Una nutrizione adeguata può fare la differenza in termini di guarigione. Informazioni e supporto un diritto dei malati di tumore
Sono malati di cancro, ma vogliono mangiar bene per due ragioni: per non sentirsi diversi e perché i pazienti malnutriti vivono meno. Questo è quanto gli studi scientifici sulla nutrizione dei malati di tumore hanno osservato negli ultimi anni ed è quanto oggi si cerca di far entrare nella pratica clinica, a tutto beneficio degli assistiti. «Ogni anno in Italia trentacinquemila malati di cancro muoiono a causa della carenza di nutrienti - lancia l'allarme Paolo Pedrazzoli, direttore della struttura complessa di oncologia medica del policlinico San Matteo di Pavia -. Mentre i dati mostrano che una corretta nutrizione associata alla chemioterapia migliora l'esito clinico del paziente: questo in maniera pressoché indipendente dal tumore in questione». Le evidenze scientifiche, seppur ancora in aggiornamento, ci sono. Ma la malnutrizione continua a essere ancora molto comune tra i pazienti ospedalizzati.
Dieta proteica e attività fisica contro la sarcopenia
SETTE MALATI DI CANCRO SU DIECI SONO MALNUTRITI
Il dato emerge da un'indagine condotta dalla Coalizione Europea dei Pazienti Oncologici (Ecpc), che ha evidenziato come più di sette ammalati di tumore su dieci (72 per cento) abbia problemi di alimentazione durante la malattia o nel corso delle terapie, mentre poco più di uno su tre (37 per cento) si ritenga adeguatamente informato relativamente alla dieta da seguire nel corso delle cure. L'indagine è stata condotta in dieci Paesi europei su 907 pazienti o «survivor», colpiti da un ampio spettro di neoplasie. A intervistarli i rappresentanti di alcune associazioni, dal cui lavoro è emerso che 7 pazienti su 10 hanno visto calare il proprio peso corporeo, con una perdita moderata o severa in più di un caso su 3 (26,7 per cento). Mentre da un'indagine condotta nell'anno in corso dalla Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato Oncologico (Favo) è emerso che soltanto un paziente su tre segue una dieta personalizzata definita nel centro che l'ha in cura. «Sono dati che confermano come nella nutrizione clinica in oncologia ci siano ancora troppi equivoci - segnala Gianfranca Traclò, responsabile dell'area di ricerca della Favo -. Ci sono pazienti che credono di poter autogestire l'alimentazione durante la malattia, ma non è così. E anche chi oggi è più informato, spesso fa ancora fatica ad avere informazioni più circostanziate nelle strutture di cura».
COME QUEL CHE MANGIAMO
PUO' RENDERCI SANI O MALATI?
EVITARE IL FAI-DA-TE
Così il fai-da-te, in queste condizioni, diventa spesso la prima scelta: c'è chi riduce drasticamente fino ad abolire in alcuni gli zuccheri, la carne rossa e i formaggi a vantaggio sopratutto di prodotti di origine vegetale.
I cereali integrali, i legumi, la curcuma, lo zenzero e la frutta secca sono invece spesso scambiati per la panacea contro i tumori: ma la situazione è evidentemente più complessa.
Particolarmente gettonata è anche l'autoprescrizione di vitamine e antiossidanti durante le terapie, sebbene questi micronutrienti possano interferire con le stesse. «La carenza di informazioni porta spesso i pazienti a sovrapporre le indicazioni diffuse per la prevenzione primaria con quelle che dovrebbero invece essere adottate con chi è già alle prese con la malattia - afferma Riccardo Caccialanza, responsabile del servizio di dietetica e nutrizione clinica del policlinico San Matteo di Pavia -. Nessun alimento può essere escluso in maniera assoluta dalla dieta di un paziente oncologico.
Il discorso da fare, piuttosto, riguarda lo stile di vita da seguire. Così come oggi si fa con i farmaci, la terapia di supporto nutrizionale va disegnata su misura del singolo paziente, cominciandola fin dall'inizio delle cure e tenendo a mente quello che è l'unico obiettivo: evitare che subentri uno stato di malnutrizione. Oppure, se già presente, cercare di venirne fuori quanto prima». Si interviene sulla dieta, fin quando possibile, mentre quando il paziente fatica ad alimentarsi, anche per cause diverse dalla malattia oncologica, si ricorre alla nutrizione artificiale: con la somministrazione di mix di nutrienti nel tratto gastrointestinale (enterale) o direttamente nel torrente circolatorio (parenterale).
ANCHE IL SUPPORTO NUTRIZIONALE FRA I DIRITTI DEL PAZIENTE ONCOLOGICO
Saperne di più sull'alimentazione è un bisogno primario dei pazienti, come emerso dall'indagine condotta dalla Favo su circa diecimila schede compilate dai malati rivoltisi a uno dei quaranta punti informativi ospedalieri dell'Associazione Italiana Malati di Cancro (Aimac). Risultato?
Metà delle domande rivolte vertevano sulla nutrizione: a dimostrazione di quanto i pazienti cerchino informazioni adeguate in merito e spesso a non fornirle sono gli stessi oncologi, come peraltro evidenziato dall'indagine europea. «In generale si dà ancora poca importanza alla nutrizione nei malati, benché diversi studi condotti sull'uomo abbiano dimostrato che in assenza di un adeguato supporto i pazienti hanno una prognosi peggiore - conferma Pedrazzoli -. Questo perché una chemio o una radioterapia in condizioni di malnutrizione è più difficile da affrontare. La conseguenza è una ridotta aderenza alle terapie, da cui deriva l'effetto negativo sulla prognosi».
Da qui l'idea avuta dalla Favo assieme a due società scientifiche - l'Associazione Italiana degli Oncologi Medici (Aiom) e la Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (Sinpe) - di redigere la Carta dei diritti del paziente oncologico.
Il decalogo è uno strumento che si prefigge l’obiettivo è di rispondere alle richieste dei pazienti e dei loro famigliari sull’alimentazione e sul diritto a ricevere corrette prescrizioni nutrizionali.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).