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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-12-2014

«Ben venga la nuova etichetta, ma sugli zuccheri c’è ancora da lavorare»



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Secondo Andrea Ghiselli (Cra-Nut) le nuove indicazioni porteranno a scelte alimentari più sane e prodotti di migliore qualità

«Ben venga la nuova etichetta, ma sugli zuccheri c’è ancora da lavorare»

Andrea Ghiselli, dirigente di ricerca del Cra-Nut (il Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), qual è il vantaggio più significativo che trarranno i consumatori dall’introduzione delle nuove etichette?


«L’abbinamento della lista degli ingredienti alla tabella nutrizionale darà l’idea dei singoli apporti e di come questi influiscano sul bilancio energetico quotidiano. Con la nuova etichetta anche chi è allergico e chi esclude alcuni ingredienti dalla dieta per ragioni etiche avrà modo di non sbagliare».

Una tabella nutrizionale più completa può contribuire a rendere più salubre il profilo degli alimenti confezionati?

«Senza ombra di dubbio. Questo ulteriore sforzo in termini di trasparenza obbligherà i produttori a diventare più competitivi e immettere sul mercato alimenti più adatti a quelle che sono le richieste dei consumatori. Oggi c’è l’abitudine diffusa a mangiare in maniera più sana, per cui è prevedibile che questo orientamento condizioni in maniera decisa le scelte delle aziende alimentari».

Quali sono i rischi che deriveranno dal mancato obbligo di indicazione degli stabilimenti di produzione e confezionamento degli alimenti?

«Saranno inferiori a quelli temuti. Molte persone storcono il naso quando scoprono che un alimento non è prodotto e confezionato in Italia. Ma è una questione soprattutto psicologica: i rischi non cambiano così tanto tra un Paese e un altro dell’Unione Europea».

Cos’altro resta da fare, a questo punto?

«Il regolamento uniforma per la prima volta la legge in questo settore, a livello europeo. Ma se sui grassi siamo sulla strada giusta, per gli zuccheri restano diversi gli interventi da apportare. Al momento basta non aggiungere il saccarosio a un alimento per utilizzare il claim “senza zuccheri aggiunti”. Così, però, si trascurano tutte le altre molecole che, per intero o sotto forma di sciroppi, vengono addizionate e contribuiscono ad aumentare l’apporto complessivo di zuccheri».

Basterà questa piccola rivoluzione a migliorare la nostra dieta o continua a essere necessario valutare l’opportunità di strumenti più drastici, come i semafori?

«Con questa etichetta, che molti produttori adottano già da qualche mese, si può lavorare sul grado di consapevolezza del consumatore. Il semaforo che classifica gli alimenti, che è già costato alla Gran Bretagna una procedura da parte dell'Unione Europea, non è di aiuto, in questo senso. La scelta degli alimenti non può avvenire soltanto in base alle chilocalorie che contiene. Altrimenti finiremo per preferire una bevanda dolce senza zucchero all’olio extravergine di oliva». 


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@fabioditodaro

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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