Alimentazione
Serena Zoli
pubblicato il 14-03-2025

Farmaci anti-obesità: quali effetti su pancreas e reni?


Tag:

obesità

Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Benefici e rischi dei farmaci GLP-1 per obesità e diabete: efficacia confermata, ma con effetti da monitorare

Farmaci anti-obesità: quali effetti su pancreas e reni?

Sono nuovi e giustamente sotto osservazione. In uso e nello stesso tempo sottoposti al vaglio di ricerche di diversa impostazione. Le lodi sono alte e note, ma si diffida dell’entusiasmo che può far velo sui rischi. Parliamo degli eccezionali farmaci per dimagrire nati in origine come antidiabetici che inducono rapidamente grandi perdite di peso, impensabili fino a pochissimi anni fa. I loro nomi scientifici sono semaglutide e tirzepatide e sono farmaci agonisti del recettore del GLP-1. Tra i nomi commerciali, Ozempic, Rybelsus, Wegovy, Mounjaro e Zepbound. Ormai sembra fuori discussione la loro validità per trattare il diabete, l’obesità e, come conseguenza, i problemi cardiaci.

UN AMERICANO SU 8 LI ASSUME

Ora studiosi della Washington University in St, Louis hanno deciso di considerarne tutti gli aspetti, non prima di aver ricordato che – secondo una recente indagine – ben un americano su 8 sta prendendo o ha già preso uno di questi medicinali (costosi). In mezzo a tante acclamazioni di “farmaci miracolosi”, pronunciate non solo dal pubblico ma pure da diversi medici, i ricercatori di Washington hanno condotto la loro indagine su 2 milioni di persone con diabete in cura con queste popolari sostanze. Decisi a non lasciare neanche il più piccolo effetto inesplorato, come ha dichiarato l’autore senior della ricerca Ziyad Al-Aly, epidemiologo e nefrologo. «Abbiamo considerato il corpo umano come una mappa – ha dichiarato il medico – e confrontato le associazioni del GLP-1 con tutti gli organi. Abbiamo così individuato benefici precedentemente non visti, ma pure rischi non avvertiti. Tutto questo deve far parte di una corretta informazione clinica».

RIDOTTO IL RISCHIO DI ALZHEIMER?

Nello studio, poi pubblicato su Nature Medicine, hanno utilizzato i dati desunti da un database del Dipartimento per gli affari dei veterani, considerando 175 aspetti di salute in quanti prendevano i farmaci Glp-1 per il diabete e mettendoli a confronto con quelli che si curavano con i farmaci tradizionali. «Scoperta molto interessante, queste nuove sostanze agiscono su diverse aree cerebrali – ha commentato il dottor Al-Aly -, inoltre riducono l’infiammazione nel cervello. Da tutto questo si capisce perché risulta ridotto il rischio di Alzheimer».

MENO DIPENDENZE E BULIMIA

Sono state verificate altre proprietà positive targate GLP-1 sul piano neurologico e della salute comportamentale con un diminuito rischio di convulsioni e di dipendenza da alcol, cannabis, stimolanti e oppioidi. Si è constatato anche un minor rischio di ideazioni suicidarie, di condotte autolesive, di bulimia e di disordini psicotici come la schizofrenia.

I PROBLEMI GASTROINTESTINALI

Lo studio ha confermato anche i dati di precedenti ricerche, sulla capacità di questi farmaci anti-obesità di abbassare le probabilità di un attacco di cuore, di ictus, di altri problemi cardiovascolari. E i difetti, nessuno? In numero minore alle virtù, sono stati indicati come effetti collaterali non voluti problemi gastrointestinali con nausea, vomito, diarrea fino al caso raro di paralisi dello stomaco, la pressione bassa, artriti. Del tutto inedita, la segnalazione di possibili difficoltà a livello dei reni e del pancreas. Osservano, i ricercatori, che i medici devono aver presente il rischio di pancreatiti e che i problemi renali possono non dare sintomi fino a uno stadio così avanzato da lasciare poche opzioni nella terapia. Occorre, dunque, procedere con gli opportuni esami di controllo accanto alla terapia con gli agonisti recettoriali del GLP-1.

I VANTAGGI SONO INNUMEREVOLI

Preoccupata di limitare il valore dato agli effetti collaterali negativi, pur senza negarli, appare la professoressa Caterina Conte, ordinaria di Medicina interna alla Multimedica di Milano, da noi interpellata in quanto esperta di semaglutide e di tirzepatide. «Questo è uno studio osservazionale e con dati solo di persone in cura per il diabete con queste sostanze in confronto a chi è curato con terapie consuete – esordisce. – E, come si vede, sono molto molto di più i vantaggi registrati a proposito dell’uso degli agonisti del GLP-1 rispetto agli svantaggi. Sarebbe utile conoscere i numeri di questi rilevamenti. In ogni caso, contano anche le risposte individuali, la terapia va modellata sulla singola persona. E’ un principio che va verso la “medicina di precisione” e le sensibilità verso questi nuovi farmaci possono essere diverse».

UNA RIVOLUZIONE NELLA CURA DELL’OBESITÀ

A proposito del rischio pancreatite, la professoressa Conte fa presente che altri studi l’hanno negata. «Spesso con semaglutide e tirzepatide si alzano un po’ gli enzimi del pancreas – spiega -, ma questo non significa che automaticamente sia pancreatite. Resta l’importanza della rivoluzione portata da questi farmaci nella terapia dell’obesità e della medicina cardiovascolare».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina