Miliardi di mozziconi gettati ogni anno, tossici per il suolo e le acque. C’è chi chiede di bandirli. perchè poco utili per la salute. E chi propone di far pagare alle industrie del tabacco lo smaltimento. Gli esperti: “La vera protezione è non fumare”
La vendita di sigarette è in calo, ma sul mercato del tabacco restano numeri che fanno paura: 78,7 milioni di kg solo nel 2012 e solo in Italia. Quante sigarette sono? Miliardi. Ciascuna con il suo mozzicone che raramente finisce in un posacenere e, di lì, nel bidone dell’immondizia. Basta abbassare lo sguardo su un qualsiasi marciapiede delle nostre strade. Ora da un gruppo di esperti arriva un appello provocatorio: abolire i filtri per le sigarette, avviare un meccanismo di “vuoto a rendere” per i mozziconi, fare sostenere alle aziende del tabacco le operazioni di pulizia e smaltimento. Il messaggio è stato affidato alle pagine della rivista Current Environmental Health Reports da un team di ricerca della San Diego University.
UN RISCHIO PER L’AMBIENTE
Già alcuni anni fa gli stessi autori Elly Slaughter e Thomas Novotny, avevano sollevato il problema, contando in 4.500 miliardi i mozziconi gettati ogni anno e affermando per primi la tossicità dei mozziconi per l’ambiente, in particolare quello acquatico. I mozziconi di sigaretta, scrivevano, sono il rifiuto più comune fra quelli raccolti sulle coste e nelle acque; nel 2014 con l’operazione Ocean Conservancy's yearly International Coastal Cleanup (650.000 volontari che ripuliscono tratti di costa e spiagge) ne sono stati raccolti oltre due milioni. In questi giorni Legambiente con l’operazione Beach Litter ha raccolto un migliaio di mozziconi in 24 spiagge, secondi per tipologia dopo la predominante plastica.
PERMANGONO PER ANNI
«I rifiuti del tabacco contengono le stesse tossine, nicotina, pesticidi e cancerogeni trovati nelle sigarette e nei sigari, e possono contaminare l’ambiente e le fonti d’acqua» denunciano Novotny e Slaughter. Non solo, i mozziconi non sono biodegradabili, nè tantomeno lo sono gli involucri dei pacchetti di sigarette, i pacchetti stessi, gli accendini. Ma di cosa sono fatti i filtri? Essenzialmente, scrivono gli autori, sono un «composto di plastica non biodegradabile di fibre di acetato di cellulosa», più carta, rayon, colla e altre sostanze per mantenere la combustione. Alcune parti si deteriorano al sole o nell’acqua, ma «le componenti plastiche possono permanere nel suolo e nell’acqua e rilasciare sostanze chimiche per una decina d’anni».
I FILTRI SERVONO?
Se non ci sono dubbi che le diffusione delle sigarette e le cattive abitudini dei fumatori che le gettano via siano un danno anche per l’ambiente, la questione è: davvero sarebbero da bandire i filtri? Davvero non servono a nulla? I ricercatori della San Diego University definiscono una “farsa” la presunta utilità dei filtri per proteggere la salute dei fumatori. E non è un tema da poco conto, specie se si considera che oggi, sebbene la gran parte dei fumatori acquisti sigarette con filtro, è in crescita il consumo di tabacco sfuso e sigarette fai-da-te, specie fra i più giovani e più attenti al costo.
LA SALUTE SI PROTEGGE NON FUMANDO
Netto è il parere di Giulia Veronesi, che dirige l’unità di Diagnosi precoce, Prevenzione e trattamento del tumore al polmone dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO): «È come quando le industrie del tabacco promossero le sigarette "light" e a basso contenuto di catrame: le persone che passarono alle sigarette più "leggere" cambiarono la loro maniera di aspirare il fumo (effetto compensazione), accendendo un numero maggiore di sigarette al giorno e aspirando con più forza il fumo, rassicurati dalla percezione che diminuissero i rischi e i danni per la salute. Cosa assolutamente falsa. Per questa ragione non è più possibile chiamare le sigarette con nomi che suggeriscano l'idea o diano l'impressione che alcune sigarette siano più salutari di altre. Lo stesso vale per i filtri, non esiste nessuna evidenza che i filtri delle sigarette facciano qualcosa per mitigare i rischi per la salute dovuti al fumo». «La parola "filtro" – aggiunge Stefania Spina, psicologa presso lo stesso IEO - suggerisce l'idea di una azione purificante e ha quindi una connotazione salutare, ma i filtri non sono utili a ridurre i danni e non assicurano una significativa protezione per la salute».
GLI STUDI
Stando alle rilevazioni effettuate (compresa un’ampia monografia del National Cancer Institute sulle differenze nel fumo di sigaro e di sigarette di vario tipo), il filtro può trattenere alcune sostanze, ma ne lascia passare molte altre. Si è inoltre registrato un cambiamento nel danno: sono aumentati i casi di adenocarcinoma polmonare rispetto a quelli, prima predominanti, di tumore a cellule squamose. Fra le possibili cause gli esperti hanno citato l’uso di sigarette “light” e con filtro, che portano ad aspirare più profondamente e favorire il deposito delle sostanze dannose del fumo, comprese le particelle fini che il filtro non trattiene, nelle regioni più profonde dell’apparato respiratorio. Lo confermano i dati epidemiologici che hanno attestato come, ad esempio, la diffusione delle sigarette con filtro negli anni ’50 e ’60 non abbia portato a riduzioni nelle malattie da fumo, ma a un cambiamento nel modo di fumare. Diversi problemi vennero rilevati nella composizione dei filtri e nel 2001 una revisione del National Cancer Institute concluse così: «le evidenze scientifiche non indicano alcun beneficio per la salute pubblica dai cambiamenti nella progettazione e nella produzione di sigarette negli ultimi 50 anni».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.