Il tempo che intercorre tra una diagnosi di cancro e la guarigione varia in base ai tumori. Cinque anni però sono considerati quasi sempre sufficienti per considerarsi al sicuro
La remissione totale rappresenta un importantissimo traguardo per i pazienti malati di tumore e per le loro famiglie. Come tale si intende la scomparsa di tutti i sintomi clinici della presenza di una malattia oncologica. Più a lungo dura la remissione, più sono alte le probabilità che il tumore sia stato sconfitto definitivamente.
Per ogni tipo di tumore, è stato stabilito un certo numero di anni (in genere cinque, talvolta dieci) superati i quali il paziente si può ragionevolmente considerare guarito, se non compaiono più segni della malattia. Per fortuna, questo accade sempre più spesso per i tumori pediatrici. Sempre di più sono infatti i bambini e i ragazzi che superano un tumore e vivono una vita adulta lunga e sana.
Naturalmente, chi ha avuto un tumore da bambino o da ragazzo dovrà sottoporsi a un percorso di sorveglianza sanitaria su misura, concordata con il medico ed eventualmente con l’oncologo di fiducia. E a maggior ragione dovrà impegnarsi per condurre una vita il più sana possibile: mangiare sano, fare attività fisica, non fumare e non bere alcolici (i consigli di Fondazione Umberto Veronesi sono racchiusi nella campagna «Il futuro è nelle tue mani»).
Detto ciò, non è comunque possibile escludere del tutto che si verifichino alcuni effetti collaterali delle terapie anche a lungo termine, per esempio al cuore e all’attività polmonare. Inoltre, un’altra preoccupazione riguarda l’impatto delle cure sulla fertilità futura (leggi la storia di Giada e Vito, che hanno avuto un bimbo dopo aver superato un tumore). Rispetto anche soltanto ad alcuni anni fa, i nuovi protocolli di cura si stanno sempre più perfezionando per ridurre al minimo queste conseguenze.
La priorità della ricerca (scopri l'impegno di Fondazione Umberto Veronesi sui tumori pediatrici) è, quindi, non solo curare sempre meglio e sempre più tipologie di tumori infantili, ma anche garantire il minor impatto sulla salute futura dei piccoli pazienti.