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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 11-02-2021
aggiornato il 12-03-2021

Covid-19: ecco chi sono i malati che saranno vaccinati prima



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Chi sono i pazienti fragili con priorità per il vaccino anti Covid-19? Quali malati fra i pazienti con un tumore sono considerati più a rischio? Tutte le condizioni incluse nelle raccomandazioni

Covid-19: ecco chi sono i malati che saranno vaccinati prima

IL SEGUENTE ARTICOLO È STATO AGGIORNATO IL 12 MARZO 2021 SULLA BASE DELLE NUOVE PRIORITÀ INSERITE NELLE RACCOMANDAZIONI DEL MINISTERO DELLA SALUTE. IL DOCUMENTO È RIPORTATO IN VERSIONE INTEGRALE NELLE FONTI

Iniettate le seconde dosi di vaccino a tutti gli operatori sanitari, gli ospiti e gli operatori delle case di riposo, la campagna di profilassi contro Covid-19 entrerà nel vivo per il resto della popolazione. Così come definito alla fine di dicembre, i prossimi a essere vaccinati saranno gli anziani con più di 80 anni. A seguire, tutti gli altri. La seconda fase della campagna vaccinale coinvolgerà fin da subito anche le persone fragili, indipendentemente dalla loro età. Una condizione, quella della maggiore vulnerabilità, definita sulla base dell'impatto avuto da Covid-19 in un anno su determinate categorie di persone. 


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I PAZIENTI FRAGILI 

Con l'ok del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato Nazionale di Bioetica, previa disponibilità dei vaccini, già a febbraio si era deciso di dare quanto prima il via alla profilassi per diversi pazienti. Una scelta, si legge nel primo documento del ministero della Salute, «ispirata a principi di equità, protezionepromozione della salute e del benessere». Condizioni tuttora vigenti, ma che saranno applicate in maniera in parte diversa, secondo le nuove raccomandazioni stilate dal ministero della Salute, in collaborazione con la struttura del Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), l'Istituto Superiore di Sanità e l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Tra i pazienti fragili, sulla base delle ultime indicazioni, rientrano anche i malati di cancro.

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QUALI PAZIENTI ONCOLOGICI HANNO LA PRIORITÀ?

Nello specifico, «i pazienti con malattia tumorale maligna in fase avanzata non in remissione, i pazienti oncologici e oncoematologici in trattamento con farmaci immunosoppressivimielosoppressivi o a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure e i loro conviventi». Tutti, indipendentemente dall'organo colpito dalla malattia. Più i genitori - i tutori o gli affidatari - dei pazienti con un tumore pediatrico. Un modo per creare comunque una bolla attorno a loro, che al momento non possono essere immunizzati (non ci sono vaccini autorizzati per chi ha meno di 16 anni). I malati oncologici in cura lontano dalla propria residenza - è quanto fatto sapere a febbraio dalla struttura commissariale, allora coordinata da Domenico Arcuri - saranno vaccinati nella Regione che li ha già presi in carico per le cure. Al di là dei limiti temporali esplicitati nel documento, le persone con una diagnosi di cancro in attesa di intervento chirurgico, coloro che hanno interrotto le cure oncologiche o i lungosopravviventi (che hanno concluso le terapie da oltre cinque anni) rientreranno nelle rispettive categorie di priorità alla pari dei coetanei che non si sono mai ammalati di cancro. 

 

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GLI ALTRI PAZIENTI CON PRIORITÀ

Tra i pazienti affetti da condizioni «particolarmente critiche, in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19», rientrano le persone con una malattia respiratoria (fibrosi polmonare idiopatica o altre condizioni che necessitino dell'ossigenoterapia), cardiocircolatoria (scompenso cardiaco avanzato, pazienti reduci da uno shock cardiogeno), cerebrovascolare (sopravvissuti a ictus con una compromissione dell'autonomia neurologica e cognitiva, persone che hanno avuto un ictus nel 2020 o negli anni precedenti se con un rankin maggiore o uguale a 3), renale (dializzati), autoimmune (con una grave compromissione polmonare o marcata immunodeficienza, immunodepressione secondaria a terapie: è prevista anche l'immunizzazione dei conviventi), epatica (pazienti con cirrosi), neurologica (sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie dei motoneuroni, sclerosi multipla, paralisi cerebrali infantili, pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive e loro conviventi, miastenia gravis, malattie neurologiche disimmuni), con il diabete (di tipo 1 o di tipo 2, se i pazienti necessitano di almeno due farmaci per controllare la glicemia o che hanno sviluppato complicanze) o con un'altra endocrinopatia severa (morbo di Addison, panipopituitarismo), con la fibrosi cistica, con una emoglobinopatia (talassemia o anemia a cellule falciformi), con la sindrome di Down (tutti), i pazienti in lista di attesa per un trapianto d'organo (e i loro conviventi), coloro che sono in attesa o che sono stati sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche da tre mesi e fino a un anno dopo (anche in questo caso assieme ai conviventi) o anche oltre nel caso in cui abbiano sviluppato una forma di rigetto. Infine, le persone gravemente obese (con indice di massa corporea superiore a 35) e chi convive con un'infezione da HIV (con diagnosi di AIDS o con un valore di linfociti CD4 inferiore a 200).


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VACCINI PFIZER E MODERNA PER I PAZIENTI FRAGILI

Tutti questi pazienti - poco meno di 2.5 milioni - saranno vaccinati con i farmaci sviluppati da Pfizer-Biontech e Moderna. Dei tre vaccini al momento impiegati nei Paesi dell'Unione Europea, sono infatti considerati dall'Aifa quelli accompagnati dalla «maggiore robustezza delle evidenze in termini di efficacia, nelle persone anziane» o comunque tra tutti coloro che, indipendentemente dall'età, «sono a più alto rischio di sviluppare una malattia grave». Il terzo vaccino in uso in Italia - messo a punto dalla farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l'Università di Oxford - rimane al momento indicato per la popolazione tra i 18 e 79 anni di età e senza malattie gravi. Vista la disponibilità del farmaco, il nuovo piano prevede che queste persone siano vaccinate fin da subito, parallelamente ai soggetti fragili. I primi a essere chiamati saranno i membri del personale scolastico e universitario (docente e non docente), le forze armate e di Polizia, coloro che lavorano in ambienti a rischio (penitenziari e luoghi di comunità) e il personale di altri servizi essenziali (soccorso pubblico, comunità residenziali sociosanitarie, civili, religiose). Tutto ciò nell'attesa degli altri vaccini, necessari per accelerare i tempi di un piano che, per l'incertezza dovuta alla disponibilità dei farmaci, non prevede scaglioni rigidi. E, di conseguenza, nemmeno termini perentori. 


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TRA I PAZIENTI FRAGILI ANCHE I DISABILI

Così come richiesto dalle società scientifiche e dalle associazioni dei pazienti, nella grande categoria dei pazienti fragili sono finiti quasi tutti i malati cronici. Con l'ultimo aggiornamento delle raccomandazioni, il ministero della Salute ha accolto anche le istanze provenienti dal mondo della disabilità. A metà febbraio era stata la Federazione Italiana Superamento Handicap (Fish) a denunciare che «tre quarti dei disabili rischiano di essere esclusi da questa fase della campagna vaccinale». Ossia, la buona parte di coloro che non rientrano nella categoria delle malattie neurologiche sopracitate e chi non è ricoverato nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) o in quelle per disabili (Rsd). Nel documento diffuso il 10 marzo, invece, si specifica che saranno considerati pazienti fragili (dunque alla stregua di tutti quelli sopra citati) tutti coloro che hanno una disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva e psichica) riconosciuta come tale dalla legge 104/1992. Saranno vaccinati dunque nelle prossime settimane, assieme «ai familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa, in forma gratuita o a contratto».

 

COME PRENOTARE LA VACCINAZIONE?

Definito chi sarà vaccinato per primo una volta completata la profilassi degli over 80, rimane da capire cosa dovranno fare i pazienti fragili (o i loro caregiver) per passare ai fatti. L'organizzazione cambia da una Regione all'altra. La struttura commissariale (con Poste Italiane ed Eni) ha sviluppato una piattaforma per la prenotazione delle vaccinazioni. Seppur non visibile al pubblico, è già operativa. Ma al momento sono poche le Regioni che l'hanno scelta. Altre potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane. In quelle che opteranno per questo sistema unico di prenotazione, sarà possibile fissare i due appuntamenti anche attraverso gli ATM Postamat (gli sportelli di prelievo di Poste), inserendo la tessera sanitaria invece del bancomat. E, con ogni probabilità, anche tramite i postini che potranno ricevere la richiesta e inviarla dai palmari già in dotazione. Negli altri casi, saranno invece i medici di medicina generale a fare da ponte tra i propri assistiti e i dipartimenti di prevenzione locali. In ogni caso, le vaccinazioni saranno effettuate anche a domicilio, nel caso in cui una persona non fosse nelle condizioni di raggiungere il centro vaccinale.

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CAMPAGNA VACCINALE: LE TAPPE SUCCESSIVE

Una volta completate le vaccinazioni di questi pazienti, per cui si terrà comunque conto dell'opportunità di somministrare una sola dose a chi ha già avuto la Covid-19, si passerà alle categorie successive. Così rappresentate, sulla base delle nuove raccomandazioni: le persone di età variabile tra 70 e 79 anni (categoria 2), quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni (categoria 3) e le persone con una comorbidità (senza quella connotazione di gravità riportata per la fragilità) con meno di 60 anni. In quest'ultimo gruppo rientrano i pazienti affetti da una di queste problematiche (al netto di quelle sopra citate): malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, diabete (se non nelle condizioni indicate) o altre endocrinopatie, infezione da HIV, insufficienza renale o altra malattia dei reni, ipertensione arteriosa, malattie autoimmuni o immunodeficienze primitive, malattie del fegato, cerebrovascolari o oncologiche (tutte escludendo quanto già riferito). La quinta fase del piano vaccinale prevede la vaccinazione del resto della popolazione di età inferiore a 60 anni: dai più anziani ai più giovani.

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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