Le Car-T rappresentano la forma più avanzata di terapie anticancro. Il loro sviluppo parte da lontano grazie a Carl H. June, premiato con il "Lombardia è Ricerca" 2023 in occasione della giornata in memoria di Umberto Veronesi.
Le Car-T stanno rivoluzionando la lotta al cancro. Espressione massima di medicina personalizzata attraverso cui -con le proprie cellule ingegnerizzate- si combatte la malattia, l'idea di utilizzarle nasce negli anni '80 grazie all'intuizione di Carl H. June. Lo scienziato statunitense verrà premiato l'8 novembre 2023, insieme Steven A. Rosenberg (pioniere della ricerca in immunoterapia contro il melanoma) con il riconoscimento "Lombardia è Ricerca" in occasione della Giornata della Ricerca dedicata alla memoria di Umberto Veronesi promossa da Regione Lombardia.
COMBATTERE IL CANCRO CON L'IMMUNOTERAPIA
Fino al decennio scorso le uniche armi a disposizione per combattere il cancro erano rappresentate da chirurgia, chemio e radioterapia. A questi quattro approcci, dal 2010 in poi, si è affiancata l'immunoterapia, una strategia innovativa per affrontare i tumori. L'immunoterapia consiste nello sfruttare e potenziare il nostro sistema immunitario affinché riconosca ed elimini le cellule tumorali. Il modo più "semplice" per ottenere questo effetto è la somministrazione degli immunoterapici, anticorpi in grado di agire sulle cellule del sistema immunitario -in particolare i linfociti T- in modo che essi rimangano sempre attivi nell'individuare ed eliminare le cellule cancerose. Grazie a questo approccio oggi numerosi tumori come melanoma, tumore del polmone, tumore del rene e molti altri possono essere affrontati con successo estendendo enormemente l'aspettiva di vita dei malati di cancro.
IL RUOLO DELLE CAR-T
C'è però un altro modo per cercare di combattere i tumori con l'immunoterapia. Questa strategia si chiama Car-T (Chimeric Antigenic Receptor T-Cell). Anzichè utilizzare anticorpi in grado di agire sulle cellule T per tenerel sempre attive, la tecnica Car-T prevede il prelievo delle cellule del malato, la loro modifica in laboratorio attraverso l'inserizione delle informazioni necessarie a riconoscere il tumore e la successiva infusione nel paziente affinché portino a termine il loro lavoro. Una terapia anticancro personalizzata che negli ultimi anni ha rivoluzionato la cura di diversi tumori del sangue che non rispondono alle terapie tradizionali.
L'IDEA DI CARL H. JUNE
Ma per arrivare a sviluppare queste terapie -oggi sono già 6 le Car-T approvate- ci sono voluti decenni di studi. Carl H. June, premiato con il "Lombardia è Ricerca", è considerato uno dei pionieri della tecnica. Il suo gruppo di ricerca -ad inizio anni '80- identificò CD28, una particolare proteina posta sui linfociti T essenziale nell'attivazione di queste cellule. L'idea di June di utilizzare queste potentissime armi contro il cancro nacque dall'osservazione dei primi trapianti di midollo. In queste persone, con cellule T nuove provenienti da un donatore, era particolarmente spiccata l'attività anticancro. Partendo da queste osservazioni June, insieme ai suoi collaboratori, mise a punto la prima Car-T al mondo. In particolare June ingenerizzo le cellule T in modo tale che riconoscessero la proteina CD19 posta prevalentemente sulle cellule cancerose di leucemia linfoblastica acuta.
IL PRIMO TRAPIANTO
La prima sperimentazione con una Car-T fu effettuata proprio da June nel 2012, presso il Children Hospital di Philadelphia, su Emily, una bambina di 7 anni affetta da leucemia linfoblastica acuta in cui tutti i precedenti tentativi di cura erano falliti. L'utilizzo fu un successo e oggi, a distanza di 11 anni, la ragazza non ha avuto più segni di malattia. Negli anni i dati che si sono accumulati hanno portato nel 2017 (nel 2019 in Italia) ad approvare la prima Car-T, come abbiamo raccontato in questo nostro articolo, a cui sono seguite diverse altre.
LE PROSPETTIVE FUTURE
Attenzione però a pensare che le Car-T siano la soluzione al problema cancro. Attualmente l’approccio si è dimostrato efficace per alcuni tumori del sangue quali appunto la leucemia linfoblastica acuta e i linfomi a cellule B e per un limitato numero di pazienti attentamente selezionati. Pur essendo terapie salvavita da utilizzare solo ed esclusivamente quando non si hanno più altre armi a disposizione, ciò non significa che per tutte le persone affette da questi tumori le Car-T siano indicate o applicabili sia per la necessità di identificare per ogni tumore un adeguato bersaglio, sia per gli importanti effetti collaterali associati al trattamento. Non solo, un altro dei grossi limiti di questa tecnica è il suo utilizzo nei tumori solidi, difficili da raggiungere. Ed è proprio su quest'ultimo aspetto che la ricerca di June si sta concentrando.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.