Il fumo di terza mano si inala stando al chiuso accanto a una persona che ha appena fumato. Così veniamo esposti a numerose sostanze tossiche
Lo chiamano di terza mano, ma in ballo non c’è un valore economico. Chi fuma, sprigiona nell’aria una serie di composti volatili dannosi che possono essere inspirati da chi è nei paraggi o depositarsi sulle superfici (mobili, tende e indumenti). È in quest’ultimo caso che si parla di fumo di terza mano, per descrivere una sottocategoria del fumo passivo, i cui effetti sono però al momento meno conosciuti. Ma non per questo sicuramente meno gravi, considerando la persistenza di alcuni composti volatili sprigionati dal fumo negli ambienti chiusi: tanto più marcata quanto più piccoli e poco ventilati sono questi locali. Da qui il monito lanciato da un gruppo di ricercatori attraverso le colonne della rivista Science Advances: «La contaminazione dei luoghi chiusi occupati da non fumatori è un problema di salute pubblica ancora poco indagato».
QUANTO E' DANNOSO IL FUMO PASSIVO?
FUMO DI TERZA MANO IN CINEMA, RISTORANTI E ABITAZIONI
La considerazione degli esperti della Yale University (New Haven) e del Max Planck Institute (Magonza) scaturisce da un esperimento condotto all'interno di un cinema tedesco, nel quale i ricercatori sono andati a rilevare la presenza di composti organici volatili correlati al fumo per quattro giorni di seguito. Sebbene nessuno avesse avuto la possibilità di accendere una sigaretta in sala, gli autori dello studio hanno rilevato concentrazioni elevate di alcune di queste sostanze equivalenti a quelle sprigionate da un quantitativo compreso tra 1 e 10 sigarette. Questi composti, liberati nell'aria all'esterno del locale, hanno trovato il modo di «accedervi» agganciandosi agli abiti e alle superfici corporee degli spettatori. Tra di essi (35 in totale) acetone, acido acetico, composti a base di zolfo, furani, nicotina e terpeni. Ma anche alcune molecole cancerogene (acetaldeide, benzene e formaldeide). Le loro concentrazioni sono calate nel corso del film: grazie al progressivo decadimento e alla diluizione resa possibile dalla ventilazione dell'ambiente. I risultati dimostrano però che «il trasporto di fumo passivo provoca una contaminazione persistente degli ambienti popolati anche da non fumatori». Non soltanto cinema, ma anche bar, teatri, negozi, ristoranti, metropolitane e treni. Oltre alle abitazioni, soprattutto se di piccole dimensioni e poco ventilate.
Le cicche» delle sigarette sono un grave danno per l'ambiente
FUMO DI TERZA MANO: DI COSA SI TRATTA?
È stato dimostrato che il fumo di tabacco lascia residui rilevabili nell’ambiente anche per ore, su superfici e materiali come mobili, tende, tappeti e vestiti. Nella polvere domestica presente nelle case dei fumatori, per esempio, si possono rilevare tracce di sostanze cancerogene derivate dal fumo (N-nitrosammine e idrocarburi policiclici aromatici). Che la persistenza di questi composti nell'aria sia elevata, lo dimostrano anche due studi pubblicati sulla rivista Tobacco Control. Il primo ha evidenziato la presenza di residui di fumo di terza mano in case lasciate libere da fumatori già da due mesi. Mentre l'altro ne ha rilevato le tracce in un casinò, a sei mesi dall'entrata in vigore del divieto di fumo. Detto ciò, studiare gli effetti del fumo di terza mano sull’uomo non è semplice. Esistono però ricerche condotte sugli animali che suggeriscono che possa provocare danni alla salute. Uno studio condotto su topi di laboratorio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha mostrato che quando gli animali vengono esposti a fumo di terza mano (batuffoli di cotone intrisi di fumo all’interno delle gabbie), pesano meno rispetto a quelli vissuti in gabbie dall’aria pulita. Nel lavoro in questione, inoltre, i roditori presentano una peculiare composizione delle cellule del sangue che li esponeva a un maggior rischio di infiammazioni e allergie.
QUANTO «RESISTE» IL FUMO DI TERZA MANO?
I dati riportati nell'ultimo studio confermano che i fumatori trasportano i composti volatili sprigionati dalle sigarette e li rilasciano nell'ambiente. Il processo, noto come «off-gasing», spiega perché «i fumatori sono accompagnati da un odore particolare, determinato dal residuo del fumo sul loro corpo e sui loro abiti», ha dichiarato Peter DeCarlo, climatologo della Johns Hopkins University di Baltimora, sulle pagine di Science. Ciò vuol dire che gli inquinanti più pericolosi contenuti nel fumo di sigaretta mettono a repentaglio non soltanto i fumatori, ma anche chi, seppur non avvezzo al consumo di sigarette, entra in contatto con loro. D'altra parte il fumo di terza mano è considerato un'evoluzione del fumo passivo, i cui danni alla salute di chi lo subisce sono acclarati (esistono prove definitive che lo associano allo sviluppo di tumori). Quello che non è chiaro - ed è peraltro molto difficile da dimostrare - è se l'entità di queste conseguenze è analoga per chi siede accanto a una persona intenta a fumare e chi invece incrocia un fumatore che ha spento l'ultima sigaretta da pochi minuti. Dopo quanto tempo chi fuma sul balcone può rientrare in casa senza mettere a rischio i suoi conviventi? Può bastare un lavaggio dei vestiti per essere certi che non sprigionino più sostanze tossiche? Domande priva di una risposta, al momento. Non potendo ipotizzare altre soluzioni per ridurre l'impatto del fumo di terza mano, «l'unica è rappresentata dalla riduzione dei tassi di fumo, anche in alcuni luoghi all'aperto», ha aggiunto l'esperto. Cosa che peraltro già accade in altri Paesi, in alcune loro zone o città: è il caso dell'Australia, del Quebec (è vietato fumare entro nove metri dalla porta di un luogo pubblico), della California (è vietato fumare in spiaggia, nei campi sportivi e in strada, se a meno di sei metri dall’ingresso di un ufficio pubblico), della Svezia (vietato fumare alle fermate dell’autobus, nelle stazioni ferroviarie, nei parchi gioco e sulle terrazze di bar e ristoranti), di New York (vietato fumare nei parchi pubblici) e di Parigi (molti parchi sono diventati «smoke-free»).
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FUMO PASSIVO E SIGARETTE ELETTRONICHE
Le persone più a rischio in seguito all'esposizione al fumo passivo delle sigarette - e a quello di terza mano - sono i bambini. Ma negli ultimi anni, complice l'avvento di nuovi dispositivi, ci si è iniziati a chiedere se anche il vapore sprigionato dalle sigarette elettroniche rappresenti una fonte di fumo passivo (per cui non esistono livelli di esposizione considerati sicuri). Nello studio in questione, i ricercatori hanno considerato anche l'impatto di queste ultime. «Molti dei composti individuati sono presenti non sono presenti nelle sigarette elettroniche, ma questo non vuol dire che il fumo di terza mano non sia un problema connesso al loro utilizzo», aggiunge Drew Gentner, ingegnere chimico e ambientale della Yale University. Secondo i ricercatori, se si è in compagnia di uno «svapatore», le molecole che potrebbero essere più presenti sono la nicotina e altri composti organici (glicerolo, propandiolo) sprigionati dai liquidi aromatizzati. Motivo per cui, anche in questo caso, vale la pena di raccomandare un atteggiamento di massima prudenza.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).