Sei milioni di anziani prendono più di dieci farmaci al giorno. È importante chiedere consigli ai medici e farsi aiutare a casa, se si hanno problemi di memoria
Gli specialisti la chiamano politerapia: e così può sembrare una questione da addetti ai lavori. Ma in realtà il fenomeno - collegato alle persone che prendono più pillole al giorno - riguarda tutti molto più da vicino ed è in aumento, complice anche l’invecchiamento della popolazione. Come curarsi in sicurezza, evitando errori ed effetti collaterali? A queste domande hanno provato a rispondere due specialisti italiani - Graziano Onder (geriatra del centro di medicina per l’invecchiamento del policlinico Gemelli di Roma) e Alessandra Marengoni (internista agli Spedali civili di Brescia) - in un approfondimento pubblicato sul Journal of the American Medical Association.
Farmaci e anziani: quattro raccomandazioni per l'assunzione corretta
LE CONSEGUENZE DELLA POLITERAPIA
L'articolo rappresenta una guida per gli anziani che assumono cinque o più farmaci al giorno. La condizione si verifica quando una persona è affetta da più condizioni, quasi sempre croniche: come l’ipertensione, l’osteoporosi, il diabete o la cardiopatia ischemica. Lo scenario, in Italia, è piuttosto diffuso. Un over 65 su dieci (oltre sei milioni) prende anche più di dieci farmaci al giorno, uno su due assume tra cinque e nove pillole. «I rischi possono essere diversi - afferma Onder -. I farmaci possono essere assunti in maniera non corretta: ovvero più volte in un giorno oppure mai, per dimenticanza. Ci sono poi i rischi collegabili all’interferenza tra due o più farmaci che possono alterare la loro efficacia: come accade per esempio con alcuni gastroprotettori che alterano l'assorbimento di farmaci usati per il trattamento dell’osteoporosi o antibiotici. Alcuni farmaci, infine, possono esacerbare un'altra condizione presente nello stesso individuo: è il caso degli antinfiammatori che fanno salire la pressione arteriosa e possono peggiorare la funzionalità renale». Motivo per cui andrebbero utilizzati con molta cautela dalle persone ipertese o con un'insufficienza renale.
COME CURARE L'IPERTENSIONE?
CONSIGLI PER GLI ANZIANI
Che consiglio dare allora agli anziani che devono comunque assumere più medicinali al giorno? «È bene avere sempre uno schema preciso delle terapie assunte, inclusi gli integratori e i prodotti fitoterapici che possono interferire con il corretto funzionamento di alcuni farmaci». Può essere utile coinvolgere un familiare o una persona di supporto (caregiver) nella gestione delle politerapie, specie per quei pazienti che hanno difficoltà di memoria e rischiano errori di somministrazione. D'aiuto sono anche i dispenser giornalieri e settimanali, con i quali si evitano gli errori nella frequenza d'assunzione di un farmaco. «Bisogna inoltre rivedere periodicamente con il proprio medico lo schema terapeutico, cercando insieme a lui di semplificare e ottimizzare il più possibile la terapia - chiosa lo specialista -. Questo per evitare che il paziente riceva una prescrizione ridondante di un farmaco che già assume».
Vaccini: strumento di prevenzione per gli anziani
UN PROBLEMA SOPRATTUTTO NELLE RSA
Il problema del mancato «ritocco» alle cure è particolarmente evidente fra gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa): meno controllati dal proprio medico di base rispetto ai coetanei autosufficienti o che comunque vivono in famiglia. Uno studio italiano condotto dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) su circa 500 anziani ha dimostrato che quasi uno su tre ha almeno una prescrizione inappropriata. «I problemi più spesso riscontrati sono interazioni farmacologiche non prese in considerazione, un’assunzione prolungata oltre le reali necessità, dosaggi inadeguati - dichiara Nicola Ferrara, ordinario di medicina interna e geriatria all’Università Federico II di Napoli e presidente della Sigg -. Spesso gli anziani in politerapia decidono di fare da sé, modificando il trattamento per renderlo più gestibile. Ma la gestione è molto più complessa: fra estate e inverno può essere necessario modificare le posologie, se arriva una nuova diagnosi occorre rivedere le priorità».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).