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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 15-12-2020

Integratori: se i benefici dipendono soltanto dalla nostra mente



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Chi fa uso di integratori senza una necessità spesso segnala un miglioramento del proprio stato di salute che non è però clinicamente rilevabile

Integratori: se i benefici dipendono soltanto dalla nostra mente

Spesso chi fa uso di integratori, dopo averli assunti, dichiara di sentirsi meglio rispetto a prima. Ma questa sensazione non sempre è legata a un reale beneficio indotto da compresse e bustine. Bensì, da un meccanismo psicologico che porta la nostra mente a propendere verso l’effetto desiderato. Ovvero, quello che spinge a ricorrere a un integratore anche quando non è necessario o nei frangenti in cui la risposta a un malanno andrebbe cercata in altre soluzioni. È quello che in medicina viene definito effetto placebo e che ribadisce come il rituale del trattamento sia un aspetto di cui il consumatore tiene conto anche nel momento in cui fa il pieno di vitamine e minerali.


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INTEGRATORI: BENESSERE REALE O IMMAGINARIO?

La conferma di quanto l’effetto placebo vada tenuto in conto quando si valuta l’efficacia degli integratori - quasi mai dimostrata nell’ambito degli studi clinici - giunge da uno studio statunitense pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine. Con l’obbiettivo di verificare la corrispondenza tra lo stato di salute segnalato dai consumatori e le loro reali condizioni cliniche, i ricercatori hanno raccolto le informazioni riportate in un’indagine sulla salute del National Institute of Health (NIH) su oltre 21mila adulti. Tra loro, assuntori e non di integratori multivitaminici. Gli autori hanno tenuto conto di quanto riferito dai cittadini relativamente al proprio stato fisico, alla loro dieta e al bisogno (percepito) di ricorrere a integratori di vitamine e minerali, alla presenza o meno di una o più malattie (cancro, elevata pressione sanguigna, malattie coronariche, Bpco, asma, diabete, artrite, epatite e insufficienza renale) o altre condizioni (allergie cutanee o alimentari, reflusso gastroesofageo, raffreddore, rinite allergica, gola infiammata, nausea e vomito, problemi neurologici, distorsioni, mal di testa ricorrenti e dolore cronico). A queste informazioni, gli studiosi hanno aggiunto quelle tratte da un test per misurare il distress psicologico nell’ultimo mese. Il tutto è stato poi incrociato con i dati riguardanti l’uso di integratori a base di antiossidanti nell’anno precedente. Risultato? I più assidui consumatori di vitamine e minerali in capsule o bustine hanno segnalato uno stato di salute migliore rispetto al resto della popolazione. Ma il beneficio riferito non è stato supportato da una reale differenza nell’incidenza e nel decorso delle malattie indagate. 

EFFICACIA (IN MOLTI CASI) TUTTA DA DIMOSTRARE

Sebbene lo studio non fornisca informazioni sulla tipologia di integratori assunti, qualche conclusione generale può essere tratta. Secondo gli autori, per esempio, coloro che ne fanno abitualmente ricorso hanno un problema di salute (accertato o meno) da risolvere. E di conseguenza, nel momento in cui viene detto loro (spesso anche dal farmacista) o decidono in autonomia di ricorrere agli integratori, si aspettano un miglioramento che viene poco alla volta percepito. E che porta a sentirsi più in salute rispetto a coloro che non ne fanno uso. Tutto ciò al di là delle evidenze scientifiche riguardanti gli integratori, di cui l'Italia è il primo Paese per consumi in Europa: 32 milioni i connazionali che ne hanno fatto uso nel 2019. A ciò occorre aggiungere che «queste persone, in media, sono più ottimiste», si legge nelle conclusioni del lavoro. E dunque più portate ad avere un approccio positivo nei confronti degli integratori. «Trattandosi di prodotti non soggetti a prescrizione, il loro utilizzo negli anni è cresciuto in maniera significativa - afferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi -. Ma la necessità di fare ricorso a micronutrienti al di fuori della normale dieta sussiste soltanto a fronte di una carenza documentata. Mentre non ci sono dati sufficienti per attestare che l’uso diffuso di integratori determini un miglioramento della salute pubblica».

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CON LA BUCCIA O SENZA? 

LA DIETA QUASI SEMPRE SUFFICIENTE

Oggi sappiamo con certezza che esiste una precisa relazione tra alimentazione e salute. In particolare, oltre alla protezione nei confronti di diabete, obesità e malattie cardiovascolari, una dieta sana ed equilibrata è in grado di ridurre fino a oltre il 30 per cento il rischio di avere un tumore. Un esempio di alimentazione preventiva è rappresentato dalla dieta mediterranea, che garantisce il giusto apporto di macro (proteine, carboidrati e grassi) e micronutrienti (sali minerali vitamine) e apporta all’organismo altre molecole che il nostro organismo non è in grado di produrre e da cui può trarre diversi benefici. In assenza di malattie o di condizioni particolari, possiamo dunque ottenere tutti i nutrienti che ci servono dal cibo che mettiamo nel piatto. Senza dover ricorrere agli integratori. Via libera allora alla verdura, alla frutta fresca, ai cereali integrali, ai legumi, al pesce azzurro, all’olio extravergine d’oliva, alla frutta secca, ai semi, alle spezie e agli aromi. Dal loro giusto mix è possibile trarre tutte le sostanze di cui abbiamo bisogno per affrontare ogni giornata con la giusta dose di energia. Proteggendo, al contempo, la nostra salute.


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QUANDO OCCORRE INTEGRARE LA DIETA?

Come detto, però, nel corso della vita si possono affrontare alcune fasi in cui la dieta da sola non basta a garantire tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Da qui l’indicazione che viene data a tutte le donne di supplementare la dieta con acido folico prima e nel corso del primo trimestre di gravidanza. Agli integratori di vitamina B12 devono invece ricorrere i vegani, anche se in buona salute. Vanno invece calibrate - sempre da parte di un medico - le raccomandazioni a fronte di un forte raffreddamento o per preservare la salute delle ossa nel corso della terza età. In questi casi, può essere opportuno ricorrere a integratori di vitamina C o vitamina D. Quanto all’uso di integratori per la prevenzione oncologica, le raccomandazioni più recenti ne sconsigliano l'uso. «Data l’estrema variabilità genetica interpersonale, tra i diversi tipi di tumore, trattamenti e tipologie di antiossidanti, non è possibile dare una raccomandazione sicura e valida per tutti», conclude Dogliotti.

 

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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