I benefici di un frutto intero sono superiori a quelli dei singoli nutrienti sommati fra loro: è l'effetto sinergico di fragole, albicocche, arance e mirtilli, superiore a quello di qualsiasi integratore
I benefici di un frutto intero sono superiori a quelli dei singoli nutrienti sommati fra loro: è l’effetto sinergico di fragole, albicocche, arance e mirtilli, superiore a quello di qualsiasi integratore
Certi capolavori non si copiano. Non parliamo di arte, ma di spremute e frutta fresca. Per quanto ci si provi, infatti, finora nessuna compressa o polvere solubile è riuscita a sostituire i benefici di frutta e verdura in tavola.
E’ anche questo che rende così unico un patrimonio agroalimentare come quello campano, attraversato dalla carovana del Giro d’Italia. Integratori vitaminici e sali minerali possono essere utili in situazioni particolari, ma una persona sana con un’alimentazione variata sappia che, nella maggior parte dei casi, macedonie e insalate contengono tutto quello che occorre per stare bene.
IL SEGRETO E’ LA SINERGIA
Da anni si studiano le proprietà nutrizionali di frutta e verdura, alimenti insostituibili per il loro contenuto di vitamine, minerali, sostanze antiossidanti e fibre. Ma finora nessuno ha dimostrato che gli effetti sulla salute di questi alimenti possano essere riprodotti isolandone i singoli componenti.
Fra i test più recenti, il lavoro degli esperti della Brigham Young University (Stati Uniti), da tempo a caccia di un «super-integratore», che hanno esaminato come interagiscono fra loro i singoli componenti di arance, fragole e mirtilli. Hanno confrontato dozzine di composti fenolici (nutrienti, di cui questi variopinti alimenti sono ricchi, che contrastano i radicali liberi e proteggono le cellule dal danno ossidativo) da soli e in combinazione fra loro.
Il risultato è stato un punto a favore della frutta, poiché, spiegano i ricercatori americani «i singoli antiossidanti interagiscono fra loro, creando un effetto sinergico». Il tutto, cioè, è più efficace della somma delle singole parti.
STUDI ITALIANI
D’altra parte, già una ricerca dei nutrizionisti dell’Università di Milano nel 2007 aveva dimostrato come, su individui sani, bastasse una spremuta di arance rosse (300 ml, pari a un bicchiere da bibita, che contiene circa 150 mg di vitamina C) per ridurre i segni di stress ossidativo nelle cellule, mentre un beverone a base di vitamina C non otteneva il medesimo effetto.
«L’azione protettiva della spremuta - concludevano gli autori - non può essere spiegata soltanto dalla vitamina C, ma più probabilmente vede coinvolti altri composti fitochimici».
CONTRO I TUMORI MEGLIO IL FRUTTIVENDOLO
Le statistiche su grandi numeri di popolazione hanno reso evidente che il consumo di frutta e verdura è associato a un rischio ridotto di varie malattie, tumori compresi. Non c’è da stupirsi, dunque, se la ricerca oncologica si interroga sulla possibilità di trasformare questo potere protettivo in un supplemento, in un medicinale.
Molto si è studiato sul betacarotene, precursore della vitamina A, sulla vitamina E, sul selenio e il licopene. Qualche anno fa, due grandi revisioni che presero in esame decine di studi su centinaia di migliaia di persone nel mondo, diedero esiti deludenti.
Morale: gli alimenti contengono decine, forse centinaia di composti ancora da scoprire, con interazioni poco prevedibili e molto poco replicabili.
Sbagliato, quindi, incoraggiare l’uso di integratori se non su consiglio medico a persone che, per vari motivi, non possono seguire una dieta bilanciata. Il rischio, temono gli esperti, è quello di far credere che con una compressa di vitamine non sia più necessario mangiare frutta e verdura.
L’avviso è ribadito a gran voce anche dal decalogo del World Cancer Research Fund: i supplementi nutrizionali non sono indicati per la prevenzione del cancro.
ATTENTI AI PRODOTTI POCO CONTROLLATI
Intorno al variegato mondo dei supplementi nutrizionali, inoltre, va coltivato il senso critico dei consumatori, che non sono pochi: un italiano su tre, secondo Federsalus, soprattutto donne istruite, che nel 2010 hanno acquistato nelle farmacie circa 100 milioni di confezioni per un valore di 1.418 milioni di euro.
Il rischio è quello del bidone, secondo Altroconsumo, che ha condotto un’indagine su 14 prodotti a base di mirtillo nero: tre non contenevano neppure il composto il quantitativo, mentre gli altri raggiungevano al massimo 72 mg di antocianine, sostanze antiossidanti, presenti in quantità doppia nel vecchio caro succo di mirtillo.
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.