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Daniele Banfi
pubblicato il 17-12-2024

La PrEP per HIV a lunga durata d'azione è la scoperta del 2024


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Un'iniezione ogni 6 mesi. Lenacapavir, oltre ad essere efficace nel controllo del virus, è utile anche come profilassi pre-esposizione. Una rivoluzione premiata con il Breakthrough of the Year

La PrEP per HIV a lunga durata d'azione è la scoperta del 2024

Prevenire le infezioni da HIV grazie ad un'iniezione ogni 6 mesi. Un risultato straordinario premiato quest'anno con il "Breakthrough of the Year", il riconoscimento che ogni dicembre la rivista Science assegna per celebrare il più importante progresso scientifico dell'anno. Protagonista di questa rivoluzione è lenacapavir, antiretrovirale a lunga durata d'azione già approvato per il trattamento delle persone sieropositive che non rispondono ai trattamenti standard.

COME SI CURA UNA PERSONA SIEROPOSITIVA?

All'inizio degli anni '90 la diagnosi di sieropositività equivaleva ad una condanna. Il virus dell'HIV, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rendeva le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Rendeva perché oggi, grazie alla ricerca, lo scenario è completamente cambiato tanto che una persona positiva al virus, se opportunamente trattata, possiede un'aspettativa di vita media simile a chi non è mai entrato in contatto con il virus. Il merito è delle terapie antiretrovirali, molecole che agiscono interrompendo selettivamente i meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi e infettare nuove cellule. Farmaci che non eliminano definitivamente il virus ma che, presi per tutta la vita, consentono di tenere a bada l'HIV evitando che evolva in AIDS.

LE TERAPIE A LUNGA DURATA D'AZIONE

A differenza di 20-25 anni fa, dove la persona sieropositiva doveva assumere sino a 15 compresse al giorno, oggi la terapia antiretrovirale può essere condensata in un'unica compressa. Un successo che però sembra già il passato. Da diversi anni infatti la ricerca in campo farmaceutico ha portato allo sviluppo di antiretrovirali a lunga durata d'azione. L'idea di fondo è somministrare la terapia con un numero di iniezioni annuali che si possono contare sulle dita di una mano o poco più. Ad oggi queste nuove formulazioni sono già disponibili in diverse nazioni, Italia compresa. Quella "tecnologicamente" più avanzata è lenacapavir, somministrata una volta ogni sei mesi in quei pazienti con HIV multiresistente ai trattamenti disponibili.

L'EFFICACIA DELLA PROFILASSI PRE-ESPOSIZIONE

Ma presto questo genere di trattamento a lunga durata d'azione potrebbe essere utilizzato anche nella prevenzione della malattia, quella strategia che gli addetti ai lavori chiamano PrEP. La profilassi pre-esposizione è da tempo una modalità fondamentale per prevenire l’infezione da HIV nelle persone sieronegative ad alto rischio, soprattutto laddove persiste ancora un forte stigma legato all’infezione e una serie di difficoltà di accesso alle cure. Tecnicamente assumendo farmaci antiretrovirali -gli stessi utilizzati per la cura- prima di un possibile contatto con il virus, la PrEP impedisce all’HIV di replicarsi e di stabilire l’infezione nell’organismo. Il suo senso va oltre la protezione individuale: riducendo la diffusione del virus, contribuisce a frenare l’epidemia su scala globale. Accessibile, efficace e ben tollerata, la PrEP rappresenta uno strumento chiave per la salute pubblica, soprattutto in combinazione con altre misure di prevenzione, come l’uso del preservativo e la diagnosi precoce.

LE RAGIONI DEL RICONOSCIMENTO

Attualmente esiste già una cura approvata a lunga durata d'azione -cabotegravir- che prevede un'iniezione ogni 2 mesi (non ancora in Italia). Ma lenacapavir, se e quando sarà approvato, rivoluzionerà ulteriormente lo scenario poiché con questo farmaco le iniezioni saranno solo 2 all'anno. A dimostrare la bontà di questo approccio sono stati numerosi studi, ultimo in ordine di tempo un trial clinico di fase III pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine: dalle analisi è emersa la capacità del farmaco di prevenire le infezioni da HIV con un'efficacia prossima al 100%. Una capacità dovuta essenzialmente al suo innovativo meccanismo d'azione che impedisce l'ingresso del virus nelle cellule. Ed è anche per questa ragione più "tecnica" che la rivista Science ha deciso di assegnare il riconoscimento. 

UNA SFIDA DI ACCESSIBILITÀ

Attenzione però a farla facile. Ad ammonire è la stessa rivista Science: «L’introduzione a livello globale di questo genere di terapia dipenderà dall’accessibilità economica, dagli accordi di produzione e da una solida infrastruttura sanitaria. Di certo c’è che siamo di fronte a un passo storico per ridurre la portata globale della crisi sanitaria legata ad HIV».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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