Uno studio americano boccia la scelta di alcuni genitori di evitare la profilassi se in famiglia c’è già un bambino affetto dal disturbo
Morbillo, in Italia calano i tassi vaccinali
Nessun rischio: nemmeno per quei bambini che hanno già un fratello autistico. Il vaccino trivalente, che rende immuni da morbillo, parotite e rosolia, non è associato a un aumento dei disturbi dello spettro autistico, se somministrato a chi ha già in famiglia un caso di malattia. La conferma della sua sicurezza giunge nel corso della settimana europea dell’immunizzazione, ideata per sensibilizzare i genitori e le autorità sanitarie sul tema delle vaccinazioni.
Autismo e vaccino: storia di una frode scientifica
NESSUN PROBLEMA PER I FRATELLI
La notizia arriva dalle colonne del Journal of the American Medical Association. A fornirla un gruppo di ricercatori californiani che ha preso in esame oltre novantacinquemila bambini, nati tra il 2001 e il 2012, di cui una parte (1929) aveva già un fratello che presentava i segni del disturbo. Tutti gli altri coetanei non avevano casi di malattia in famiglia. Nel campione dello studio si sono contati 994 nuovi casi di malattia. Di questi, 134 hanno riguardato bambini che avevano già un fratello malato (su 1929, pari al 6%) e 860 coetanei (pari allo 0,9%) senza esperienze simili in famiglia. I tassi di vaccinazione tra chi aveva già conoscenza diretta della malattia erano però più bassi rispetto all’altro gruppo: a due anni risultava immunizzato il 73% dei fratelli di ragazzi autistici (contro l’84% dell’altro gruppo), a cinque l’86% (rispetto al 92%). Segno che, numeri alla mano, non è la vaccinazione trivalente a provocare un aumento dei casi di autismo, oggi diffuso all’incirca in una persona su cento nel mondo.
QUALI SONO LE CAUSE DELL'AUTISMO?
GLI AZZARDI DEI GENITORI
Il vaccino trivalente si somministra in due dosi: la prima tra i 12 e i 15 mesi di vita di un bambino e la seconda a 5-6 anni. Ma per quanto il legame fosse già stato smentito a più riprese, di recente anche dalla Corte di Appello di Bologna, la presenza in famiglia di un figlio autistico spinge spesso i genitori a evitare (o posticipare) la vaccinazione in un fratello più piccolo, nella convinzione che sia corresponsabile della malattia già presentatasi in famiglia. Di fatto, però, l’ultima ricerca smonta questa ipotesi. «Più di dieci studi avevano dimostrato che l’età di insorgenza dell’autismo non differisce tra i bambini vaccinati e quelli no - mette nero su bianco Bryan King, direttore del dipartimento di psichiatria e del programma di ricerca sull’autismo dell’ospedale pediatrico di Seattle -. Adesso sappiamo anche che il rischio di recidiva della malattia all’interno di una famiglia non dipende dalla somministrazione del vaccino trivalente al secondo figlio».
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ALLA SCOPERTA DELLA MALATTIA
Attraverso il miglioramento delle analisi genetiche e l’utilizzo di tecniche di neuroimaging, come la risonanza magnetica funzionale, negli ultimi anni si sono scoperte diverse sfaccettature dell’autismo: dalle alterazioni di alcuni geni alle modificazioni presenti nella struttura cerebrale degli autistici, come riporta anche un dossier appena pubblicato su The Lancet Neurology. Per quanto molto resti ancora da scoprire, intanto, «in quarant’anni si è passati dall’idea di un disturbo curabile con la psicoterapia alla certezza di un disordine neurologico su base genetica», afferma Giacomo Rizzolatti, direttore del dipartimento di neuroscienze all’Università di Parma. Con una certezza ulteriore: il vaccino trivalente nulla ha a che vedere con l’autismo.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).