Un mix di polifenoli ha arrestato la progressione del tumore al seno nei tessuti circostanti. Allo studio, condotto modello animale, hanno partecipato due ricercatori finanziati dalla Fondazione Veronesi
Sono ricche di polifenoli, nello specifico di antociani: molecole antiossidanti presenti negli alimenti di origine vegetale note per avere un effetto protettivo nei confronti dell’invecchiamento cellulare e delle malattie neurodegenerative e cardiovascolari. Le fragole, come gli altri frutti che abbondano di questi composti bioattivi, vengono considerate «alleate» della salute. Al punto che adesso si iniziano a valutare anche i loro effetti rispetto alle cellule tumorali.
POLIFENOLI E TUMORE AL SENO
Con tutte le cautele del caso, i primi riscontri possono però essere definiti incoraggianti. Dopo una serie di risultati ottenuti in vitro, nelle scorse settimane un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con i colleghi delle Università di Urbino e di Camerino, ha pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) i dati ottenuti anche in vivo (su modello animale). I ricercatori, guidati dal biochimico Maurizio Battino, hanno infatti dimostrato come un estratto di fragole Alba, contenente una miscela di polifenoli, fosse in grado di determinare un arresto nell’invasività di cellule di tumore al seno Her2 positivo. Gli studiosi marchigiani hanno registrato il medesimo effetto sia nelle cellule coltivate in vitro sia nei tessuti di topi dove le stesse erano state inoculate. A seconda delle dosi di polifenoli somministrate, sono stati osservati due effetti: l’arresto del ciclo cellulare e lo stop alla diffusione delle cellule tumorali nei tessuti sani circostanti, frenando quegli eventi che sono alla base del processo di metastatizzazione. Quest’ultimo effetto dipenderebbe dalla regolazione di dodici geni coinvolti nel processo di migrazione cellulare.
BLOCCATA LA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA
Il merito di questi risultati, come spiegato da Francesca Giampieri, borsista della Fondazione Umberto Veronesi (come un altro degli autori del paper, Stefano Amatori) al lavoro nel laboratorio di bioenergetica dell’ateneo anconetano, «non è da ascrivere soltanto al potere antiossidante dei polifenoli», che assieme ai folati e alle vitamine (in particolare la C), rappresentano la principale classe di composti bioattivi responsabili degli effetti salutistici associati al consumo di fragole. I ricercatori sono infatti andati a fondo nei meccanismi molecolari che regolano la progressione della malattia e hanno osservato per la prima volta come «il mix di polifenoli estratto dalla particolare cultivar di fragole sia risultato in grado di modulare geni direttamente coinvolti nel processo di metastatizzazione, andando ad inibire nello specifico geni promotori di metastasi, e al tempo stesso, attivando geni soppressori delle stesse». Ma in realtà l’effetto protettivo garantito dai composti fenolici contenuti nelle fragole - gli studi condotti sulle singole molecole non hanno garantito risultati analoghi - potrebbe essere anche la conseguenza di un meccanismo più complesso, non ancora esplorato.
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DIECI FRAGOLE AL GIORNO PER DIFENDERSI
Per la prima volta s’è dunque visto come un estratto di composti fenolici estratti dalle fragole sia stato in grado di rallentare la progressione di una forma del tumore al seno: l’Her2 positivo, per l’appunto. «Si tratta comunque di risultati preliminari - frenano gli autori -. Guai a pensare di aver trovato una soluzione terapeutica alla malattia». Molto più solide, invece, sono le evidenze raccolte nel tempo che evidenziano un effetto protettivo garantito da uno stile di vita corretto, caratterizzato, tra le altre cose, da una alimentazione ricca in frutta e verdura. E, dunque, anche in fragole. «Se ne dovrebbero mangiare almeno dieci al giorno, ma il problema è che si trovano sul mercato per non più di un mese all’anno», prosegue Giampieri. «In precedenti studi in vivo abbiamo dimostrato come con mezzo chilo di fragole consumate a cadenza quotidiana si possano ottenere effetti antiossidanti, antinfiammatori e di riduzione dei livelli totali di colesterolo». Sarebbe importante raccogliere altre evidenze anche in campo oncologico. Ma la via è stata appena tracciata.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).