Dopo anni di crescita, si registra un lieve calo della spesa farmaceutica in Italia. Nel 2018, in media, ogni cittadino ha assunto più di una dose e mezza di farmaco al giorno
Le cifre sono ancora «monstre». Per la prima volta dopo molti anni, però, la spesa farmaceutica in Italia fa registrare una flessione. Nel 2018, nel complesso, abbiamo polverizzato 29.1 miliardi per curarci. Ognuno di noi, mediamente, ha sacrificato 482 euro per assicurarsi i medicinali richiesti dalle rispettive condizioni di salute. Nessuno è risultato esente. Includendo anche i bambini, è come se ogni cittadino avesse assunto poco più di una dose e mezzo di farmaco al giorno. Si tratta di numeri importanti, che denotano comunque un calo: nel consumo generale (-8 per cento rispetto al 2017) e nella spesa (rispetto ai 29.8 miliardi dell'anno precedente), della quale per il 77 per cento si è fatto carico il Servizio Sanitario Nazionale attraverso il meccanismo del rimborso.
FARMACI: LE NOVITA' PIU' IMPORTANTI
DEGLI ULTIMI 70 ANNI
LE CATEGORIE PIU' PRESCRITTE
Sono questi, in sintesi, i dati inseriti nel rapporto Osmed, il documento con cui ogni anno l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) illustra i dati di consumo e di spesa dei medicinali in Italia. Quanto alla «classifica» dei farmaci più consumati, tra quelli acquistati dai cittadini, non si registrano novità. Al primo posto ci sono sempre quelli per la salute cardiovascolare (secondi in termini di spesa), seguiti da quelli per la cura dei disturbi gastrointestinali (guidati dagli inibitori di pompa protonica), per le malattie del sangue e del sistema emopoietico (in primis gli antiaggreganti), dagli antidepressivi (Ssri in cima alla lista) e dai farmaci per l'apparato respiratorio (antiasmatici). Andando a valutare l'impatto economico sostenuto dalle strutture sanitarie pubbliche (11.9 miliardi di euro), le categorie a maggior spesa sono rappresentate dagli anticorpi monoclonali (largamente utilizzati in oncologia), dagli antivirali (a pesare maggiormente è il trattamento delle co-infezioni che riguardano i pazienti con l'Hiv), dagli antibiotici e dai fattori della coagulazione del sangue.
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FARMACI A BREVETTO SCADUTO, GENERICI E BIOSIMILARI
Cosa può aver determinato il calo nella spesa farmaceutica? Probabilmente anche una maggiore appropriatezza prescrittiva. Di sicuro il crescente ricorso ai farmaci a brevetto scaduto: l'82.7 per cento delle dosi consumate ogni giorno in regime di assistenza convenzionata (pari al 66 per cento della spesa). In ascesa anche i consumi dei farmaci generici che, a fronte di un costo inferiore, garantiscono la stessa efficacia terapeutica degli analoghi «brandizzati». Idem dicasi per i biosimilari, seppur in quest'ultimo caso la diffusione presenti notevoli differenze tra le Regioni. Eppure, su questi ultimi, nei mesi scorsi l'Aifa si è espressa in maniera chiara. «Gli studi di letteratura scientifica e le nuove evidenze, insieme ai dati di utilizzo e di farmacovigilanza, confermano l’efficacia dei medicinali biosimilari e l’intercambiabilità rispetto ai loro originator».
CONSUMI PER ETA' E GENERE
Vi è una differenza di esposizione ai farmaci nella popolazione, con una prevalenza che passa dal 62 per cento negli uomini al 71 per cento nelle donne. Il divario più ampio tra i due generi è stato registrato nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, con una prevalenza d’uso maggiore tra le donne. Antibiotici (per il trattamento delle infezioni urinarie), antiemetici e antidepressivi i farmaci maggiormente responsabili di questa differenza. Quanto alla fasce più deboli, il dossier contiene due approfondimenti: uno relativo ai bambini e uno agli anziani. Tra i primi, quasi la metà ha ricevuto nel 2018 almeno una prescrizione, con un picco nel primo anno di vita (77 per cento). In cima alla lista dei farmaci maggiormente somministrati gli antibiotici (a partire dalla combinazione amoxicillina/acido clavulanico), seguiti dai farmaci dell’apparato respiratorio. Nel corso della terza età, la quasi totalità degli italiani risulta aver assunto almeno un farmaco al giorno (98 per cento). Tra queste persone è stato polverizzato oltre il 70 per cento delle dosi quotidiane di medicinali. E in molti casi i pazienti sono risultati sottoposti a politerapie: assumendo 5-8 farmaci diversi ogni giorno.
Epatite C: l'emergenza è nelle mancate diagnosi
FARMACI ANTI-EPATITE C: NEL 2018 RECORD DI TRATTAMENTI
Scorrendo le pagine del rapporto, emerge infine che il 2018 è stato un anno da record per il trattamento di pazienti affetti da epatite C. L'anno passato sono stati avviati 55.949 trattamenti con i nuovi antivirali, il numero più alto rispetto agli anni precedenti (31 nel 2014, 31.044 nel 2015, 33.698 nel 2016, 44.968 nel 2017). «Curare le persone cronicamente infettate da Hcv è fondamentale per la salute individuale e per ridurre progressivamente la circolazione del virus nel Paese», commenta Massimo Galli, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e vicepresidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit). Il grande tema adesso è rappresentato dalla necessità di «intercettare» quei pazienti che non sanno di essere tali. Le stime di questa quota sommersa, in Italia, sarebbero comprese tra le 100 e le 240mila persone.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).