Dati positivi da uno studio pilota dell’Ieo di Milano su pazienti con tumore e malattie cardiache. Umberto Veronesi: «Le supertasse sui produttori non aiutano chi combatte contro il fumo, causa di 50.000 tumori ogni anno in Italia»
Mancano ancora studi indipendenti su grandi numeri di pazienti, con periodi di osservazione medio-lunghi. Ma, un po’ alla volta, arrivano delle risposte scientifiche ai tanti dubbi intorno alla sigaretta elettronica. L’ultima proviene da uno studio pilota dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, secondo il quale le sigarette senza tabacco e senza nicotina possono aiutare a smettere di fumare, e senza arrecare danno. Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto, raccomanda: «Sapremo fra 4 o 5 anni se quelli che oggi registriamo come risultati positivi saranno duraturi; bisogna poi capire come aiutare le persone a mantenere l’astinenza dal fumo. Ciò che è preoccupante è l’atteggiamento del Governo, che non è venuto incontro a questi sforzi, anzi, ha imposto ai produttori di sigarette senza tabacco una tassazione a dir poco sorprendente». E a chi sottolinea il conflitto di interesse di uno Stato che se si vendono meno sigarette perde le entrate delle accise? «Quello derivato dalla vendita del tabacco è un guadagno illusorio, soprattutto di fronte a 3 miliardi annui spesi per curare 50.000 malati di cancro a causa al fumo».
LO STUDIO
La ricerca ha coinvolto tre Irccs milanesi (oltre allo Ieo, il Centro Cardiologico Monzino e l’Ospedale San Raffaele di Milano) e una settantina di pazienti, tutti reduci da una diagnosi recente di tumore o da infarto miocardico acuto. E fumatori da almeno 10 anni. «Con selezione casuale, 36 di loro sono stati seguiti con solo counselling da personale medico dedicato - spiega Carlo Cipolla, direttore della Divisione di Cardiologia dell’Ieo -, ovvero con uno strumento validato per la disassuefazione dal fumo, con il quale si può ottenere il 20-25% di successi se fatto bene e da un bravo piscologo. Gli altri hanno avuto a disposizione anche una sigaretta elettronica, senza tabacco e senza nicotina». Dopo 6 mesi, riferisce Cipolla, il 60% dei pazienti nel gruppo delle sigarette elettroniche ha smesso, contro il 32% nell’altro braccio. Astinenza documentata tramite misurazione del monossido di carbonio, vera e propria “macchina della verità” per il fumatore. Inoltre, conclude Cipolla, «chi l’ha usata si è dichiarato soddisfatto e non sono emersi effetti collaterali, aspetto fondamentale in un momento di caos legislativo e scientifico su questi strumenti. In conclusione, è evidente che possa essere considerata uno strumento potenzialmente efficace per ridurre il numero di sigarette».
C’E’ BISOGNO DI STUDI INDIPENDENTI
Questo studio pilota dovrà aprire la strada a una ricerca che coinvolgerà i fumatori inclusi nel progetto Cosmos, il progetto di screening del tumore del polmone a cui hanno aderito più di 11.000 persone. Duecento forti fumatori verranno arruolati per studiare la sigaretta elettronica, questa volta anche con nicotina. Giulia Veronesi, direttore dell’Unità di Prevenzione e Diagnosi precoce del tumore del polmone dell’Ieo, spiega: «C’è bisogno di una ricerca indipendente, poichè finora tutti gli studi condotti vedono il coinvolgimento dell’industria. Confronteremo irisultati della sigaretta elettronica con nicotina, senza nicotina e di un gruppo di controllo, seguendo i pazienti per 6 mesi, con una valutazione dopo un anno e un monitoraggio per 5 anni, ovvero per la durata del progetto Cosmos. Studieremo non solo la riduzione del numero di sigarette, ma anche dei sintomi come tosse, affanno, mal di testa».
SERVONO NUOVI STRUMENTI ANTIFUMO
A proposito del rapporto fra screening anticancro e stop al fumo, Giulia Veronesi aggiunge: «Siamo andati a vedere l’impatto della prima fase del progetto Cosmos sui fumatori e in 5 anni abbiamo registrato una riduzione netta (cioè sottraendo chi ha smesso e poi ricominciato a fumare, ndr) dell’8%. In sintesi, lo screening di per sè non ha un impatto sfavorevole, come molti temono,ma non è neppure così efficace». Ecco perchè servono strumenti nuovi per aiutare chi vuole smettere di fumare e non riesce. Secondo i dati di un sondaggio condotto dalla Fondazione Veronesi con Ispo, il 65% dei fumatori italiani dichiara di aver tentato almeno una volta e il 57% ha provato la sigaretta elettronica. I vaporizzatori elettronici destano interesse soprattutto laddove urge un aiuto per azzerare o ridurre il consumo di sigarette in breve tempo, ad esempio con fumatori malati, in attesa di interventi chirurgici o terapie mediche.
COME FUNZIONA
A differenza di quella fatta di carta e tabacco, la sigaretta elettronica è uno strumento che, attraverso una batteria ricaricabile, consente di inalare il vapore di una soluzione composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo e aromi alimentari. Vi sono poi versioni con o senza nicotina. Basta dare una rapida occhiata su Internet per rendersi conto dell'enorme varietà dell'offerta.
RACCOMANDAZIONI
Il lavoro dell’Ieo segue di qualche mese la pubblicazione di uno studio dell’università di Catania sulla sigeretta elettronica, pubblicato su PLoS One, che riferiva risultati interessanti, anche se limitati, su 300 fumatori (dopo un anno, l’8,7% aveva smesso e il 10,3% ridotto), senza sottolineare particolari differenze fra modelli con o senza nicotina. Su questo punto non tutti i medici sono concordi. «La nicotina è una droga, causa dipendenza – ricorda Carlo Cipolla -. Io come cardiologo sono assolutamente contrario al suo utilizzo. Con le sigarette elettroniche ci si autosomministra nicotina senza controllo, in quantità e concentrazioni sconosciute (a differenza di quanto accade con cerotti, gomme e confetti, ndr). A chi vuole usare una sigaretta senza tabacco raccomando inoltre di diffidare dei prodotti di dubbia provenienza. E di chiedere consiglio a un professionista».
OBIETTIVO ULTIMO: STOP AL FUMO
Per Umberto Veronesi il problema cruciale resta la disassuefazione dal fumo: «Non so se un atteggiamento “proibizionista” possa essere utile. Siamo qui per esplorare, dobbiamo studiare tutte le chance per eliminare questo mostro, di cui pochi parlano. I giornali non parlano di tumore al polmone, di quanto lo Stato guadagna sulla vendita del tabacco. Noi siamo qui tutti i giorni, vediamo i pazienti arrivare, ancora troppo spesso li vediamo morire. Ho già chiesto al ministro della Salute Lorenzin di impegnarsi su questo fronte».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.