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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 07-06-2016

Morbillo, è allerta in Campania



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Sono 63 i contagi segnalati nel primo trimestre del 2016, più una quota «sommersa» non calcolabile. Nella regione oltre novemila bambini di due anni non risultano vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia

Morbillo, è allerta in Campania

Morbillo, è allerta in Campania. Sono 63 i casi di infezione registrati nella regione nei primi tre mesi del 2016. Quasi novemila i bambini nati nel 2012 e non ancora sottoposti al vaccino trivalente, che protegge anche da parotite e rosolia. Una situazione delicata al limite dell’emergenza, se in un convegno organizzato dall’Ordine dei Medici di Napoli gli specialisti non hanno nascosto le loro preoccupazioni. «Il rischio è quello di trovarsi di fronte a un’epidemia simile a quella registrata nel 2002». Da gennaio a luglio, in quel caso, furono quasi quarantamila i contagi nella popolazione pediatrica. Ulteriori studi evidenziarono l’ospedalizzazione di più di seicento individui, con 16 casi di encefalite e quattro morti.

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UN’INFEZIONE ALTAMENTE CONTAGIOSA

Non si è nemmeno vicini a questo triste primato, ma i dati registrati e la diffusa avversione dei genitori nei confronti delle vaccinazioni ha indotto gli specialisti a sollevare il problema in tempo utile. «Il morbillo è una malattia infettiva altamente contagiosa che può causare complicazioni anche gravi: come polmoniti, infiammazioni acute dell'encefalo e persino morte - afferma Maria Triassi, ordinario di igiene e direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’Università Federico II del capoluogo partenopeo -. L’unico modo per evitare la malattia è la vaccinazione, a cui non tutti in Campania stanno aderendo. Se in una popolazione è presente un alto numero di bambini e adulti non vaccinati, il rischio di epidemie è elevato: un solo paziente affetto da morbillo riesce a contagiare in media 15-18 soggetti, i quali a loro volta ne contageranno altri». Raccomandata dal Ministero della Salute, la vaccinazione trivalente è considerata essenziale. Di solito viene somministrata in due dosi: la prima tra i 12 e i 15 mesi di età, la seconda a 5-6 anni. Ma in Italia la copertura non è ancora soddisfacente, al punto da aver spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a formulare un richiamo ufficiale. Alla base della rinuncia da parte di molti genitori l’associazione - poi smentita - tra il vaccino trivalente e l’insorgenza dell’autismo.

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OLTRE NOVEMILA BAMBINI NON VACCINATI IN CAMPANIA

Che buona parte degli italiani abbiano scelto di «allontanarsi» dalla prevenzione era un aspetto già noto e portato alla luce anche dall’ultimo rapporto Osservasalute. Quasi più dei casi registrati, però, a preoccupare adesso è la quota dei contagi «sommersi». «L’elevata percentuale di pazienti ricoverati indica che nella nostra regione vengono segnalati quasi esclusivamente i casi più gravi - prosegue Triassi -. Di conseguenza è pressoché certo che siano dei pazienti con una sintomatologia meno grave, ma una contagiosità invariata, che sfuggono al personale sanitario». D’altronde in Campania i dati sulla copertura vaccinale della prima dose del trivalente segnalano un’adesione da parte dell’83 per cento dei bambini con meno di due anni di vita: ovvero il 12 per cento in meno rispetto al valore atteso. Il dato, riportato in valore assoluto, fa più specie: dal Cilento a Teano sono 9.500 i bambini che non risultano protetti nei confronti di infezioni talvolta fatali. Uno scenario insostenibile, per un’area che entro la fine dell’anno - secondo gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - dovrebbe risultare libera dalla malattia. Missione impossibile, a questo punto.

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I SEGNI DA NON TRASCURARE

Giova ricordare che il morbillo è una delle principali cause di morte nella popolazione infantile e, soltanto nel 2014, è stato responsabile - a causa delle sue complicanze - di quasi 115mila decessi in tutto il mondo. Da qui l’invito di Triassi a «contattare il proprio medico nel caso in cui la febbre diventi sempre più alta, associata alla presenza dei puntini bianchi all’interno della bocca e delle classiche manifestazioni cutanee della malattia. I piccoli punti rossi compaiono prima dietro le orecchie, poi sul viso e sul resto del corpo».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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