Aifa dà l'ok all'uso un nuovo farmaco che potrà essere prescritto ai pazienti colpiti da recidiva di un glioblastoma multiforme che non rispondono ad altre terapie
Quindici anni dopo l'ultima volta, i pazienti alle prese con una recidiva di un glioblastoma multiforme hanno una nuova speranza. Il suo nome è regorafenib. Si tratta di una molecola già utilizzata nel trattamento di altre malattie oncologiche metastatiche, come quelle del colon-retto e del fegato, che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha inserito nell’elenco dei farmaci erogabili da parte del Servizio Sanitario Nazionale, nel caso in cui non ci sia alternativa terapeutica. Una situazione che, secondo gli oncologi italiani, riguarda all'incirca mille pazienti.
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NUOVA SPERANZA PER IL GLIOBLASTOMA MULTIFORME
La notizie giunge dodici mesi dopo la pubblicazione dei primi dati di efficacia di Regorafenib nel trattamento dei pazienti alle prese con una recidiva del più aggressivo tumore cerebrale. «Nella sperimentazione che ha coinvolto oltre cento malati, regorafenib si è rivelato superiore alla terapia standard utilizzata: la lomustina, a cui si è finora fatto ricorso quasi sempre a scopo palliativo», dichiara Giuseppe Lombardi, neuroncologo dell'Istituto Oncologico Veneto (Iov) di Padova e prima firma della pubblicazione. «A un anno dall'inizio del trattamento, quasi il 40 per cento dei pazienti in cura con il farmaco era vivo, rispetto al 15 per cento rilevabile tra coloro che erano in trattamento con la lomustina». Buona si è rivelata anche la tollerabilità del farmaco. In meno di un caso su 5 è stato necessaraio ricalibrare la dose per gestire gli effetti collaterali, mentre meno di un paziente su 10 ha dovuto ricorrere alla sospensione della terapia. Regorafenib - lo schema prevede l'assunzione quotidiana per via orale, per tre settimane - è riservato ai pazienti alle prese con una recidiva ma in buone condizioni cliniche. Ovvero: all'incirca il 30 per cento del totale.
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TOGLIERE IL NUTRIMENTO AL CANCRO
Il glioblastoma è un tumore che presenta un elevato numero di vasi sanguigni pronti ad «alimentarlo». Perciò i ricercatori lavorano da tempo sull'opportunità di privarlo dei nutrienti necessari alla crescita, inibendo la crescita di nuovi vasi che si registra nel tessuto oncologico. Con questo scopo, a livello sperimentale, è stato già sperimentato il bevacizumab, senza tuttavia mai dimostrare un aumento della sopravvivenza. Da qui la necessità di individuare una molecola in grado di inibire le «strade» alternative che il tumore percorre per farsi largo. Regorafenib ostacola diversi meccanismi della crescita tumorale: dall’angiogenesi agli stimoli derivanti dal microambiente cellulare. «Finalmente torniamo a registrare un successo della ricerca nei confronti del glioblastoma multiforme», dichiara Stefania Gori, direttore del dipartimento oncologico dell'ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar di Verona. «Non è il momento di fermarci, ma ci gratifica già poter dare una prima risposta a un bisogno, dei pazienti e delle loro famiglie, fino a questo momento destinato a rimanere insoddisfatto».
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GLIOBLASTOMA IN AUMENTO TRA GLI ANZIANI
Il glioblastoma multiforme costituisce oltre la metà di tutti i gliomi. Dal 2005, lo standard di trattamento è rappresentato dalla resezione chirurgica più ampia e sicura possibile, seguita dalla chemioterapia e dalla radioterapia. Oltre che da una successiva chemio di mantenimento. La malattia può insorgere a tutte le età, ma il 70 per cento dei casi è diagnosticato tra i 45 e i 70 anni. Negli ultimi tre decenni, i casi di glioblastoma multiforme sono aumentati soprattutto tra gli anziani. «Le cause possono essere legate alle radiazioni ionizzanti e alle mutazioni ambientali dovute anche all’inquinamento atmosferico», ipotizza Lombardi, che ha avuto modo di presentare il lavoro nel corso dell'ultimo congresso dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom).
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).