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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 16-06-2011

Paradosso francese: ma è vero che il rosso fa bene?



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Era il lontano 1991 quando, nel talk show televisivo statunitense “60 minutes”, venne esposta per la prima volta una suggestiva teoria chiamata “paradosso francese”. Cosa ne è rimasto?

Paradosso francese: ma è vero che il rosso fa bene?

N.B. Le conoscenze della comunità scientifica sull’alcol sono andate evolvendosi e ciò che oggi sappiamo del consumo di alcol è questo:

Era il lontano 1991 quando, nel talk show televisivo statunitense “60 minutes”, venne esposta per la prima volta una suggestiva e affascinante teoria chiamata “paradosso francese”. Un messaggio, quello lanciato da Serge Renaud dell'Università di Bordeaux, che in poco tempo fece impennare il consumo di alcolici negli Stati Uniti, in particolare il vino rosso, al più 44%. La ragione di tale successo fu semplice: secondo lo studioso francese l'assunzione di vino rosso era da correlarsi alla bassa mortalità.

IL PARADOSSO - La suggestiva teoria di Renaud si basava su una semplice osservazione statistica. Il tasso di mortalità e di incidenza di malattie cardiovascolari risultava nettamente inferiore negli abitanti del sud-ovest della Francia rispetto a quello della nazione intera. Un enigma che trovò la sua spiegazione nel vino. Nonostante il grande consumo di burro e formaggi, chi beveva vino rosso, e in questo caso gli abitanti del sud-ovest della Francia erano e sono tra i più grandi bevitori, risultava protetto maggiormente rispetto a chi ne consumava meno.

PUNTI OSCURI - La teoria di Renaud, inizialmente accettata da gran parte della popolazione fu però oggetto negli anni successivi di critiche da parte di alcuni scienziati che contestavano lo studio. L'analisi francese si basava infatti sull'errata interpretazione dei risultati sull'incidenza della malattie cardiovascolari. Secondo un ampio studio pubblicato nel 1999 risulta evidente che il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari è costante in tutta Europa. Non ci sono differenze significative nemmeno tra il nord e il sud della Francia, punto cardine del paradosso francese. La differenza c'è, ed è significativa, tra le popolazione del nord e sud Europa. Un dato che può essere spiegato nella differenza degli stili alimentari, vino compreso.

ANTIOSSIDANTI- Dunque anche se il “paradosso francese” contiene alcuni punti ancora da chiarire, è certo invece il dato che un consumo moderato, ovvero il classico bicchiere di vino rosso a pasto, giovi alla salute per via della miniera di antiossdanti contenuti nel frutto della vite. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che gli antiossidanti contenuti nel vino, in particolare il resveratrolo, possono svolgere un ruolo protettivo sia nei confronti dei danni causati dai radicali liberi che nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

QUANTO BERE? - Attenzione però a non esagerare perchè il vino non è da considerarsi una medicina. Anche se contiene molte molecole antiossidanti bisogna ricordare che l'alcol possiede molte calorie, ha effetti sul sistema nervoso, può creare dipendenza e, se bevuto eccessivamente, danneggia il fegato. 

 

N.B. Le conoscenze della comunità scientifica sull’alcol sono andate evolvendosi e ciò che oggi sappiamo del consumo di alcol è questo:

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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