L’attività fisica ha effetti benefici sull’efficienza respiratoria e sulla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità. I consigli per individuare la disciplina più adatta
Un bambino che soffre d’asma può svolgere regolarmente un’attività sportiva? Sì, perché lo sport migliora l’efficienza cardiorespiratoria e previene l’insorgenza del sovrappeso e dell’obesità. Una precisazione che, in concomitanza con la ripresa dell’anno scolastico, la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip) ha ritenuto necessaria per sgomberare il campo dai dubbi dei genitori. «Il vero rischio per la salute è rappresentato dalla sedentarietà», aggiunge Marzia Duse, direttore del servizio di immunologia e allergologia pediatrica del policlinico Umberto I di Roma e presidente della Siaip.
Se cala l’inquinamento, migliora la respirazione dei bambini
PERCHE’ I CHILI DI TROPPO FANNO LA DIFFERENZA
L’eccesso di peso può aggravare la sintomatologia dell’asma e predisporre all’insorgenza di condizioni tipiche dell’età adulta: quali il diabete, l’osteoporosi, l’ipertensione e la sindrome metabolica. Uno stile di vita corretto, che contempli una regolare attività fisica, è dunque importante per tutti i bambini, ma lo è, anche per questi motivi, ancor di più per gli asmatici. A conferma della tesi che li vede in grado di svolgere un’attività sportiva, ci sono anche i risultati ottenuti da alcuni atleti in ambito agonistico, riportati nel 2012 sul British Journal of Sports Medicine. Una percentuale di sportivi asmatici compresa tra il 4.2 e il 7.7 per cento ha partecipato alle diverse edizioni dei giochi olimpici tra il 2002 al 2010. Tra questi, una quota compresa tra il 5.4 e il 15.6 per cento ha pure vinto una medaglia.
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ASMA E ALLERGIA? NON SONO UN PROBLEMA
Sebbene non sia stata ancora del tutto chiarita la correlazione tra l’asma e l’obesità, l’attività fisica risulta essere un fattore in grado di avere un impatto positivo sulla salute nei bambini e negli adolescenti. Eppure i genitori dei bambini asmatici tendono spesso a considerare la pratica sportiva come un ostacolo per il proprio figlio. È questo lo scenario che emerge da una revisione di 75 studi pubblicata su Annals of Epidemiology, in cui l’attenzione è stata posta sulla relazione tra asma, sovrappeso ed effetti dell'attività fisica in età evolutiva. È così emerso che lo sport ha un effetto sempre benefico, che talvolta risulta però smorzato dalle posizioni dei genitori, le cui paure sui possibili effetti secondari della malattia rimangono il principale ostacolo alla pratica sportiva. «Anche da noi mamma e papà tendono a considerare allergia e asma come una barriera allo svolgimento di una regolare attività fisica», afferma Giancarlo Tancredi, responsabile del servizio di medicina dello sport del policlinico romano. «Soltanto un bambino asmatico su cinque esegue una visita specialistica allo scopo di conseguire il certificato di idoneità sportiva agonistica. La quota risulta quadruplicata tra i coetanei che non hanno asma e allergie. In una recente ricerca, pubblicata sull’American Journal of Respiratory Care Medicine, abbiamo dimostrato che i tassi di sovrappeso e obesità sono più alti tra i bambini asmatici rispetto a quelli sani».
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COME SCEGLIERE LO SPORT PIU' ADATTO
I bambini asmatici possono praticare la maggior parte degli sport. La regola più importante è rispettare le attitudini e le loro inclinazioni. «Sono sconsigliati però gli sport estremi, in cui il bambino o l’adolescente può essere soccorso con difficoltà, le immersioni subacquee in profondità e le attività svolte in ambienti fortemente inquinati», aggiunge Tancredi. Per tenere l’asma sotto controllo, è necessario assicurare l’aderenza alle terapie e informare gli istruttori sulle condizioni di salute del bambino e sulle procedure da seguire in caso di emergenza. Un bambino asmatico che fa sport dovrebbe sempre respirare attraverso il naso (per ridurre il contatto con gli allergeni), non svolgere l’attività negli orari più caldi e in presenza di sintomi respiratori (tosse, sibili, affanno).
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).