Un nuovo studio sottolinea pesantemente quanto già s’era visto: una maggiore fragilità femminile di fronte al bere. Dai genitori la predisposizione alla dipendenza da alcolismo può passare ai figli. I bambini italiani i più precoci nel consumo di vino. Le dosi consigliate dall’esperto per ciascun sesso
Un nuovo studio sottolinea quanto già s’era visto: una maggiore fragilità femminile di fronte al bere. Dai genitori la predisposizione all'alcolismo può passare ai figli. I bambini italiani i più precoci nel consumo. Le dosi consigliate dall’esperto per ciascun sesso
Si sa che per alcolismo si può morire. Ma è nuovo sapere che per le donne il rischio raddoppia. Uno studio compiuto in Germania ha individuato 153 uomini e donne dipendenti dall’alcool, di età compresa tra i 18 e 64 anni. Passati 14 anni, i ricercatori hanno ricostruito le vicende biografiche di 149 di loro. I dati, che sono stati pubblicati su Alcoholism: Clinical and Experimental Research, mostrano questa incredibile discrepanza: i tassi di mortalità, calcolati contestualizzandoli nel tempo e per sesso, età e genere rispetto alla popolazione generale, sono risultati 1,9 volte più alti per gli uomini, ma addirittura 4,6 volte per le donne. Doppi, quindi, i casi di decesso dei maschi rispetto ai non alcolisti e ulteriore raddoppio delle percentuali tra le “drogate” da vino e liquori.
QUANDO LEI BEVEVA DI NASCOSTO - La più sorprendente è quest’ultima cifra. «E’ vero, le donne sono più fragili dinanzi alla tossicità da alcool, e per diversi motivi. Non tutti siamo in grado di spiegarli», interviene il professor Luigi Gallimberti dell’Università di Padova. «Una volta c’era il fatto, in gran parte sparito o ridimensionato, che le donne bevevano di nascosto, quindi ingollavano grandi quantità in un sol colpo e ad alta gradazione per ottenere l’effetto di cui avevano bisogno. Netta preferenza per la vodka perché non lascia odore».
NON C’E’ PARITA’- Oggi che s’è diffuso l’uso dell’alcool anche tra giovanissimi, continua il professore, con la «scusa» degli aperitivi e delle happy hours e che il bere femminile si è, per così dire, sdoganato «all’uguaglianza sociale s’è visto che non corrisponde un’uguaglianza biologica. Piaccia o no, le femmine sono diverse dai maschi. La stessa quantità d’alcool risulta molto più tossica e devastante nelle femmine. Se diamo un bicchiere di vino al giorno per un mese a un uomo e a una donna, vedremo che lui avrà sempre la stessa alcolemia mentre lei presenterà diverse variazioni di alcool nel sangue a seconda del ciclo estro-progestinico». Si sa inoltre che il fegato nella donna produce enzimi meno efficaci per l’alcool. «Recenti studi hanno addirittura evidenziato casi di cirrosi alcoliche in ragazze di 18-20 anni».
MENO ETA’, PIU’ DANNO - Gallimberti, che è un tossicologo, ha già scritto nel 2005 Il bere oscuro sull’alcolismo e oggi Morire di piacere su tutte le dipendenze che possono avere esiti mortali. Ora dice che c’è un altro fattore poco noto: il danno maggiore tra le femmine prima dei 14 anni. Ma quanti bevono alcool a quell’età? Se c’è stupore nella domanda, più stupefacente è la risposta: «Già una ricerca di 10 anni fa dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, scoprì che il 20% dei minori di 11 anni bevono regolarmente, e tra questi le femmine rappresentano il 12 %. Vent’anni fa si cominciava a bere vino a13 anni. Oggi? Ancora prima dei 10, si deve dedurre. Del resto in ambulatorio vedo cose tremende, ad età sempre più basse. Ci sono i quindicenni che si fanno 15 spinelli al giorno e dieci anni fa non accadeva. Aggiungo che noi in Italia deteniamo il primato della precocità nel bere alcolici. Non mi chieda perché, non lo so».
L’AZIONE DEI GENI - E dal bere al diventare dipendenti c’è una predisposizione genetica? «Sì, e vi concorrono, forse, più geni. Una riprova: se do da bere una certa dose di vino al figlio di un alcolista e al figlio di un non alcolista, a quest’ultimo gira la testa, all’altro no. Questo perché il padre (o la madre) ha trasmesso a quest’ultimo un corredo genetico capace di sintetizzare più enzimi per neutralizzare l’alcool». Predisposizione, non ereditarietà. A proposito di enzimi, è vero quel che si dice, che i bambini non hanno gli enzimi per digerire l’alcol? «Sì, ne hanno pochi. La gente e pure i neuroscienziati, non hanno piena consapevolezza dei danni enormi derivanti dal mettere in contatto un cervello di meno di 16 anni con l’alcool. E ancor più se si tratta di un cervello femminile. Non è infatti molto noto, acquisito, che il cervello umano giunge a maturazione tra i 20 e 25 anni di età».
DOSI GIUSTE PER LEI E PER LUI - A conclusione di questo severo excursus sui danni del bere eccessivo, si può indicare una dose giornaliera raccomandata dagli esperti? «Sì, 2-3 bicchieri di vino al giorno per l’uomo, 1-2 bicchieri per la donna. Calcolato in grammi di alcool puro: 20-30 g. al giorno per i maschi e 10-20 g. per le femmine. L’ho già detto: qui non vige la parità dei sessi. Per esempio, è molto più difficile tirar fuori le donne dal “bere oscuro” che gli uomini. Forse la dipendenza si è radicata in un organismo più fragile».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.