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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 06-03-2023

Melanoma: l'immunoterapia neoadiuvante riduce le recidive



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L'utilizzo dell'immunoterapia in modalità neoadiuvante e adiuvante riduce il rischio di recidiva rispetto alla sola strategia adiuvante. Un passo avanti nella lotta al melanoma

Melanoma: l'immunoterapia neoadiuvante riduce le recidive

Utilizzare l'immunoterapia prima -in modalità neoadiuvante- e dopo -adiuvante- la rimozione di melanoma riduce enormemente il rischio di recidiva rispetto alla sola immunoterapia post-operatoria. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine i cui dati sono stati presentati allo scorso congresso dell'European Society for Medical Oncology.

MELANOMA COME MALATTIA CRONICA

Prima del 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico della storia (ipilimumab), l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato e il melanoma sempre più spesso può essere trasformato in malattia cronica. Un esempio? Somministrare in prima linea la combinazione ipilimumab più nivolumab porta, secondo gli utlimi dati aggiornati, al 48% la sopravvivenza a 7 anni e mezzo dalla diagnosi. 

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RIDURRE IL RISCHIO DI RECIDIVA

I grandi progressi nella cura del melanoma non si fermano al solo tumore in fase metastatica. Ed è questo il caso dei melanomi ad alto rischio di recidiva come quelli in stadio III e IV resecati, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata. In questi pazienti, se non viene effettuata la terapia adiuvante che mira ad evitare che la malattia si ripresenti, dopo la resezione chirurgica, il tasso di recidiva a 5 anni è elevato pari al 71% e all’85%. Ad oggi, fortunatamente, nel nostro Paese è possibile somministrare sia nivolumab sia pembrolizumab in modalità adiuvante. Nello studio CheckMate-238, che ha portato all'approvazione da parte di AIFA, nivolumab come terapia adiuvante ha dimostrato un beneficio a lungo termine con una sopravvivenza libera da recidiva a tre anni del 58% e una riduzione del rischio di recidiva pari al 32%.

L'UTILITÀ DELL'IMMUNOTERAPIA NEOADIUVANTE

Negli anni la ricerca ha continuato ad andare avanti e gli scienziati hanno provato a migliorare ulteriormente questi dati. Così sono nati i primi studi in cui l'immunoterapia è stata utilizzata anche in modalità neo-adiuvante, ovvero prima della rimozione del melanoma. Ed è questo il caso dello studio che ha portato alla pubblicazione sul New England Journal of Medicine. Il trial clinico, che ha coinvolto oltre 300 persone con melanoma in fase III e IV ad alto rischio di recidiva, aveva come obbiettivo la valutazione dell'impatto del doppio utilizzo dell'immunoterapia con pembrolizumab rispetto alla sola modalità adiuvante. Dalle analisi, aggiornate a due anni dalla somministrazione, è emerso che la sopravvivenza libera da eventi -ovvero quel parametro che valuta l'evoluzione della malattia- si è verificata nel 72% nei pazienti trattati in neoadiuvante e adiuvante e del 42% con la sola strategia adiuvante. Una riduzione notevole del rischio che dimostra l'utilità della doppia somministrazione nell'evitare le recidive.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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