Uno studio americano ha evidenziato un’interazione diretta tra alcune molecole vegetali e i geni BRCA
Consigliata lo è da tempo: per prevenire il tumore al seno e per rendere meno probabili le recidive nelle donne già operate. Oggi, però, la soia ha un motivo in più per occupare un ruolo di primo piano nella dieta del gentil sesso. La genisteina, il principale isoflavone apportato dal legume considerato la più importante fonte di proteine vegetali, avrebbe infatti un’interazione diretta con i geni Brca, responsabili dello sviluppo della neoplasia nel 25-40% di tutte le forme ereditarie.
LA SCOPERTA - La notizia emerge da uno ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio Kohbra, condotto su oltre duemila donne coreane campionate in quaranta centri ospedalieri, ha evidenziato come una dieta ricca di alimenti a base di soia riduca notevolmente, nelle donne portatrici delle mutazioni sui geni Brca, il rischio di sviluppare la più temuta forma tumorale femminile. Le donne oggetto dello studio sono state suddivise in tre classi: quella delle pazienti affette dal tumore al seno, quella delle familiari soltanto portatrici delle mutazioni e quella composta da un nucleo di donne né malate né portatrici delle mutazioni Brca. Si è così visto che una dieta ricca di soia ha ridotto il rischio di sviluppare il tumore nelle donne sane portatrici dei geni mutati. Un’evidenza che suggerisce una diretta interazione tra alcune molecole della soia e i geni Brca. «Erano già disponibili alcuni risultati simili sulle cellule tumorali mammarie in vitro, ora sappiamo che anche in vivo la genisteina induce l’espressione di Brca1 e Brca2 e conferisce protezione», afferma Franco Berrino, consulente della direzione scientifica dell’istituto Nazionale Tumori di Milano.
POTENZIALITA' DELLA SOIA - Una quantità di grassi trascurabile e una struttura degli isoflavoni molto simile a quella degli estrogeni: queste le principali peculiarità che hanno dirottato le attenzioni di oncologi e nutrizionisti sulla soia come potenziale deterrente per il tumore della mammella. A differenza delle proteine di origine animale, soprattutto quelle derivanti dalle carni rosse, la cottura della soia non sprigiona amine, idrocarburi policiclici aromatici e altri composti azotati: tutti considerati fattori di rischio per il cancro al seno. «Le mutazioni dei geni Brca provocano il tumore nel 50% delle donne portatrici - prosegue Berrino -: segno che la predisposizione gioca un ruolo importante, ma non sono da meno lo stile di vita e la dieta. In questo la soia è di grande aiuto: non soltanto per la prevenzione del tumore al seno, ma anche per la riduzione del colesterolo plasmatico. Ecco perché a tavola, alle volte, dovremmo prendere esempio dagli orientali».