L’Italia è fra i Paesi con ancora il numero più elevato di casi. È ancora scarsa la consapevolezza della gravità della malattia e l’importanza della prevenzione
Debellare il morbillo entro il 2015 nei Paesi della Comunità Europea: è questo l’obiettivo imposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, verso una malattia esantematica altamente contagiosa e ancora largamente diffusa, con in taluni casi probabilità di esiti neurologici permanenti (seppure rari) e in percentuali ancora più ridotte (un caso ogni 10 mila) letali. Ma il nostro Paese è molto in ritardo sul ‘programma terapeutico’.
ITALIA IN RITARDO
La decisione dell’Oms è stata annunciata due anni fa, ma l’Italia solo da alcuni mesi ha istituito la ‘sua’ Commissione incaricata non solo del monitoraggio della malattia sul territorio (che rispetto ad altri paesi dell’Unione, ha ancora i tassi più elevati affiancandosi ai numeri dell’Est Europa, Albania, Turchia e Romania) ma anche di inviare una relazione contenente i casi registrati, i dati sulla copertura vaccinale con due dosi nella popolazione pediatrica sotto i 5 anni, lo stato di immunità anche fra adolescenti e adulti provenienti da altre realtà. «Il fatto che l’Italia abbia ancora così tanti casi di morbillo - spiega Susanna Esposito, presidente della Sitip (Società Italiana di Pediatria) e presidente della Commissione dell’OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita - è preoccupante, non ci identifica come un paese avanzato, ma anzi richiede un forte impegno nella prevenzione sia a livello nazionale sia internazionale».
Eppure la profilassi contro il morbillo esiste, da più di 15 anni: una vaccinazione trivalente (combatte anche rosolia e parotite) da attuare sotto cute e da effettuarsi di norma tra il dodicesimo e il quindicesimo mese di età con un richiamo tra i cinque e sei anni. Il morbillo può essere addirittura debellato, grazie al vaccino, poiché non è una malattia infettiva trasmessa da un animale e come tale di più facile controllo: «Manca invece la consapevolezza – dichiara ancora la dottoressa Esposito – sulla possibile gravità della malattia e sull’importanza della prevenzione condivisa da tutte le autorità sanitarie, a cui si aggiunge l’accanimento di una popolazione di ancora contenuta ma comunque in aumento, antivaccinatori che vedono in questo vaccino a virus attenuato un fattore di pericolosità».
Invece la vaccinazione è l’unica via per sconfiggere e interrompere la trasmissione dell’infezione fin dall’età pediatrica: «Essa è efficace e sicura – conclude la pediatra – ed in grado di proteggere i bambini contro la gravità della malattia. Sono questi i fondamenti cardine ai quali la mamma deve affidarsi, facendo vaccinare i propri piccoli contro il morbillo con tranquillità».