per un aumento dei prezzi lanciato nel 2019 dal Comitato scientifico per la lotta al fumo di Fondazione):
1. "Promuovere una informazione corretta sui pericoli dell’uso del tabacco per sé e per gli altri (fumo passivo) e, pertanto, rendere efficace la campagna antitabagismo nelle scuole di ogni ordine e nei luoghi di lavoro, fornendo linee guida, percorsi didattici, con l’ausilio di personale specializzato, di medici, psicologi, sociologi e mass media, ed aumentare il numero di centri antitabagismo, oggi poco numerosi in Italia".
L'ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità racconta di numeri e risorse in calo. I centri antifumo sono scesi sotto ai 300 e sono distribuiti in modo iniquo lungo la penisola. I fumatori che hanno bisogno di un aiuto per smettere sono sempre più soli.
2. "Promuovere ricerche per la valutazione ed applicazione di misure restrittive. C’è evidenza che un aumento del prezzo delle sigarette e altri tabacchi, tramite aumento delle accise, comporta una riduzione dei consumi di questi prodotti e dell’iniziazione al fumo nei giovani, con un aumento - non di poco conto - anche del gettito fiscale. Inoltre, è dimostrato come in Italia l’aumento del prezzo del tabacco sia una strategia efficace, attuabile, fortemente accettabile dalla società".
Il Comitato raccomanda però che l'aumento di prezzo riguardi anche il tabacco trinciato, le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato, per evitare lo spostamento dei consumatori verso prodotti più a basso costo.
3. "Al fine di evitare i gravi danni cagionati dal fumo passivo alla popolazione, estendere i divieti di fumo a luoghi esterni, dove si ritrovano anche bambini e donne in gravidanza, quali ad esempio: giardini pubblici, luoghi di spettacolo all’aperto, spiagge attrezzate, stadi, campi sportivi, ristoranti all’aperto".
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4. "Informare adeguatamente gli utenti che il preteso beneficio di svezzamento che deriva dall’uso delle sigarette elettroniche non trova alcuna prova scientifica e non è scevro di rischi per il fumatore e per chi gli sta accanto. Pertanto, il CNB raccomanda di estendere le limitazioni imposte nel nostro Paese anche alle sigarette a tabacco riscaldato e alle sigarette elettroniche".
Con questo parere il Comitato affronta un punto caldissimo: le sigarette elettroniche aiutano a smettere di fumare oppure no? Per il momento, dice la gran parte degli esperti di sanità pubblica, non possono essere consigliate e non esistono protocolli di disassuefazione che passino dallo svapo; la maggior parte degli utilizzatori continua a fumare anche sigarette tradizionali. Chi ritiene di poter avere un aiuto dalle e-cig per affrontare l'astinenza da nicotina dovrebbe seguire alcuni consigli precauzionali: abbandonare davvero le sigarette combustibili, porsi scadenze per ridurre la nicotina gradualmente e possibilmente arrivare a farne a meno, evitare acquisti incauti e attenersi a rivenditori autorizzati, non alterare i liquidi delle cartucce.
5. "Sollecitare l’attenzione e sensibilizzare sul fatto che i mozziconi delle sigarette usualmente abbandonati su strade, spiagge, parchi pubblici, mancando anche appositi raccoglitori, sono realizzati in acetato di cellulosa, sostanza difficilmente biodegradabile, quindi causa di un persistente e continuo inquinamento ambientale".
Ciò significa misure sanzionatorie, servizi (contenitori adatti nelle città), campagne di sensibilizzazione e soprattutto tanta responsabilità da parte dei fumatori.
6. Inibire ogni forma di pubblicità anche occulta dei prodotti e dei marchi riferibili al tabacco o alle sigarette elettroniche, inclusa l’accettazione di sponsorizzazioni da parte dei produttori di tabacco anche a fondazioni politiche o istituti di ricerca.
7. "Incrementare progetti di ricerca, sostenuti da fondi pubblici, trasparenti e svincolati da condizionamenti di parte".
Qui arriva il richiamo alla necessità di una ricerca indipendente, libera dai condizionamenti dell'industria (di qualunque settore), che è presupposto essenziale di un sistema di sanità pubblica efficiente ed equo. I fumatori hanno bisogno di conoscenza, di risposte scientifiche e non di informazioni promozionali.
8. "Considerato l’utile che lo Stato ricava dalla vendita di sigarette e affini, prevedere la possibilità che il Servizio Sanitario Nazionale rimborsi i farmaci per il trattamento del tabagismo e disponga di maggiori risorse per la cura della dipendenza".
Chi vuole smettere di fumare deve farsi carico di visite, eventuali interventi di counseling e farmaci. Per ora, l'unica recentissima eccezione è la vareniclina, un farmaco usato per la cessazione del fumo di tabacco, che da quest'anno viene rimborsato a pazienti affetti da broncopneumopatia cronica (BPCO) o reduci da eventi cardiovascolari (infarti, ictus) che devono assolutamente abbattere il rischio di incontrarne altri.
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.