Il tumore al seno colpisce all'incirca 300 uomini ogni anno in Italia. Gli esperti chiedono che gli studi inizino a considerare anche loro. L'obiettivo è ridurre l'impatto della chirurgia
Il tumore al seno non è un’esclusiva femminile. Benché molto più raramente, può colpire anche i maschi. In media ogni anno in Italia si contano circa 300 nuovi casi di tumore alla mammella maschile. Ciò significa che ogni uomo ha meno di una probabilità su cinquecento di ammalarsi di questa neoplasia nel corso della vita. Data la rarità è frequente un certo ritardo diagnostico (molti uomini ignorano di potersi ammalare) e anche una attenzione limitata da parte del'oncologia. Ma per poter curare al meglio gli uomini, occorre iniziare a coinvolgerli negli studi.
Tumore al seno nelle donne: mastectomia preventiva se il gene Brca 1 è mutato
IL TUMORE AL SENO NEGLI UOMINI
Il messaggio è stato lanciato nel corso dell'ultima conferenza europea sul tumore al seno, tenutasi a Barcellona. «Abbiamo questa necessità per scoprire se gli uomini rispondono o meno allo stesso modo ai trattamenti in uso nelle le donne - ha affermato Robert Mansel, docente di chirurgia all'Università di Cardiff e presidente della conferenza -. Gli ormoni coinvolti nel cancro al seno maschile sono diversi, ma fino a quando questo aspetto non verrà indagato non sapremo quale potrà essere il miglior trattamento per loro». Le probabilità di ammalarsi di tumore al seno, per i maschi, crescono all’aumentare dell’età, se è presente familiarità per il tumore al seno (motivo per cui dopo una diagnosi viene quasi sempre richiesta una consulenza genetica, vista la frequente mutazione dei geni Brca) o sindrome di Klinefelter, una malattia genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma X in più che comporta ridotti livelli di ormoni maschili e più elevati livelli di ormoni femminili. Anche la presenza di patologie come cirrosi epatica o obesità, l’esposizione a radiazioni, l’assunzione di farmaci ormonali (per esempio per il tumore della prostata) possono aumentare il rischio.
TUMORE AL SENO: SEGNI E SINTOMI
A CUI PRESTARE ATTENZIONE
CHIRURGIA MENO INVASIVA
Lo spunto per parlare di tumore al seno al maschile è giunto da una ricerca presentata nel corso del convegno europeo, da cui è emerso come un trattamento farmacologico precedente all'intervento chirurgico (neoadiuvante) potrebbe favorire un aumento del numero degli interventi conservativi ed evitare dunque alle donne il forte impatto della rimozione di uno o entrambi i seni. Nella ricerca sono state prese in esame donne colpite da un tumore al seno Her 2 positivo - sulle cui cellule risulta espresso il recettore per il fattore di crescita epidermico umano - in grado di rispondere bene sia alla chemioterapia sia alla somministrazione del trastuzumab. Dal trial, condotto su 160 donne tutte colpite da questa tipologia di tumore al seno, è emerso che la terapia farmacologica è in grado di ridurre in maniera sensibile l'impatto della chirurgia. Da qui l'idea di riconsiderare anche quei pochi s'uomini che s'ammalano di cancro della mammella, «per cui l'aspetto estetico è parimenti importante», ha spiegato Mansel.
PER GLI UOMINI QUASI SEMPRE CHIRURGIA RADICALE
«Quando un uomo si ammala di tumore al seno, però, quasi sempre si opta per una chirurgia radicale - conferma Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e direttore del programma senologia dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Per questi pazienti, non esistono indicazioni a una chirurgia conservativa. La mammella maschile è molto piccola e il tumore interessa quasi sempre la parte centrale, per cui si asporta completamente la ghiandola. Nella mia esperienza i pazienti, per la maggior parte non giovanissimi, quasi mai si sono lamentati per la menomazione, che di solito è poco evidente anche in ragione della ricrescita dei peli».
I geni Brca aumentano il rischio di tumore al seno. Non la mortalità
AUTOPALPAZIONE AL MASCHILE
Di tumore al seno maschile sta parlando molto Stefano Saldarelli che, dopo essere stato colpito dalla malattia, ha deciso di impegnarsi in prima persona per far sapere che il cancro al seno non è soltanto roba da femmine. E che anche l'autopalpazione è una buona abitudine. «È arrivato il momento di toccarsi i pettorali in cerca di noduli, protuberanze o di qualsiasi elemento anomalo. Fatelo da voi o fatevelo fare dalle vostre partner, sicuramente più avvezze a questo genere di tecnica preventiva. Fatevelo reciprocamente. Potrebbe essere un bel gioco che potrebbe salvare la vita ad entrambi».
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).