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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 05-03-2021

«Lo sport e la prevenzione mi hanno salvata»



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Valentina D'Arrigo corre da sempre, e non si è fermata quando ha dovuto affrontare un tumore del collo dell'utero. Ecco la sua storia

«Lo sport e la prevenzione mi hanno salvata»

«Io sono una sportiva, sono convinta che lo sport nella vita aiuti tanto. Ho corso due maratone, a Roma e a Firenze, e avevo in programma New York. Poi, è arrivata la malattia. Ma è la prossima che farò, spero».

Valentina, sportiva da sempre, corre da diversi anni. Non ha mai smesso, neppure quando ha dovuto affrontare un tumore del collo dell’utero, le terapie, i controlli. Valentina non si è mai fermata. Nel 2020 l’incontro con le Pink Ambassador, il gruppo di donne coraggiose che corrono e si allenano per testimoniare con Fondazione Umberto Veronesi l’importanza della prevenzione e degli stili di vita sani. Le loro corse, le loro emozioni e le tante risate più di qualsiasi discorso dimostrano a tutte le donne che la vita va avanti, comunque.

L'ESPERIENZA DELLA MALATTIA E LA CONDIVISIONE NELLO SPORT

Partiamo da qui, da quel giorno dell’incontro con le Pink Ambassador. «È stata un’esperienza speciale. Siamo un bel gruppo, ci sentiamo spesso e compatibilmente con le restrizioni dovute alla pandemia cerchiamo di vederci, come è accaduto la scorsa estate. Questa esperienza ha dato moltissimo a tutte noi. Alcune non avevano mai davvero corso e si sono lanciate in quest’avventura lo stesso: all’inizio hanno fatto molta fatica, ma alla fine quasi tutte “corricchiavano”. È scattato in loro qualcosa, la magia dello sport, dell’aiuto reciproco»

«Io dico sempre che è un’esperienza bellissima e a qualcuno forse può sembrare strano: in fondo ci incontriamo perché, purtroppo, siamo state colpite tutte da una patologia tumorale. Eppure c’è qualcosa di speciale che ci lega, qualcosa che mi ha colpito tanto dalla prima volta: ci capiamo con uno sguardo, senza bisogno di spiegare o di raccontare».

UN TUMORE DA AFFRONTARE

A convincerla del progetto Pink Ambassador è stata la proposta di legare l’esperienza della malattia allo sport, agli allenamenti insieme, ad un obiettivo comune da perseguire. «Sono sempre stata sportiva, fin da piccola. Da donna adulta ho fatto due maratone, e sono andate molto bene. Mi sentivo bene, in forma. All’improvviso ho iniziato ad avere dolori alla schiena ma, come tutti i runner, ho pensato fosse una conseguenza dell’attività sportiva. Ho iniziato a prendere antidolorifici senza preoccuparmi di nient’altro, non sono una persona che fa prendere dall’ansia. Avevo fatto un Pap test da poco, ripensandoci col senno di poi avevo avuto qualche perdita, ma nulla che mi spaventasse».

«MI È CROLLATO TUTTO»

A ottobre, l’appuntamento annuale a cui Valentina non rinuncia mai, la visita dal ginecologo e un nuovo  Pap test. «E lì è venuto fuori il mio tumore: carcinoma spinocellulare. Avevo 39 anni». La fatica di raccontare si fa sentire, la voce si spezza appena. Valentina fa una pausa – chissà a cosa pensa e quanto lontano guarda - e prosegue, determinata: «In quel momento mi è crollato tutto, perchè la parola tumore spaventa tanto. Ho tre figli. Piano piano ho capito cosa stava succedendo, ho pensato che avrei dovuto rimboccarmi le maniche, che avrei dovuto vivere per me stessa e per loro, hanno bisogno di me, dal grande di vent’anni alla piccolina di dieci… lei ne aveva appena otto quando mi sono ammalata».

FORZA E PAZIENZA PER AFFRONTARE IL TUMORE

«I primi mesi è stata tutta una novità, ma prima che me ne accorgessi è iniziata questa lunga battaglia, con parecchi cicli di chemioterapia e poi la radioterapia». Inizia a salire il sentiero faticoso che tante donne conoscono. «Ho perso i capelli ed è stato un momento bruttissimo per me; già i farmaci e il cortisone cambiano l’aspetto, ma i capelli… li avevo molto lunghi, li curavo quotidianamente. Io e mia figlia piccola facevamo a gara a chi aveva i capelli più lunghi, io e lei. La psicologa ci aveva consigliato di prepararla anche agli effetti delle terapie, allora io ho iniziato a tagliare i capelli prima delle chemio. E lei: ‘Mamma, li voglio fare come te’. Non ho voluto. Insomma, è stata dura, non c’è nulla di facile nell’esperienza del tumore, ci vogliono tanta pazienza e tanta forza … ma oggi ho già un bel caschetto!».

«LO SPORT È VITA»

Che cosa aiuta in quei momenti? «Sarò ripetitiva ma il mio motto è: lo sport è vita, e mi ha aiutato nei momenti bui. Durante le terapie non sarei riuscita a correre, naturalmente, ma con la mia amica di sempre, la compagna di corse di una vita, abbiamo iniziato a camminare. Parlavamo di altro e camminavo, tanto, tanto, tanto. L’adrenalina mi faceva dimenticare la paura e le ansie, tornavo a casa e mi sentivo rigenerata. Sa una cosa? Anche il mio oncologo correva, e sentivo che lui sapeva quello che stavo passando e mi sentivo capita».

LA PREVENZIONE, L'OCCASIONE DA NON PERDERE

Oggi Valentina è serena, anche se l’attende un nuovo intervento. «Purtroppo “lui” ha pensato bene di fare una visitina, è tornato, e devo fare una piccola operazione. Ma i medici mi hanno rassicurato e sono fiduciosa: faremo il necessario. C’è una cosa che vorrei dire, però».

Prego. «Io vorrei dire a tutti che la prevenzione è molto importante; se io non fossi andata regolarmente a fare i Pap test di sicuro la situazione oggi sarebbe peggiore. Sono sempre andata dal ginecologo e, anche perché ho avuto tre figli, il medico è un po’ un amico. E credo sia importante che soprattutto i ragazzi lo capiscano: la prevenzione e i controlli non vanno vissuti come un’ansia, ma come l’opportunità di stare bene e di vivere a lungo. Io lo so: la prevenzione mi ha salvato».

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Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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