Le prime visite per i tumori della pelle sono calate di un terzo. Il rischio è un aumento di casi gravi di melanoma. La telemedicina ci aiuterà?
Fra i tanti effetti collaterali della pandemia da SARS-CoV-2 vanno tenuti sott’occhio anche i ritardi nella diagnosi e nelle terapie per i tumori della pelle. L’avvertimento è arrivato dagli esperti dell'Intergruppo Melanoma Italiano (Imi), che hanno misurato una riduzione di un terzo delle visite di controllo e delle biopsie rispetto all’anno scorso. Il rischio, spiegano, è di trovarsi di fronte a malattie in stadio più avanzato e più complicate da curare.
VISITE RIDOTTE DI UN TERZO
L’indagine ha coinvolto i principali centri di cura per i melanomi in Italia e ha confrontato i dati di febbraio-aprile 2020 con lo stesso periodo dell’anno precedente. Le prime visite per tumori della pelle sono calate del 31%, le biopsie del 36%, le diagnosi istologiche del 24%. Anche la fase di terapia ha mostrato un contraccolpo evidente per il lockdown: meno 23% di asportazioni chirurgiche, meno 20% di terapie iniziate. Questa situazione, osserva in un’intervista all’ANSA Ignazio Stanganelli, presidente Imi «può determinare un ritardo nella diagnosi con il rischio trovarci davanti nei prossimi mesi a melanomi in stadio più avanzato con prognosi peggiore. Nei mesi a venire - aggiunge - occorrerà ottimizzare le risorse verso i pazienti con le forme più gravi».
APP E TELEDERMATOLOGIA AIUTERANNO?
Preoccupazioni analoghe accomunano i dermatologi in molte aree del mondo, che stanno cercando di valutare i danni dopo il periodo più duro dell’epidemia da nuovo Coronavirus e di riorganizzare al meglio i servizi di prevenzione e cura in oncologia. Se non recuperati, infatti, col tempo i ritardi possono portare a un aumento dei casi gravi, della mortalità e dei costi sanitari. In una situazione in cui il virus è tutt’altro che scomparso ed è difficile prevedere l’evolversi della pandemia, fra le varie soluzioni allo studio c’è anche la teledermatologia, che avrebbe il vantaggio di consentire il contatto a distanza fra medico e paziente e di limitare le occasioni di contagio. Si tratta di procedure che vanno da semplici tecnologie di comunicazione per scambiare immagini e informazioni ad app di vario tipo che usano algoritmi per decodificare il livello di rischio di una lesione. In molti casi questi applicativi sono sempre più diffusi anche se ancora sotto osservazione per valutarne l’efficacia. L'occhio e l'esperienza del medico sono difficilmente sostituibili, ma con l'emergenza Covid-19 è probabile che la telemedicina e la teledermatologia andranno incontro ad una (ulteriore) accelerazione. Le implicazioni? Avremo bisogno di specialisti adeguatamente formati e di ricerca capace di studiare le tecniche e gli strumenti digitali affinchè la loro utilità per la salute delle persone sia la massima possibile.
Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.