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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 26-10-2017

Tumori: identificato nuovo bersaglio per migliorare l'immunoterapia



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Identificato nuovo meccanismo che i tumori mettono in atto per spegnere la risposta immunitaria. Così si potranno progettare farmaci immunoterapici sempre più precisi. Una scoperta tutta italiana realizzata dal gruppo di Alberto Mantovani

Tumori: identificato nuovo bersaglio per migliorare l'immunoterapia

Nuovo passo avanti nella lotta ai tumori e nell'immunoterapia. Il gruppo di ricerca del professor Alberto Mantovani dell'Isituto Clinico Humanitas ha individuato un nuovo meccanismo che i tumori mettono in atto per sfuggire al sistema immunitario. Potendo alterare questo sistema -come già fatto in passato attraverso lo sviluppo di farmaci immunoterapici- la speranza è quella di riattivare le nostre cellule di difesa a rispondere contro le cellule cancerose. Se così sarà avremo un ulteriore arma in più a quelle già sviluppate sino ad oggi e che hanno cointribuito al successo dell'immunoterapia. I risultati sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Nature.

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LA SVOLTA NELLA LOTTA AI TUMORI SI CHIAMA IMMUNOTERAPIA

Negli ultimi dieci anni la cura dei tumori è giunta ad una svolta grazie all'immunoterapia. Il concetto di fondo alla base di questo nuovo approccio consiste nel pilotare il sistema immunitario affinchè possa riconoscere ed eliminare le cellule tumorali con maggior forza rispetto a quanto avviene fisiologicamente. Alla base di questo nuovo modo di pensare di combattere il cancro vi è infatti l'osservazione che il sistema immunitario è sempre in grado di riconoscere un corpo estraneo come il tumore. Quest'ultimo però, grazie a particolari meccanismi, è capaci di spegnere la risposta immunitaria e proliferare in maniera incontrollata. Ecco perché poter agire dall'esterno mantenendo sempre attiva la risposta immunitaria è una delle strategie vincenti nella cura dei tumori. Una risposta duratura nel tempo tale da rendere il cancro una malattia cronica. Ad oggi forme tumorali che in passato non lasciavano scampo possono essere trattate con successo. L'esempio principale è il melanoma: se prima del 2011 per una diagnosi di melanoma metastatico l'aspettativa di vita era di pochi mesi, oggi esistono casi limite dove grazie a questo approccio il paziente è vivo a 10 anni dalla diagnosi.

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TOGLIERE IL FRENO AL SISTEMA IMMUNITARIO

Allo stato attuale i principali meccanismi che il tumore mette in atto per sfuggire ai nostri sistemi di controllo sono essenzialmente due, ovvero il controllo di CTLA-4 e PD-1, due proteine poste sulle cellule del sistema immunitario che servono per spegnere la risposta immunitaria. Le cellule tumorali infatti secernono molecole capaci di interagire con queste strutture spegendo così l'azione del sistema immunitario. I principali farmaci immunoterapici sviluppati in questi anni hanno proprio come obiettivo il blocco di queste proteine con l'obiettivo di mantenere sempre accesa la risposta. «La scoperta e la maggior conoscenza dei freni dell'immunità -spiega Mantovani- ha aperto la strada all'idea di togliere questi freni per far ripartire la risposta del nostro sistema immunitario contro i tumori».

LOTTA AI TUMORI: PRESENTE E FUTURO DELL'IMMUNOTERAPIA

IL-1R8: SU QUESTA PROTEINA SI PROGETTERANNO I FUTURI FARMACI

Accanto a questi due ora, grazie allo studio di Humanitas, si aggiunge un nuovo target: IL-1R8. Scoperto nel 1998 come gene dallo stesso team di ricerca italiana che oggi ne ha identificato il ruolo anticancro, IL-1R8 ha dimostrato in cellule di difesa umane l’azione di mediatore della resistenza contro tumori e metastasi, in particolare al fegato e al polmone bloccandone lo sviluppo. «Identificare l'azione di IL-1R8 come freno all'attività delle nostre cellule di difesa, in particolare delle Natural Killer (NK), presenti in sedi specifiche quali fegato e polmone -evidenzia Martina Molgora, ricercatrice di Humanitas, e autrice del lavoro- ci ha permesso di vedere che, togliendo "il freno", le cellule NK si attivano a difesa di questi organi contro cancro e metastasi». Prossimo passo -come avvenuto per PD-1 e CTLA-4- sarà ora quello di sviluppare molecole in grado di bloccare l'attività di IL-1R8. Se così sarà avremo a disposizione un'arma ulteriore da utilizzare nella lotta al cancro. 

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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