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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 10-07-2019

Per vivere meglio basta trascorrere (almeno) due ore all'aria aperta



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Quantificato per la prima volta il fabbisogno settimanale: bastano due ore a settimana a contatto con la natura per migliorare la salute (fisica e mentale)

Per vivere meglio basta trascorrere (almeno) due ore all'aria aperta

Il minimo è due ore alla settimana. Un massimo, in teoria, non esiste, anche se i benefici sembrano «allinearsi» oltre le cinque ore. Dedicare regolarmente del tempo alle attività all'aria aperta potrebbe essere la chiave per vivere meglio. Di questo sono convinti alcuni ricercatori dell’Università di Exeter, che hanno scoperto come trascorrere almeno 120’ a settimana (in un unico momento o in più occasioni) a contatto con la natura possa avere un effetto salutare sul corpo e sulla mente. Quanto alla «location», non ci sono differenze: può andare bene un parco cittadino come un bosco, una spiaggia al pari della campagna. «Per la prima volta viene quantificato il tempo necessario per trarre quei benefici di cui si parla da tempo», afferma Mat White, responsabile del centro per l’ambiente e la salute umana dell’ateneo britannico. «Due ore rappresentano un obbiettivo realistico per tutti, indipendentemente dal luogo in cui si vive».

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BENEFICI PER TUTTI (CON DUE ORE A SETTIMANA)

I ricercatori - il lavoro è pubblicato sulle colonne di Scientific Reports - sono giunti a queste conclusioni dopo aver analizzato il tempo trascorso all'aperto da quasi ventimila persone, a cui è stato chiesto di rispondere a una serie di domande mirate a rilevare il loro stato complessivo di salute. Dopo una serie di studi che hanno messo in luce i benefici rilevabili tra le persone più avvezze a vivere a diretto contatto con la natura, si è arrivati a quantificare quello che dovrebbe essere il tempo minimo da trascorrere all'aperto. Lo stesso effetto è stato descritto dagli uomini e dalle donne, dai ragazzi e dagli anziani, dalle persone sane e da coloro già ammalati. Segno che, con un costo pari a zero, la natura sa essere «democratica». Secondo Terry Hartig, docente di psicologia ambientale all'Università di Uppsala e co-autore della ricerca, «trascorrere del tempo all'aria aperta aiuterebbe a ridurre lo stress e a migliorare la qualità della vita». A ciò occorre aggiungere la maggiore propensione a svolgere attività fisica che può maturare in un contesto gradito «outdoor».


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SERVONO CITTA' A MISURA DI BAMBINO

Sono diverse ormai le evidenze scientifiche che associano una maggiore esposizione alla natura con un rischio di ridotto di sviluppare sovrappeso, obesità, diabete, malattie cardiovascolari, respiratorie, psichiatriche e miopia. Quest'ultimo esempio si riferisce ai più piccoli, «osservati speciali» di una ricerca che ha osservato un gruppo di bambini palermitani al fine di valutare quanto la vicinanza (o meno) ad aree verdi fosse in grado di è il miglior strumento di prevenzione per la loro salute. Risultato? Coloro che vivevano in aree fortemente urbanizzate manifestavano più di frequente sintomi oculari (bruciore, lacrimazione, sensazione di sabbia negli occhi) e generali (come cefalea e stanchezza) rispetto ai coetanei residenti in aree meno cementificate.

L'ESTATE COME OPPORTUNITA'

In attesa dell'ulteriore riprova che potrà giungere da osservazioni più durature e da studi prospettici, vivere al di fuori delle grandi città sembra poter determinare una serie di benefici per la salute. L'ultima ricerca, però, sembra andare incontro a coloro che risiedono in aree metropolitane. Il beneficio delle due ore non dipenderebbe infatti dall'«habitat» in cui si vive. Un parco, una spiaggia o un lungomare sono raggiungibili in pochi minuti dalla maggior parte della popolazione italiana. E la bella stagione è uno stimolo in più per uscire dall'ufficio e fermarsi all'aperto, prima di rientrare a casa. Può bastare poco, in fin dei conti, per vivere meglio di prima. 
 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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