Ascanio, che oggi ha dieci anni, aveva 16 masse renali. La chemioterapia e due interventi hanno scacciato i fantasmi e trasformato la malattia in una «invasione» di ranocchie nello stomaco
Una carezza può arrivare lì dove non riesce la mano di un pediatra. Deve dire grazie al nonno Giovanni, Ascanio Maria, dieci anni da compiere il primo marzo, a poco più di due scopertosi ammalato di un nefroblastoma di Wilms, un tumore maligno di origine embrionaria che in nove casi su dieci si sviluppa in maniera sporadica (non ereditaria). Pur visitandolo ogni tre mesi, in assenza di sintomi specifici, lo specialista non era riuscito a scovare ciò che invece apparve sospetto al nonno in un pomeriggio di cinque anni fa. «Stavano giocando assieme sul divano e mio padre, accarezzandolo per la pancia, sentì un bozzo a livello dell’addome», ricorda oggi il papà di Ascanio, Valerio, 38 anni, web designer. Tutto ebbe inizio nel tinello di casa.
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DUE RENI A MACCHIA DI LEOPARDO
Ascanio, come speravano i genitori, non aveva una «colite, pur mangiando tanto latte». Al policlinico Umberto I bastò sottoporlo a un’ecografia per capire di cosa si trattasse. La massa tastabile al rene destro aveva la lunghezza di nove centimetri, ma la scoperta fu un’altra: entrambi gli organi erano colpiti dalla neoplasia. Sedici le masse totali: cinque a destra e undici a sinistra. La diagnosi fu esplicitata nell’arco di una settimana: nefroblastoma bilaterale e multicentrico. Oggi Valerio, consigliere di «Io Domani» (associazione per la lotta ai tumori infantili), ricorda i reni di un figlio simili «alla pelle di un leopardo». Ancora pochi mesi e «il tumore se li sarebbe mangiati». Il vero miracolo, oltre a salvare la vita ad Ascanio, è stato la preservazione degli organi. Sono stati necessari due interventi: il primo per asportare il polo superiore del rene destro ed enucleare sei masse di quello sinistro, il successivo per completare l’opera e ricompattare le due sezioni del rene sinistro. A effettuarli Denis Cozzi, direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia pediatrica della struttura capitolina. Oggi il piccolo «guerriero» - ha già al suo attivo 13 anestesie totali e 43 sedute di chemioterapia - vive con due «porzioni» renali, senza essersi mai sottoposto a una seduta di dialisi (anche se l’eventualità di sottoporsi a un trapianto non può al momento essere esclusa).
COS’E’ IL PROGETTO GOLD FOR KIDS
DELLA FONDAZIONE VERONESI?
UNA VITA TRA LA SCUOLA E LO SPORT
Il tumore di Wilms è un esempio dei progressi raggiunti nella cura delle neoplasie pediatriche, che ogni anno colpiscono duecentocinquantamila bambini nel mondo, di cui 2.600 in Italia, tra pazienti in età pediatrica e adolescenti. In questo caso l’approccio combinato - chemioterapia pre e postoperatoria, chirurgia e radioterapia - ha permesso di raggiungere percentuali di guarigione prossime al novanta per cento. È grazie dunque ai successi della ricerca che oggi Ascanio «svolge una vita identica a quella dei suoi coetanei», racconta mamma Laura, psicoterapeuta, ricercatrice in neuroscienze alla Fondazione Santa Lucia di Roma. «Frequenta la prima elementare, da due anni pratica il nuoto e da qualche mese anche il jiu jitsu brasiliano, seppur in maniera molto controllata. Nessuna restrizione a tavola, anche se deve preoccuparsi di bere sempre a sufficienza». Tutto nella norma, perché se «Ascanio sarà un bambino diverso, è perché voi lo avrete fatto sentire diverso», ha sempre ripetuto ai genitori Amalia Schiavetti, responsabile del servizio day hospital dell’unità operativa complessa di oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I, diretta da Anna Clerico. Due angeli custodi comparsi nella vita della famiglia Treviso. «Sono loro la prova tangibile che l’Italia è anche un Paese pieno di eccellenze nelle corsie degli ospedali». Ciò che Ascanio non sa ancora è quale strettoia gli si sia posta davanti durante il secondo anno di vita. «È un bambino molto curioso, perciò adesso comincia a fare qualche domanda quando andiamo in ospedale per i controlli». Ma la risposta di mamma e papà lo lascia privo di dubbi. Per un bambino nato «con le ranocchie nella pancia» è normale sottoporsi ai controlli semestrali. «Dobbiamo evitare che ritornino», gli ripetono i genitori, quando interpellati.
Ecco perché lo sport fa bene ai giovani malati di tumore
LA FONDAZIONE VERONESI VICINA AI GIOVANI PAZIENTI
Per fare in modo che la storia di Ascanio sia quella di tanti altri bambini colpiti da un tumore, la Fondazione Umberto Veronesi ha lanciato "Gold for Kids", il progetto - in collaborazione con l'Aieop (Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica) e Siamo (Società Italiana Adolescenti con Malattie Oncoematologiche) - ideato per sostenere le cure e promuovere l'informazione sul tema dell'oncologia pediatrica. Con i fondi raccolti nel 2015 è stato possibile avviare l’arruolamento di due protocolli di cure: per il neuroblastoma e per la leucemia mieloide acuta. Sono stati inoltre stanziati i fondi per avviare altri protocolli per i linfomi non hodgkin, i sarcomi e i tumori renali. Nel 2016, invece, ci si concentrerà sui tumori cerebrali infantili: in particolare sul medulloblastoma, lo stesso che ha colpito due volte Matteo Davide Bonvicini.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).