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Ginecologia
Serena Zoli
pubblicato il 08-07-2024

Prevenzione Hiv: ora si attende la profilassi a lunga durata



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La “long acting PrEP” per le persone a rischio è stata approvata in Europa nel 2023. L'Italia aspetta l'ok di Aifa. Tanti i miglioramenti per chi vive con l'Hiv

Prevenzione Hiv: ora si attende la profilassi a lunga durata

La gonorrea, più nota popolarmente come “scolo”, è raddoppiata in tre anni, la sifilide è aumentata del 20 per cento, la clamidia del 25. Le infezioni Hiv sono in calo ma ancora troppe. È avendo presenti questi dati, in particolare tra i giovani – avverte l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – che bisogna andare incontro all’estate quando il sesso è più trascinante e la prudenza, ahimè, calante. Protezione, protezione, protezione!, raccomandano l’Iss e i medici. I rapporti intimi protetti salvano da sequele davvero pesanti. Le ragazze sotto i 25 anni appaiono particolarmente insidiate dalla clamidia, per di più in 3 casi su 4 silente, asintomatica, che può comportare seri problemi di fertilità o durante la gravidanza. Tra queste giovani la prevalenza è del 7 per cento mentre nelle donne sopra i 40 anni è appena dell’1 per cento.

 

IST, TANTE LE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMISSIBILI

Tutte insieme queste malattie vengono abbreviate nell’acronimo Ist, Infezioni sessualmente trasmissibili, che comprende fra le altre le epatiti virali, il Papilloma virus (Hpv), oltre che la clamidia, il mycoplasma, le infezioni erpetiche, la sifilide. Tra esse, un posto di primo piano, naturalmente, è occupato dall’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana, che rappresenta - se non curato - l’anticamera dell’Aids, sindrome da immunodeficienza acquisita.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

 

VIVONO CON HIV 140.000 IN ITALIA

Le persone che vivono con Hiv in Italia sono calcolate in 140.000 circa, tra le quali si ritiene che 10.000 non sappiano di avere acquisito il virus. Per conoscere la propria condizione ci sono tre tipi di esame: test rapido su saliva o tramite pungidito oppure esame del sangue per la ricerca degli anticorpi, da eseguire dopo un mese dal contagio e da ripetere dopo tre mesi (test Hiv di terza e quarta generazione).

 

LE NUOVE DIAGNOSI IN ITALIA

Nel 2022, stando alle cifre dell’Istituto Superiore di Sanità, nel paese sono state effettuate 1.888 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 3,2 casi per 100.000 residenti. In particolare, il 43 per cento (25,1 per cento maschi e 17,9 femmine) per trasmissione eterosessuale, il 40,9 per cento per trasmissione tra maschi che fanno sesso con maschi, infine il 4,3 per cento attribuibile a persone che usano droghe per via iniettiva.

 

U=U: LA FORMULA DELLA SALVEZZA

Con le terapie oggi in uso, i farmaci antiretrovirali, le persone con Hiv possono condurre un’esistenza analoga alla popolazione generale, anche l’aspettativa di vita è la stessa. Secono le evidenze raggiunte, inoltre, con queste cure seguite fedelmente la persona arriva ad avere e mantenere una carica virale nel sangue (viremia) non rilevabile, non sarà neppure contagioso. Questo secondo la formula così riassunta: U=U. Le due vocali stanno per l’inglese undetectable e untrasmittable, cioè se il virus non è rilevabile (nel sangue) non è neppure trasmissibile. Di recente si è tenuta a Roma la 16° edizione della conferenza Icar (Italian Conference on Aids and Antiviral Research) che ha fatto il punto sulla situazione della lotta all’Hiv e sui successi fin qui acquisiti. Un capitolo interessante e rassicurante riguarda la gravidanza. Oggi, nell’era degli antiretrovirali, una donna con Hiv può arrivare al parto senza timore di trasmettere il virus al figlio, sempreché assuma correttamente la terapia. Prima che venissero introdotte le misure di prevenzione che si mettono in atto durante la gravidanza, compresa la corretta assunzione della terapia antiretrovirale, il parto ed i primi giorni di vita del neonato, il rischio di trasmettere il virus al feto era stimabile al 25 % circa.

 

DA MADRE A FIGLIO RISCHIO PROSSIMO ALLO ZERO

«Oggi la gravidanza di una donna con Hiv si può definire sicura, i moderni farmaci sono caratterizzati da alta efficacia e tollerabilità, il parto può essere naturale – spiega la dottoressa Lucia Taramasso, infettivologa presso l’Irccs Policlinico San Martino di Genova. – Il rischio di trasmissione nella coppia madre-bambino è prossimo allo zero, non si può dire azzerato del tutto ma quasi». E se scatta questo “quasi”? «Come prevenzione, viene somministrata al bambino la terapia antiretrovirale per alcune settimane dalla nascita». E se davvero avesse contratto il virus? «In questo caso la terapia antiretrovirale dovrebbe essere avviata il prima possibile e continuata per tutta la vita». Continua la dottoressa Taramasso: «Le linee guida europee ed americane raccomandano di somministrare un farmaco antiretrovirale al neonato - per aumentare la protezione nei confronti dell’acquisizione dell’Hiv - anche nel bambino nato a termine da madre con viremia stabilmente undetectable, non rilevabile, e che non riceve l’allattamento materno».

 

NUOVI APPROCCI ALLO STUDIO

Questa precauzione è oggetto di dibattito e un paese, la Svizzera, ha scelto di non somministrare nessuna profilassi antiretrovirale al neonato nei casi considerati a basso rischio di trasmissione. «Aspettiamo i dati che ci verranno da questa nuova indicazione messa in atto in Svizzera dal 2018 - osserva Taramasso - Sarà molto importante continuare la ricerca e la raccolta dei dati a livello internazionale per capire come ridurre ulteriormente il rischio di trasmissione da un lato, ed evitare, dall’altro, di esporre le madri con Hiv ed i loro figli a procedure mediche e terapeutiche nelle situazioni specifiche in cui queste non si rivelino necessarie».

 

CONSIGLIATO IL LATTE ARTIFICIALE

Dalla nascita, per la quale sono stati fatti passi avanti tanto straordinari, all’allattamento al seno: è sicuro? Riprende l’infettivologa genovese: «Le linee guida internazionali consigliano l’utilizzo del latte di formula ("artificiale") per azzerare il rischio di trasmissione del virus dopo la nascita del bambino. Se la madre sceglie invece di allattare al seno il neonato, nel caso di una viremia undetectable durante la gravidanza ed al parto, il rischio di trasmissione del virus è comunque basso e stimabile come inferiore all’1%, ma non raggiunge lo zero. Sul tema la discussione è più che aperta e anche in questo ambito proseguire la ricerca è fondamentale per ottenere i dati che ci consentiranno di ottimizzare la gestione dell’allattamento».

 

ALLATTAMENTO AL SENO CON CAUTELE

Sull’altro piatto della bilancia, c’è tante volte la grande voglia della madre di allattare il suo bambino e in certe culture la donna può venire stigmatizzata se non allatta, dunque può sentirsi colpevole se non lo fa. E allora? «E allora – conclude la dottoressa Taramasso – accade che si decide, insieme, caso per caso, offrendo alle madri che scelgono di allattare al seno la terapia ed i controlli necessari per farlo nel modo più sicuro possibile. Le linee-guida attuali però sottolineano che la madre deve essere informata sul fatto che il rischio di trasmissione, seppur basso, non sarà pari a zero, a meno che non si scelga di utilizzare il latte artificiale».

 

LE PILLOLE DELLA PREVENZIONE RIMBORSABILI

Infine, nel capitolo dei miglioramenti circa il tema Hiv vanno citati i progressi nella prevenzione del virus per chi non ha l’infezione da Hiv e teme di potersi trovare in situazioni a rischio di contrarre il virus. La prima e universale difesa (anche per le altre malattie sessualmente trasmissibili) è il preservativo. Ci sono poi anche i farmaci per chi ha attività sessuale non protetta. Fondamentalmente si tratta della PrEP, sigla che significa Profilassi pre-Esposizione, che rappresenta uno strumento preventivo di grandissima efficacia. Al momento in Italia è disponibile la formulazione in compresse orali che dal maggio del 2023 ha la piena rimborsabilità.

 

 

LA PREP OGNI GIORNO OPPURE A RICHIESTA

Spiega la dottoressa Antonella Cingolani, ricercatrice in malattie infettive all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma: «La PrEP si può prendere in modo continuativo, una pastiglia al giorno, oppure, esclusivamente per i maschi che fanno sesso con maschi, vi è la possibilità di assumerla a richiesta, cioè in occasione del rapporto sessuale o ad esempio prima di eventi in cui si prevede la possibilità di rapporti a rischio. In questo caso, si assumono due compresse 24 ore prima del rapporto, una il giorno dell’evento, una il giorno dopo».

 

SOLTANTO NELLE FARMACIE OSPEDALIERE

Al momento gli utenti della PrEP in Italia, da quando è stata resa rimborsabile dal Ssn, sono aumentati notevolmente anche se il numero è ancora lontano da quanto avviene nei paesi come la Francia o la Gran Bretagna dove l’ampia diffusione della PrEP ha consentito di ridurre in maniera notevole il numero di nuove infezioni da Hiv. Una delle criticità legate alla situazione italiana potrebbe essere legata al fatto che si può reperire soltanto nelle farmacie ospedaliere, laddove vi sono centri di Malattie Infettive con ambulatori dedicati e non tutte le persone che ne avrebbero bisogno riescono ad avere accesso a queste strutture. È verosimile che l’implementazione di tale strategia profilattica anche all’esterno dell’ospedale, ad esempio in strutture community-based sul territorio possa favorire una maggiore diffusione della stessa.

 

LONG ACTING PREP, OGNI DUE MESI: SI ASPETTA L’AIFA

Inoltre, l’efficacia della PrEP è strettamente correlata all’aderenza all’assunzione quotidiana della compressa, cosa non sempre di facile mantenimento. All’orizzonte, e un orizzonte vicino, vi è la possibilità di una somministrazione iniettabile da effettuarsi ogni due mesi (long acting PrREP) molto più pratica e “maneggevole”. Ed è vicina nel senso che è stata approvata a ottobre 2023 dall’Ema, l’agenzia del farmaco per l’Europa. Ora la pressione è in Italia perché anche l’Aifa dia il via libera alla long acting PrEp. Commenta la dottoressa Cingolani: «Gli studi dimostrano che funziona meglio del preparato orale soprattutto in quelle persone, come le donne, in cui la difficolta di aderire alla PrEP orale ha determinato un’efficacia della stessa più limitata negli studi finora pubblicati».

 

SALUTE SESSUALE: LA CURA SIA GLOBALE

Sia chiaro, specifica la ricercatrice romana, che la PrEP sia essa orale, ora, sia long acting in futuro, deve far parte di una strategia globale del prendersi cura della propria salute sessuale attraverso l’effettuazione regolare (ogni 3 mesi) di esami di screening per le altre infezioni a trasmissione sessuale, il test per la ricerca di anticorpi anti Hiv, nonché le vaccinazioni come quella per il papilloma virus e per il meningococco di tipo B che si è visto avere una protezione significativa verso alcuni ceppi di gonococco, responsabile della gonorrea.

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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