Solo la metà delle fumatrici che non smettono neppure in gravidanza lo ammette. Accade nell’Ohio, mentre in Italia mancano dati. Restano seri i rischi da fumo (e da alcol), sopratutto in questa particolare fase della vita
Il fumo in gravidanza fa molto male. E fa più male se le donne su questo punto, al momento del parto, mentono. Ne va della sicurezza del bambino. Secondo una ricerca fatta in Ohio (Stati Uniti) solo l’8 per cento ammette di non avere smesso con le sigarette nei nove mesi fatidici, invece il numero reale sarebbe il 16 per cento. Il doppio. Cui va aggiunto un 7 per cento di donne che o hanno fumato poco o sono state esposte a fumo passivo o hanno preso chewing gum alla nicotina. Fatte le somme, sarebbero 1 su 4 nella realtà le donne che arrivano al parto “accompagnate” dal fumo. E' così anche in Italia? «Noi non possiamo dirlo perché non facciamo i test in uso negli Stati Uniti», risponde Graziano Barera, primario di neonatologia e patologia neonatale all’Ospedale San Raffaele di Milano. «Sono differenti le consuetudini e il sistema sanitario. Gli autori della ricerca spiegano che da tempo da loro si fa il controllo delle urine delle donne che stanno per partorire per individuare se vi è stato uso di droghe così da essere preparati a far fronte a un’eventuale stato di astinenza del neonato, che allora va trattenuto in ospedale. Diversamente, in Ohio dopo il parto la dimissione è immediata. Da noi, invece, in ogni caso madre e bimbo restano ricoverati 48 ore».
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IL TABACCO NELLE URINE
E in questo tempo di osservazione si hanno segnali del fatto che tante neo-madri anche da noi hanno continuato a fumare? «No, non in quel numero, certamente. A volte dalla sindrome di astinenza nel bambino capiamo che la mamma ha preso farmaci o analgesici o cannabis. Forse la situazione delle donne in attesa in Italia è migliore, c’entrano anche fatti culturali e sociali. Con tutto ciò, questa ricerca è molto interessante». Nelle urine i medici dello studio pubblicato sul Journal of Perinatology hanno rilevato anche un metabolita del tabacco, la cotinina, e questo li ha messi in grado di controllare la veridicità o meno delle dichiarazioni rese dalle partorienti. «Ormai si sa per certo che il fumo aumenta del 25 per cento il rischio di parti prematuri e che è anche un fattore di rischio per la sindrome della morte improvvisa del lattante (Sids) e di difetti fetali», scrivono gli autori a commento dei loro dati. Lo studio è l’occasione per fare il quadro con il neonatologo Graziano Barera dei possibili danni da tabacco assunto durante la gravidanza.
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NICOTINA E PLACENTA
La premessa è che la nicotina ha un’azione vasocostrittiva sulla placenta, che perciò riceve meno nutrienti, con possibili ricadute sulla crescita del feto e maggiore possibilità di interventi medici richiesti alla nascita. Elencando, come conseguenze del fumo durante la gestazione ci sono, come già detto, più parti prematuri, più aborti spontanei, bambini con peso più basso, il che impone ricoveri più lunghi, una particolare assistenza, possibili complicazioni, più difetti fetali.
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FUMO E MORTE IMPROVVISA DEL LATTANTE
Continuando nell’elenco, ecco la misteriosa morte improvvisa del lattante (Sids). «Il fumo può essere un fattore di rischio anche perché, se la madre ha fumato prima del parto, continuerà anche mentre allatta. Oppure aveva smesso, ma dopo il parto torna alle sue abitudini. Mentre nella casa dove c’è un neonato nessuno deve fumare. Assolutamente», dice il dottor Barera. Il quale sulla Sids conferma le cause restano ancora poco chiare, ma aggiunge che si conoscono diverse condizioni ricorrenti con quel tragico evento, dunque da evitare: «Il fumo, certo, il coprire troppo il bambino, i materassi e i cuscini troppo molli, mai tenerli a dormire tra mamma e papà, specie se fumano perché l’odore del fumo resta addosso… Almeno, il numero dei casi di Sids è dimezzato quando si è deciso di far dormire i piccoli sulla schiena, a pancia in su».
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ALCOL DA BANDIRE
Il neonatologo del San Raffaele vuole aggiungere un breve ma pesante capitolo: l’alcol. «E’ un altro grande fattore di rischio - afferma Barera -. Mai bere alcol in gravidanza. Noi adulti ci siamo adattati a queste bevande, non così un organismo che è ancora in formazione. I rischi sono importanti: esiste la sindrome feto-alcolica». Infine, le droghe. «Lo studio dell’Ohio dice un’altra cosa importante. Controllata la presenza o meno di cotinina ed i suoi livelli nelle urine hanno fatto la comparazione con gli indicatori di droghe. Ed è venuto fuori che le donne vicine al parto che fumano in una percentuale significativa hanno anche fatto uso di cannabinoidi, al primo posto, di oppiacei al secondo posto, poi di eroina, amfetamine e altre sostanze».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.