La guarigione definitiva dalla sieropositività è un evento estremamente raro ed è sempre dipeso dai trattamenti anticancro. I farmaci antiretrovirali sono la vera arma per affrontare HIV
Guarire da un'infezione da HIV è un evento estremamente raro. Ad oggi sono stati documentati solo 3 casi al mondo, ultimo in ordine di tempo quello di una donna statunitense. In tutti e tre i casi la guarigione è avvenuta grazie ad un trapiando di midollo effettuato per curare un tumore. Il "segreto" delle avvenute guarigioni si chiama CCR5, il recettore presente sulle cellule del sistema immunitario che HIV sfrutta per entrare e moltiplicarsi. In tutti i casi di guarigione documentata, le persone avevano ricevuto un trapianto da donatori compatibili ma con la caratteristica di possedere una mutazione di CCR5 che conferisce resistenza agli attacchi di HIV. Il caso è stato presentato in queste ore al congresso CROI (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections).
HIV: CONTROLLARE LA MALATTIA CON GLI ANTIRETROVIRALI
All'inizio degli anni '90 la diagnosi di sieropositività equivaleva ad una condanna. Il virus dell'HIV, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rendeva le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Rendeva perché oggi, grazie alla ricerca, lo scenario è completamente cambiato tanto che una persona positiva al virus, se opportunamente trattata, possiede un'aspettativa di vita media simile a chi non è mai entrato in contatto con il virus. Il merito è delle terapie antiretrovirali, molecole che agiscono interrompendo selettivamente i meccanismi che il virus mette in atto per replicarsi e infettare nuove cellule. Farmaci che non eliminano definitivamente il virus ma che, presi per tutta la vita, consentono di tenere a bada l'HIV evitando che evolva in AIDS.
GUARIRE GRAZIE AL TRAPIANTO
Se dunque i farmaci antiretrovirali hanno rivoluzionato la vita delle persone sieropositive, parlare di guarigione dal virus è sempre stato un tabù. E lo è tutt'ora perché i tre casi documentati rappresentanto un "incidente di percorso" delle cure anticancro. Il primo caso risale al decennio scorso: Timothy Ray Brown, "il paziente di Berlino", ha vissuto per 12 anni senza più assumere antiretrovirali dopo un trapianto di midollo per la cura di una leucemia. Il secondo riguarda un uomo sieropositivo colpito da linfoma non-Hodgkin. Curato tramite cicli di chemioterapia e successivamente sottoposto a trapianto di midollo per andare a ripopolare il sangue di globuli bianchi e rossi precedentemente "distrutti" dalla chemio, una volta guarito dal tumore nel suo sangue il virus HIV non era più rilevabile. Cure anticancro e trapianto hanno avuto come effetto collaterale l'eliminazione del virus.
TRAPIANTO DI CELLULE DA CORDONE
Il caso della donna statunitense ha però qualcosa di "speciale" in più. Mentre nei due uomini il trapianto di midollo aveva dato luogo al fenomeno del "Graft versus host disease" -una reazione autoimmune contro le cellule trapiantate che può portare anche alla morte-, la donna colpita da una leucemia ha ricevuto un trapianto di cellule staminali ottenute dal cordone ombelicale di un donatore parzialmente compatibile unito alla trasfusione di sangue di un parente. Un modo di operare differente dalle solite procedure in quanto in grado di minimizzare i possibili effetti avversi del trapianto. Sieropositiva e sotto trattamento dal 2013, il trattamento per la leucemia risale al 2017. Superata la malattia la paziente dopo 37 mesi dal trapianto ha sospeso le terapie antiretrovirali perché completamente guarita dal virus. Uno stato di sieronegatività che dura da oltre 14 mesi.
ATTENZIONE ALLE FALSE SPERANZE
Come spiegato nelle prime righe di questo articolo, la guarigione in tutti e tre i casi dipende da una particolare caratteristica delle cellule staminali trapiantate. HIV è un virus che infetta le cellule del sistema immunitario. Ricerverne di nuove aventi una mutazione di CCR5 -la porta di ingresso del virus- che conferisce resistenza agli attacchi di HIV ha consentito ai pazienti di evitare che HIV intaccasse le nuove cellule. Ecco spiegata la guarigione. Attenzione però ai facili entusiasmi: i casi ad oggi documentati -oltre ad essere eventi estremamente rari- rappresentano un "effetto collaterale" delle cure anticancro. Una procedura difficilmente applicabile in un individuo sieropositivo ma sano dal punto di vista oncologico. Il trapianto di midollo non è affatto una procedura priva di rischi. Non solo, il virus HIV può infatti entrare nelle cellule -seppur con frequenza minore- attraverso recettori alternativi a CCR5. Ecco perché avere la mutazione non significa possedere uno scudo contro le infezioni da HIV. CCR5 sarà la prossima sfida dei farmaci per la cura dell'HIV ma non dimentichiamoci però di quanto già raggiunto: oggi gli antiretrovirali in commercio stanno salvando milioni di vite.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.