Da dove viene il termine One Health? Che cosa significa e in che modo ci potrà aiutare ad affrontare le emergenze sanitarie che ci attendono?
Che cos’è il modello One Health? E soprattutto perché ci dovrebbe interessare da vicino? One Health, Una Salute indica la convergenza e le connessioni fra la salute di uomo, animali e ambiente. La definizione non è recentissima, anzi. Ma è diventata più importante e più conosciuta negli ultimi decenni, con varie emergenze pandemiche su cui troneggia quella da Covid-19, e con la crisi climatica ormai inequivocabilmente in corso.
UN PO' DI STORIA
Al patologo tedesco Rudolf Virchow si attribuisce la paternità del termine “zoonosi”, per indicare le infezioni trasmissibili fra animali ed esseri umani, attraverso il fenomemo dello spillover. Già nel diciannovesimo secolo Virchow sosteneva che fra salute umana e salute animale non c’erano e non avrebbero dovuto esserci linee di demarcazione. Il concetto di “medicina unica” era comunemente accettato, così come le ricerche collaborative fra veterinari e medici. Nei decenni successivi questo modello cadde perlopiù nel dimenticatoio, risorgendo di tanto in tanto, in concomitanza di nuove minacce infettive. Poi, soprattutto in risposta all’influenza aviaria, negli anni Duemila le principali istituzioni internazionali iniziarono ad incoraggiare ogni paese ad adottare e sviluppare «il concetto di One Health, consolidando i legami fra i sistemi sanitari umani e veterinari, per migliorare la preparazione nei confronti dei rischi pandemici e per la sicurezza dell’umanità» (dalla conferenza ministeriale internazionale di New Dehli, 2007). Negli anni più recenti, il concetto di “una salute” si amplia, accogliendo oltre alla salute umana e a quella animale, l’altrettanto inscindibile salute degli ecosistemi in cui viviamo.
Ecco che cosa l’Ufficio europeo dell’OMS (Organizzazione mondiale della salute) ha voluto ricordare, a proposito di One Health – una salute sola.
UOMINI, ANIMALI, AMBIENTE: UNA SALUTE
La salute degli esseri umani, degli animali e degli ecosistemi è strettamente interconnessa. Nel mondo, su dieci malattie infettive emergenti nelle persone 6 arrivano da animali, sia domestici sia selvatici. Negli ultimi 30 anni oltre 30 nuovi patogeni per l’uomo sono stati identificati, e il 75 per cento hanno avuto origine dagli animali. Questa interconnessione si fa tanto più stretta quanto più:
- la popolazione umana cresce e si espande, antropizzando nuove aree, vivendo a contatto sempre più ravvicinato con gli animali;
- il cambiamento climatico e il consumo del suolo alimentano la diffusione di malattie zoonotiche e malattie trasmesse da vettori (organismi viventi come zanzare, zecche, pulci);
- gli spostamenti e gli scambi globali facilitano la diffusione rapida delle malattie su scala planetaria.
CHE COSA FA IL MODELLO ONE HEALTH?
«Riconosce questa connessione fra persone, animali e ambiente, e propone un approccio integrato per affrontare in modo olistico le minacce per la salute», spiega OMS Europa. Ciò accade con esperti di vari ambiti (medici, veterinari, epidemiologi, etologi ed esperti di salute pubblica) che lavorano insieme, ad esempio per mettere a punto nuovi sistemi di sorveglianza delle malattie.
A QUALI PROBLEMI SI APPLICA?
Il modello One Health si applica a molte problematiche diverse, fra cui:
- la resistenza agli antibiotici
- le malattie zoonotiche, come la rabbia e l’antrace
- le malattie trasmesse da vettori, come la malattia di Lyme, la dengue, chikungunya e la malattia di Chagas
- le infezioni alimentari (la campilobatteriosi è la più diffusa in Europa) e la sicurezza alimentare.
PERCHÉ DOBBIAMO CAMBIARE
Dobbiamo potenziare l’applicazione dell’approccio One Health. Perchè? In questo modo, ad esempio, molti paesi sono riusciti a rispondere ad alcune infezioni zoonotiche. Accadde con la coalizione di forze fra governi, agenzie di ricerca, esperti in salute umana, animale e ambientale che negli anni ’90 ha permesso di contenere le infezioni di salmonellosi portate dal consumo di pollame nel Regno Unito. Oppure, lo sforzo titanico tuttora in corso per contenere i danni dell’antibioticoresistenza in Europa, condividendo informazioni e buone pratiche dagli ospedali agli impianti di produzione alimentare. Il Covid-19 ha dimostrato che la capacità di applicare e di rafforzare questo modello fa una grande differenza. Non c’è tempo da perdere, ricorda OMS Europa: «Molti dei problemi sanitari per cui un approccio One Health sarebbe importante non sono nuovi, e dureranno nel tempo, ma continuare ad affrontarli come si è sempre fatto non li risolverà. Abbiamo bisogno di cambiare drasticamente il modo in cui affrontiamo questi problemi: fra le altre cose, con nuovi meccanismi di responsabilità, con più fondi, con flussi di lavoro dedicati e strutture gestionali semplificate»
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Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.