A Ravenna sigarette sempre in tasca per un adulto su tre, Torino sotto la media nazionale. Giovani primi tabagisti a Milano e Cagliari. Già 57.400 sostenitori per l’appello ai neo-sindaci: «Rendiamo le città sempre più libere dal fumo»
La situazione più critica è a Ravenna, dove ad accendere ogni giorno almeno una sigaretta è quasi un adulto su tre (32,6 per cento). Quella migliore a Torino e a Varese: all’ombra della Mole fuma poco più di un adulto su cinque (il 21,6 per cento), unico dato al di sotto della media nazionale (circa il 22 per cento della popolazione), mentre nel capoluogo lombardo va di poco peggio (il 22,6 per cento del campione intervistato s’è dichiarato fumatore). Nel mezzo Napoli (29,6 per cento), Roma (29,2), Bologna (28,8), Cagliari (28,3) e Milano (27,8). È questa l’istantanea che emerge dal Sistema Passi, la «rete» di sorveglianza coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che monitora gli stili di vita della popolazione italiana di età compresa tra 18 e 69 anni. Nel caso del fumo, come spiega Maria Masocco, responsabile del coordinamento nazionale, «le persone coinvolte hanno fumato nella loro vita almeno cento sigarette, fumavano al momento dell’intervista o avevano smesso al massimo da sei mesi».
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APPELLO AI NEO-SINDACI PER VINCERE CONTRO IL FUMO
La Fondazione Umberto Veronesi, che da otto anni porta avanti il progetto No Smoking Be Happy, ha richiesto all’Istituto Superiore di Sanità i dati relativi alle abitudini al fumo raccolti nelle principali città chiamate al voto a giugno per eleggere il nuovo sindaco. La raccolta delle informazioni è stata realizzata nell’ambito dell’iniziativa lanciata in occasione dell’ultima Giornata mondiale contro l’uso del tabacco e si è focalizzata su otto capoluoghi di provincia: Torino, Varese, Milano, Bologna, Ravenna, Roma, Napoli e Cagliari. L’obiettivo è invitare i neo Sindaci ad assumersi l’impegno di rendere le proprie città sempre più libere dal fumo, favorendo l’estensione delle zone di divieto di fumo come le aree verdi, gli stadi, i parchi gioco per i bambini e tutte le aree comuni all’aperto.
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Gli iniziali impegni istituzionali dei sindaci stanno facendo slittare l’invio delle risposte, ma l’iniziativa è stata accolta da tutti in maniera positiva. Nelle prossime settimane gli amministratori locali faranno sapere, attraverso queste colonne, quali politiche intendano adottare per ridurre l’impatto - diretto o di seconda mano - del fumo nei rispettivi Comuni. Per chi legge, invece, è sempre attiva la petizione sul sito Change.org, che in poco tempo ha superato i 57.551 sostenitori. Sottoscriverla potrebbe contribuire a cambiare la situazione in materia di fumo nelle città italiane.
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Nel complesso, sono 11,5 milioni gli italiani che fumano quotidianamente: pari al 26,9 per cento della popolazione nazionale. Sono di più gli uomini (6,5 milioni), come si evince d’altronde anche dalle analisi condotte a livello delle singole città. Le statistiche raccolte, relative al quadriennio 2012-2015, fanno riferimento alle aree coperte dalle Aziende Sanitarie Locali, che in alcuni casi (come a Cagliari, a Milano e a Varese) accludono territori più vasti dei singoli capoluoghi. Come confermato dall’Istituto Superiore di Sanità, «si tratta comunque delle rilevazioni più prossime alla situazione vissuta nel Comune principale». Non esistono dati ufficiali più accurati. Ma viste le differenze, meglio andare con ordine.
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A Napoli il dato più alto dei fumatori (37,6) riguarda uomini e donne di età compresa tra 35 e 49 anni. A Roma (35) e a Torino (26), invece, si fuma di più tra i 26 e i 35 anni, mentre preoccupano le statistiche raccolte a Bologna (dati comunali), a Cagliari e a Milano (dati Asl) dove i maggiori fumatori sono i giovani (18-24 anni). In particolare nel capoluogo emiliano, dove fuma in media il 28,8 per cento della popolazione, il 37,5 per cento dei ragazzi è abituato ad accendersi almeno una sigaretta al giorno. Significativo il dato relativo alla «Capitale del nord», su cui aveva acceso i riflettori anche la Lega Italiana per la Lotta ai Tumori. Fumano dunque troppi giovani, eppure «questi dati escludono una fetta importante della popolazione: quella costituita dagli under 18», afferma Vincenzo Zagà, responsabile del centro per la prevenzione e la cura del tabagismo della Asl di Bologna e vicepresidente della Società Italiana di Tabaccologia. «In queste praterie si consuma la caccia a mani basse da parte delle multinazionali del tabacco».
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DA MIGLIORARE IL RISPETTO DEL DIVIETO DI FUMO
I dati, raccolti dalle Asl locali e aggregati dall’Istituto Superiore di Sanità, evidenziano come, a tredici anni dall’entrata in vigore del divieto di fumo nei locali pubblici, il suo rispetto non sia ancora diffuso in maniera omogenea. Cagliari, in questo caso, risulta la città più virtuosa, con valori più alti fra tutti (il 97,9 per cento del campione interpellato ha la percezione che i divieti siano rispettato) e pure rispetto al dato medio nazionale (90). La situazione è piuttosto confortante anche a Milano, a Torino (95) e a Ravenna (94,3). Seguono Varese (92,4) e Roma (91,6), mentre Bologna (89) e Napoli (79,8) sono gli unici due capoluoghi di provincia presi in esame che si piazzano al di sotto della media nazionale. Tra la Torre degli Asinelli e Castel dell’Ovo fumano evidentemente ancora in troppi, tra bar, cinema, teatri e ristoranti.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).