Alti livelli di una molecola prodotta durante la fase di "chetosi" migliorano l'attivazione delle cellule Car-T. I risultati presentati al congresso ASH
La dieta chetogenica potrebbe potenziare l’efficacia delle terapie Car-T contro i tumori. È quanto emerge da alcuni dati presentati al recente congresso dell'American Society of Hematology (ASH). Gli studi, effettuati sia in modelli animali sia osservando alcune persone sottoposte al trattamento con Car-T, hanno evidenziato come il β-idrossibutirrato (BHB), molecola prodotta durante la "chetosi", migliori la funzione delle cellule Car-T. I risultati apriranno ora la strada a un primo studio clinico sull'integrazione di questa molecola nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), un particolare tumore del sangue.
CHE COSA SONO LE CAR-T?
Le Car-T, acronimo di Chimeric antigen receptor T cell, sono la forma più avanzata di terapia anticancro. Il trattamento Car-T consiste nel prelievo delle cellule T del malato allo scopo di modificarle in laboratorio per permettere loro, una volta infuse nel paziente, di riconoscere ed eliminare le cellule cancerose. La modifica in laboratorio prevede che i linfociti esprimano sulla propria superficie il recettore Car specifico nel riconoscimento delle cellule tumorali. Le Car-T, vere e proprie terapie anticancro personalizzate, negli ultimi anni hanno rivoluzionato la cura di diversi tumori del sangue che non rispondono alle terapie tradizionali. Sperimentata la prima volta nel 2012 presso il Children Hospital di Philadelphia su Emily, una bambina di 7 anni affetta da leucemia linfoblastica acuta, ad oggi sono già diverse le Car-T commercializzate (la prima in Italia è arrivata, come raccontato in questo articolo, nel 2019).
LO STUDIO
Da tempo è noto che la modulazione del sistema immunitario possa passare anche da ciò che mangiamo. Partendo da questa osservazione gli scienziati hanno iniziato a esplorare interventi dietetici mirati a potenziare l’efficacia delle terapie antitumorali, incluse le Car-T. Nel primo studio presentato ad ASH, opera dei ricercatori del University of Pennsylvania, gli autori hanno testato l’effetto di diversi regimi alimentari -dieta chetogenica inclusa- in modelli animali affetti da linfoma e trattati con Car-T. I topi alimentati con la dieta chetogenica, un regime alimentare caratterizzato da un apporto molto basso di carboidrati, moderato di proteine e alto di grassi, hanno mostrato un miglior controllo del tumore e una sopravvivenza significativamente superiore rispetto agli altri gruppi. L’effetto è stato attribuito al β-idrossibutirrato in grado di supportare in modo più efficiente il metabolismo delle cellule Car-T.
LA CONFERMA NELL'UOMO?
Per confermare la rilevanza clinica di queste osservazioni, i ricercatori hanno analizzato in un ulteriore studio i livelli di β-idrossibutirrato nel sangue dei pazienti sottoposti a terapia Car-T. I dati hanno rivelato una correlazione positiva tra concentrazioni elevate della molecola e una migliore attivazione delle cellule Car-T. Quanto osservato nei due studi darà ora il via ad un clinical trial sull’integrazione di β-idrossibutirrato durante il trattamento con Car-T nei pazienti con linfoma refrattario. Se confermati, questi dati potrebbero offrire una nuova strategia per ottimizzare l’efficacia delle Car-T migliorando la risposta terapeutica nei pazienti.
NO AL FAI DA TE
Nonostante il potenziale di queste scoperte è importante sottolineare che la dieta chetogenica, in generale, deve essere seguita solo per precise indicazioni mediche e sotto stretto controllo specialistico. «Questo regime dietetico -spiega la dottoressa Chiara Ferrari, biologa nutrizionista e supervisore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi- è stato sviluppato originariamente negli anni '20 per trattare alcune forme di epilessia resistente. Si tratta di una dieta a bassissimo contenuto di carboidrati e ricca di grassi. Questo regime alimentare induce il corpo a utilizzare i grassi come principale fonte di energia, producendo i cosiddetti “corpi chetonici” –tra cui il BHB- che sostituiscono il glucosio. Purtroppo questo tipo di dieta viene spesso adottato a scopo di dimagrimento ma non si tratta di un regime alimentare sano né privo di rischi. La dieta chetogenica, infatti, può comportare effetti collaterali significativi se non adeguatamente monitorata. Per questo motivo dovrebbe essere seguita esclusivamente in situazioni in cui è realmente necessaria, come determinate condizioni mediche, e sempre sotto stretto controllo evitando di utilizzarla come scorciatoia per il calo ponderale».
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.