Preservare la qualità di vita optando per la sola radioterapia è possibile. I risultati presentati a SABCS indicano che nei casi di malattia localizzata la terapia endocrina potrebbe essere evitata
Nelle donne sopra i 70 anni con un tumore al seno in fase iniziale come quello luminale A, l'utilizzo della radioterapia sembra preservare meglio la qualità di vita rispetto alla terapia endocrina. Un risultato importante utile a chiarire come gestire il percorso dopo l'operazione chirurgica di rimozione della malattia in una fascia di popolazione più fragile per via dell'età. I dati dello studio EUROPA sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS) dal professor Icro Meattini, direttore della Breast Unit dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze.
IL TUMORE AL SENO NEGLI ANZIANI
Ogn anno in Italia, secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica, sono più di 55 mila le nuove diagnosi di tumore al seno. In un caso su 5 la malattia viene diagnosticata nelle donne sopra i 70 anni. Una buona quota di queste neoplasie fortunatamente appartiene alla categoria dei tumori luminali di tipo A e viene diagnosticata in fase iniziale, caratteristica che rende il tumore al seno meno aggressivo e più facilmente curabile.
COME SI INTERVIENE?
In questa particolare fetta di popolazione il trattamento ottimale prevede prima la rimozione chirurgica della malattia e poi una terapia adiuvante utile a ridurre il rischio di recidiva della malattia. L'approccio più utilizzato è la terapia endocrina con gli inibitori dell'aromatasi o tamoxifene. Spesso questi farmaci vengono preferiti alla radioterapiacon l'obiettivo di evitare le complicanze acute di quest'ultimo approccio. Tuttavia il bilancio tra effetti collaterali, rischio di recidiva e impatto sulla qualità di vita non è ancora chiaro. Ecco perché da tempo è nato lo studio EUROPA, un trial clinico indipendente messo a punto dalla Fondazione Radioterapia Oncologica con l'obiettivo di confrontare radioterapia e terapia endocrina come trattamenti singoli in questa specifica popolazione.
LO STUDIO
Lo studio ha coinvolto 731 donne con età superiore ai 70 anni e tumore al seno in stadio I, sottoposte a chirurgia conservativa. Le pazienti sono state assegnate in modo casuale a ricevere o radioterapia oppure terapia endocrina. Dall'analisi preliminare dei dati su 207 pazienti, presentati durante il SABCS e pubblicati su The Lancet Oncology, a 24 mesi di osservazione sono emersi due dati fondamentali: la qualità di vita globale è risultata meglio preservata nel gruppo radioterapia rispetto al gruppo della terapia endocrina; gli effetti collaterali, noti tra gli addetti ai lavori con il termine di eventi avversi di grado 3-4, sono stati più frequenti nelle pazienti trattate con terapia endocrina, in particolare dolori articolari , affaticamento, vampate di calore e fratture ossee. Nel gruppo radioterapia invece gli effetti collaterali severi sono stati meno comuni. Risultati importanti che non devono però considerarsi definitivi: per arrivare ad un cambio nella pratica clinica occorrerà attendere i risultati sulle probabilità di recidiva locale a 5 anni, fondamentali per valutare l'efficacia oncologica dei due trattamenti.
I PROSSIMI PASSI
«Lo studio EUROPA -ha spiegato l'autore dell'analisi- rappresenta un passo significativo nella ricerca sul cancro al seno, offrendo nuove prospettive per il trattamento delle donne affette da tumore alla mammella. I promettenti risultati confermano che la radioterapia rappresenta non soltanto un’efficace arma per il trattamento oncologico ma anche un’opzione terapeutica che preserva la qualità di vita delle pazienti». Nell'attesa di osservare i dati a lungo termine, attualmente la partecipazione allo studio è ancora possibile e prevede di arrivare all'arruolamento totale di 926 pazienti.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.