Dal recente congresso di nefrologia un sistema per promuovere la cura al domicilio, poco diffusa, che si aggiunge alla dialisi peritoneale, non sempre praticabile. C’è anche la dialisi breve per la cura quotidiana
A SPASSO CON IL RENE ARTIFICIALE: LA STORIA DI GIULIANO
Quando i reni non funzionano, c’è la dialisi che sostituisce il lavoro di questi due organi. Due sono le tecniche valide, la emodialisi, cioè la pulizia del sangue attraverso un percorso extracorporeo, con il rene artificiale, da effettuare 3 volte alla settimana in ospedale o a casa e la dialisi peritoneale, un sistema di filtrazione del sangue attraverso una membrana addominale, svolto dopo una opportuna formazione, al proprio domicilio. In Italia il Servizio sanitario nazionale garantisce la dialisi a tutti, in ospedale e in centri territoriali , detti CAL, o a casa.
Mentre la dialisi peritoneale è accettata in una percentuale fra il 10 e il 20% dei dializzati, che sono 50.000 in Italia, con un aumento di 10.000 casi all’anno, l’emodialisi domiciliare non ha mai avuto grande successo, nonostante i vantaggi che offre questa applicazione: gestire la dialisi quando si vuole, con l’aiuto di un familiare, in un ambiente conosciuto, senza bisogno di trasferimenti. «La persona affetta da insufficienza renale che ha bisogno di dialisi – spiega Gherardo Buccianti, presidente della Fondazione Aspremare che da 30 anni fa opera di formazione fra i medici e informazione fra il pubblico – si ammala sempre più in là con gli anni e sembra avere paura di attaccarsi a una macchina senza l’aiuto del medico e o dell’infermiere. Per diffondere questa modalità di cura, la emodialisi a casa, occorre disporre di strumenti pratici, che garantiscano sicurezza e che prevedano la videosorveglianza».
DIALISI A DOMICILIO
Soltanto poche decine di malati finora hanno accettato di servirsi della emodialisi domiciliare. Ma dall’ultimo congresso di nefrologia gli specialisti si sono trovati a discutere su un nuovo metodo di emodialisi domiciliare, con controllo remoto via internet, che potrebbe favorire questo tipo di assistenza. Che cosa significa? Vuol dire che il paziente ritenuto idoneo a utilizzare il servizio di emodialisi domiciliare, sarà controllato in tempo reale con l’ospedale di riferimento. Quando il paziente si collega alla macchina per la depurazione del sangue, in ospedale si accende un monitor e il personale sanitario può controllare tutti i parametri del trattamento e informare il malato se qualcosa non va per il verso giusto. Un modem consente un collegamento bidirezionale.
LA SPERIMENTAZIONE
Lo hanno provato da qualche mese due ragazzi, fratello e sorella, con la stessa macchina, con la supervisione del reparto di nefrologia e dialisi dell’ospedale San Gerardo di Monza. Con un sistema informatico di assistenza a controllo remoto, proposto da Fresenius medical care, il team dell’ospedale San Gerardo è in grado, in tempo reale, di monitorare e raccogliere i dati del trattamento dialitico, direttamente scaricati dal rene artificiale installato al domicilio del paziente e stampati sui monitor dei computer della struttura ospedaliera.
«Ciò – dice Maria Rosa Viganò, direttore della struttura di dialisi dell’ospedale –permette al medico, in caso di anomalie o rilevazione non soddisfacente dei parametri misurati, un intervento immediato per risolvere il problema o per migliorare la performance della seduta dialitica». Seguire meglio i pazienti in dialisi a domicilio è un vantaggio per tutti, pazienti e strutture sanitarie e speriamo, - spiega Andrea Stella, direttore della struttura di nefrologia del San Gerardo - “una volta finita la sperimentazione di promuovere tale tipo di assistenza ai malati che fanno riferimento a noi e di esportare il sistema in altre regioni. Attualmente, dei 160 pazienti in dialisi, il 5% sono in dialisi domiciliare (8 con il sistema tradizionale e due con la dialisi a controllo remoto) e speriamo di arrivare al 15%.”.
LA DIALISI BREVE
Ma a pochi chilometri da Monza, nel capoluogo lombardo, si sta utilizzando un altro sistema di emodialisi a domicilio, la dialisi breve. Questo tipo di assistenza prevede l’utilizzo di una nuova macchina-rene artificiale, di poco impatto, da utilizzare tutti i giorni per un paio d’ore. “I risultati sono ottimi – dice Giacomo Colussi, direttore della struttura di nefrologia dell’ospedale di Niguarda Ca’ Granda – sia per il paziente che depura quotidianamente il suo sangue, all’ora che preferisce e senza l’impatto con un grande rene artificiale, sia per l’ospedale che risparmia e può gestire meglio le risorse economiche. Inoltre il paziente non ha bisogno di assistenza infermieristica e può contattarci quando vuole. Attualmente dei 200 pazienti in dialisi, 5 usufruiscono di questa apparecchiatura, di produzione americana. Altri 20 pazienti utilizzano a casa la dialisi peritoneale”.
LE CURE
Il paziente che soffre di insufficienza renale ha una variegata scelta di cure, a cominciare dal trapianto di rene da cadavere o da vivente, alla dialisi, cioè alla depurazione del sangue dalle scorie che normalmente vengono filtrate dai reni. I malati possono scegliere fra diversi tipi di dialisi, la emodialisi in ospedale (82%), con tre sedute settimanali di 4 ore; lo stesso sistema al proprio domicilio (più diffusa nella seconda metà del secolo scorso, oggi scelta da poche centinaia di malati, con percentuali che vanno dallo zero al 5%, e distribuiti a macchia di leopardo) oppure la dialisi peritoneale (18%), sempre a casa.
PIU’ INFORMAZIONE
Quale scegliere? A questo proposito, proprio dal recente congresso di nefrologia che si è tenuto a Catania, è emersa la scarsa conoscenza che i pazienti hanno sulla dialisi. L’Associazione nazionale emodializzati (Aned) ha preparato un opuscolo che distribuirà in tutte le strutture nefrologiche per aiutare i malati a gestire meglio la malattia. L’opuscolo è per i pazienti che così diventano protagonisti della cura. Perché- dice la presidente dell’Aned, Valentina Paris - “ponderando bene tutte le possibilità e osservando scrupolosamente le indicazioni degli specialisti, la dialisi permette una qualità di vita soddisfacente, in mancanza di un sufficiente numero di reni da trapiantare”.