La dieta corretta dopo la diagnosi di tumore al seno. Come comportarsi a tavola e limitare il latte e suoi derivati nella donna con cancro al seno
E’ preferibile limitare il latte e suoi derivati nella donna con cancro al seno; gli estrogeni contenuti nell’alimento sono un fattore di rischio per le recidive. Promossa la dieta mediterranea
Oncologi e nutrizionisti hanno lavorato per anni alla ricerca di una risposta: il consumo del latte e dei suoi derivati condiziona la progressione del cancro al seno?
Messaggi definitivi non ce ne sono, ma un recente studio australiano ha dimostrato alcuni riscontri, sempre più evidenti.
Nelle donne in cui è già stato diagnosticato un cancro al seno, mangiare quotidianamente almeno mezza porzione di latte o formaggi ad alto contenuto di grassi aumenta il rischio di recidiva. Dato che invece non emerge dal consumo di alimenti a basso contenuto di grassi.
LA PROVA
Nello studio australiano, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, sono state arruolate 1893 donne - 58 anni l’età media, il 75% delle quali già in menopausa - con diagnosi di cancro al seno effettuata tra il 1997 e il 2000. Le stesse hanno poi compilato un questionario sui personali consumi alimentari: tutte mangiavano abitualmente cibi ricchi di grassi. È così emerso che, durante un follow-up lungo 12 anni, 349 pazienti hanno avuto una recidiva.
«Le donne che consumano una o più porzioni al giorno di latte o suoi derivati ad alto contenuto di grassi hanno un rischio del 64% più alto di morire di qualsiasi causa e un aumento del rischio del 49% di morire di cancro al seno, nel corso del follow-up» spiega Candyce Kroenke, ricercatore a Oakland e prima firma dell’articolo.
CIBI DA EVITARE
Sotto accusa è finito il latte ad alto contenuto di grassi: la bevanda intera, ma anche il burro, le creme, i formaggi stagionati, il gelato e i budini. Kroenke e i suoi colleghi hanno riferito che gli estrogeni contenuti in questi alimenti sono un fattore di rischio per la recidiva. «La ricerca rafforza una tesi già abbastanza diffusa: le donne affette da questa malattia non dovrebbero bere il latte né mangiare i formaggi» sostiene Franco Berrino, epidemiologo e consulente scientifico dell’Istituto nazionale tumori di Milano.
«Ci troviamo di fronte a un alimento molto importante durante la crescita, ma non in età adulta. Farne a meno non comporta alcuno scompenso nutrizionale». Gli ormoni sessuali femminili sono presenti sempre in maggiori quantità nel latte munto da vacche allevate in maniera intensiva anche nelle ultime settimane di gravidanza, in cui i livelli di estrogeni sono massimi.
«Il consumo dell’alimento ricco di ormoni accresce la penetranza dei geni BRCA, oncosoppressori che risultano mutati nel carcinoma della mammella. Inoltre il latte aumenta i fattori di crescita nel sangue: diversi studi hanno dimostrato che l’IGF-1 risulta più alto nelle donne ammalate».
COME COMPORTARSI A TAVOLA?
Il consiglio vale soltanto per le donne ammalate, perché nessun riscontro è stato trovato tra il consumo di latte e i nuovi casi di malattia. Fare qualche rinuncia rientra nei comportamenti preventivi da tenere a tavola.
In questo senso, la dieta mediterranea resta il miglior antidoto. «Più che un alimento – prosegue Berrino – è lo stile alimentare a favorire la buona salute. Una dieta ricca di cereali, vegetali e legumi è correlata a un rischio più basso di sindrome metabolica, tra i fattori di rischio del cancro al seno.
È importante dare più spazio agli alimenti non raffinati e ridurre i grassi animali». Questi ultimi, infatti, rallentano l’azione dell’insulina e contribuiscono a tenere alta la glicemia: entrambi i fattori, si è visto negli anni, aumentano la prevalenza della malattia.
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).