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Raffaella Gatta
pubblicato il 29-11-2024

HIV in crescita: tornano i numeri pre-pandemia


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HIV

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Dopo il picco negativo del 2020, le nuove diagnosi di Hiv in Italia continuano ad aumentare. Scopriamo la situazione italiana grazie ai dati del Centro Operativo Aids dell’Iss

HIV in crescita: tornano i numeri pre-pandemia

Secondo il notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 l'Italia ha registrato un incremento significativo delle nuove diagnosi di infezione da HIV, segnando un ritorno ai livelli precedenti alla pandemia di COVID-19. Con 2.349 nuove diagnosi segnalate, pari a un'incidenza di 4,0 casi per 100.000 residenti, il nostro Paese si colloca comunque al di sotto della media dell'Europa occidentale, che si attesta a 6,2 nuovi casi per 100.000 abitanti.

Dopo un periodo di calo costante dal 2012 al 2020, il numero di nuove diagnosi ha ripreso a crescere dal 2021. Nonostante parte di questo aumento possa essere attribuito al recupero delle diagnosi ritardate durante la pandemia, i dati del 2023 indicano un ritorno alla crescita. Questo progressivo aumento pone l'accento sulla necessità di rinnovare gli sforzi di prevenzione e di sensibilizzazione nei confronti di questa infezione.

 

CHI È PIÙ COLPITO?

L'86,3% delle nuove diagnosi è attribuibile a trasmissioni sessuali, con una predominanza dei casi tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rappresentano il 38,6% del totale. Seguono i maschi eterosessuali (26,6%) e le femmine eterosessuali (21,1%). Gli altri vettori di trasmissione, come l'uso di droghe per via iniettiva (IDU), sono sempre più marginali, costituendo solo il 3,4% dei casi. L’età mediana alla diagnosi è di 41 anni, con una leggera differenza tra uomini (42 anni) e donne (39 anni). La fascia d’età più colpita è quella dei 30-39 anni (28%), seguita dai 40-49 anni, ma ciò che desta maggiore preoccupazione è l’aumento delle diagnosi tra gli over 50, che rappresentano ormai il 29% dei nuovi casi. In particolare, questa fascia di età presenta un'incidenza più alta di diagnosi tardive e di progressione verso l’AIDS.

Un altro dato rilevante riguarda gli stranieri, che costituiscono il 36,9% delle nuove diagnosi. In questo gruppo, la trasmissione eterosessuale è la modalità prevalente (59,7%), con una proporzione maggiore tra le donne (35,8%) rispetto agli uomini (23,9%). La diagnosi precoce rimane più frequente tra gli MSM, mentre ritardi significativi sono osservati tra gli eterosessuali, con conseguenze negative sia per la gestione clinica sia per la salute pubblica.

 

LE DIAGNOSI TARDIVE PERSISTONO

Il ritardo nella diagnosi di HIV rimane una criticità significativa: nel 2023, il 60% dei nuovi casi presentava livelli di linfociti CD4 inferiori a 350 cell/µL, segnale di un sistema immunitario compromesso. Questo fenomeno è più marcato tra gli eterosessuali, con il 66,8% degli uomini e il 63,0% delle donne diagnosticati in fase tardiva. Anche tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), il 54% riceve la diagnosi in stadi avanzati. La diagnosi tardiva ha implicazioni gravi sia per la salute individuale sia per la collettività, aumentando il rischio di complicanze cliniche e la trasmissione inconsapevole del virus. Nel 2023, il 35% dei test HIV è stato eseguito per la presenza di sintomi o patologie correlate all’HIV, indicando un accesso tardivo ai servizi di screening. Altri motivi includono comportamenti sessuali a rischio (19,6%) e controlli di routine (12,2%). La fascia over 50 è particolarmente colpita: il 75% degli ultra-sessantenni ha ricevuto una diagnosi tardiva. Questo dato sottolinea la necessità di rafforzare le campagne di sensibilizzazione e di rendere più accessibili i test rapidi e gratuiti, specialmente per le categorie più vulnerabili e meno consapevoli del rischio.

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LE REGIONI PIÙ COLPITE E IL CONFRONTO CON L'EUROPA

Le regioni con la maggiore incidenza di nuove diagnosi sono Lazio, Emilia-Romagna e Umbria, con valori superiori a 5 casi per 100.000 residenti. In termini assoluti, Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna guidano la classifica per numero di diagnosi, seguite da Campania e Veneto. L’Italia, pur posizionandosi sotto la media europea, presenta dati di incidenza variabili rispetto alle diverse aree del continente. Nella parte orientale dell’Europa, l’incidenza è drammaticamente più alta, superando i 30 casi per 100.000 abitanti.

 

PREVENZIONE E CONSAPEVOLEZZA

I dati del 2023 evidenziano con urgenza la necessità di intensificare le campagne di prevenzione e sensibilizzazione sui rischi dell’HIV. L’aumento delle diagnosi legate a comportamenti sessuali a rischio e l’alta prevalenza di diagnosi tardive riflettono criticità nella percezione del pericolo e ostacoli nell’accesso ai test di screening, soprattutto tra le categorie più vulnerabili.

Il ritorno ai livelli di diagnosi pre-pandemia non deve essere interpretato come un semplice recupero, ma come un chiaro segnale che richiede azioni concrete. Le istituzioni sanitarie, insieme alla società civile, devono collaborare per rendere i test più accessibili, ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi e combattere lo stigma che ancora frena molte persone dal sottoporsi al test HIV. Solo attraverso politiche di prevenzione efficaci, l’espansione dei programmi di educazione sessuale e una rete di assistenza sanitaria inclusiva sarà possibile invertire questa tendenza. L’obiettivo rimane quello di costruire una società più consapevole e informata, in cui l’HIV sia contrastato con mezzi efficaci e integrati, avvicinandoci così al traguardo di una generazione libera dal virus.


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