Sono oltre 2 milioni i minorenni con disturbi psichici. Le principali patologie esordiscono sotto i 14 anni. «Una vera emergenza», dicono gli esperti
Fedez, andando da Fabio Fazio in tv domenica 29 ottobre, ha quasi rotto un tabù: ha parlato con franchezza della malattia mentale, della sua malattia mentale. Con dolore, anche con qualche lacrima, sottolineando la profonda sofferenza di questo tipo di malattie “invisibili” e sostenendo che ne soffrono, in silenzio, un grande numero di giovani e di giovanissimi. Ha parlato anche per loro. Molti non osano neppure pensare si tratti di un disturbo mentale. In effetti fa impressione, spinge a ritrarsi, l’associare giovane, in particolare giovanissimo a una malattia psichiatrica. Ma questa ritrosia per qualcosa di troppo disturbante serve solo a nascondere la testa nella sabbia e ad alimentare la distanza della cura, delle cure, dalla sofferenza nascosta di tanti piccoli. Sì, anche bambini.
UN PROBLEMA SEPOLTO DAL SILENZIO
Sinpia, la Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, lotta contro questo silenzio e contro la carenza, in fatto di attenzione e di risorse, da parte dell’autorità pubblica. Nel suo grido d’allarme pronuncia una cifra che è un urlo: sono più di 2 milioni i bambini e i ragazzi colpiti da malattie mentali dei più vari generi, in Italia. Con le armi della statistica affonda il solco: tra il 10 e il 20 per cento di bambini e adolescenti soffre di disturbi neuropsichici. E – dichiara l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – la metà delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni di età. Infanzia, dunque?
DALL’AUTISMO ALL’ADHD ALL’ANORESSIA
La professoressa Elisa Fazzi è presidente della Sinpia, oltre che direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza all’Asst Spedali Civili e Università di Brescia, e parla di una “vera emergenza” tanto crescente è la domanda di interventi in questo settore.
«I giovani da 0 a 18 anni in Italia sono 12 milioni – dichiara – e, come dicevamo prima, dal 10 al 20 per cento ha almeno un disturbo di competenza del neuropsichiatra infantile. Entro questo ambito sono tante le patologie: molti i disturbi del neurosviluppo , come il disturbo dello spettro autistico 1 su 77 (calcolo dell’Istituto superiore di Sanità), paralisi cerebrale 1,6 su mille nati vivi, epilessia 1 su 100 della popolazione generale (ma il 70 per cento inizia in età evolutiva), disturbi dell’apprendimento 3,5-5 per cento nell’età scolare (elementari e medie), Adhd (deficit d’attenzione) 3,5 per cento sul totale da 0 a 18 anni, disabilità intellettive 2 per cento della popolazione generale. Ci sono poi i disturbi del comportamento alimentare, in particolare l’anoressia, e quadri di disturbi psicopatologici nell’adolescente».
IL PRIMO SEGNALE? UN PROBLEMA DEL SONNO
Aggiunge la professoressa Fazzi: «Certe patologie psichiatriche degli adulti spesso cominciano nei primi anni di vita. L’Adhd, per esempio, si diagnostica a 5 anni. Il primo segnale in tutti i casi lo dà un problema del sonno. Il fatto è che i disturbi del neurosviluppo possono influire sullo sviluppo delle funzioni adattive, motoria, cognitiva , comunicativa, emotivo comportamentale che sono in fase di maturazione e formazione e i disturbi, poi, evolveranno con la crescita del soggetto».
Altra precisazione fondamentale: ricordarsi che bambini e adolescenti non sono adulti in miniatura. Vanno studiati e curati a parte. Nel loro caso sono raccomandati anche interventi precoci, in quanto di maggiore efficacia. Che saranno o diretti sul bambino e centrati sulla famiglia, come pure sulla scuola coinvolgendo gli insegnanti, o nei luoghi di gioco del piccolo, con gli esperti che indicano gli aspetti da modificare per aiutarlo a sviluppare le sue potenzialità.
QUASI ASSENTI I POSTI LETTO
«È un lavoro d’équipe quello che va condotto – spiega Elisa Fazzi – con interventi multidisciplinari e multiprofessionali, il che significa che occorrono particolari risorse. Che mancano sempre, specie in neuropsichiatria infantile. Pensi che ci sono 5 regioni senza posti letto per la neuropsichiatria infantile. In generale, in Italia la pediatria e la psichiatria degli adulti hanno più di 4.000 posti letto negli ospedali ciascuna: ebbene, per la neuropsichiatria infantile i letti in totale sono 403. Devo aggiunger altro? Il problema più importante poi è potenziare i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile che sono gli snodi nevralgici per intercettare i bambini e giovani in difficoltà e per poi seguirli con cure appropriate ed interventi basati sull’evidenza».
IL RISCHIO DI SUICIDIO
Dall’Università di Torino il professor Benedetto Vitiello, neuropsichiatra infantile, porta i risultati di un’indagine condotta presso i pronto soccorso di otto ospedali universitari italiani, dunque sulle visite neuropsichiatriche “urgenti” e dichiara subito che rispetto al 2018 sono aumentate del 50 per cento. «L’età media dei ragazzi portati nel reparto emergenza è di 13 anni, comunque sono tutti sotto i 18 anni – chiarisce – e il primo motivo di queste visite sono l’agitazione psicomotoria, l’aggressività, il non saper gestire questi ragazzi a scuola o a casa. Arrivano in ambulanza. La seconda causa è il rischio suicidario. Il ragazzo ha minacciato e/o tentato di uccidersi ed è un’emergenza intervenire. E’ un dato che i tentativi di suicidio risultano raddoppiati».
UN FENOMENO OCCIDENTALE
Come terza causa dell’arrivo al pronto soccorso è l’anoressia, ragazze soprattutto, che giungono con un peso ridottissimo e rischi conseguenti. «In tutto questo siamo in linea con quanto avviene all’estero, Germania, Stati Uniti…È un fenomeno occidentale», osserva il professor Vitiello. Complessivamente all’Università di Torino hanno condotto uno studio raccogliendo 25.000 visite neuropsichiatriche urgenti effettuate in 8 ospedali italiani in 4 anni (2018-2021). Gran parte dei quadri depressivi – sottolineano – esordiscono in adolescenza (1 femmina su 4 e 1 maschio su10), il 59 per cento dei casi di disturbo della condotta alimentare ha fra i 13 e i 25 anni di età, il 6 per cento ha meno di 12 anni. Quanto al suicidio è la seconda causa di morte tra gli under 18, dopo gli incidenti, in gran parte stradali.
UN PROBLEMA DI RISORSE
I dati raccolti segnalano un peggioramento praticamente su tutti i fronti. Ma non da oggi.
«Possiamo dire che i segnali in negativo sono cominciati dal 2014 – dichiara il professor Benedetto Vitiello - , in particolare per il rischio di suicidio. A fronte di questa situazione, una delle difficoltà maggiori è la mancanza di operatori sanitari nel campo della salute mentale. Mancano sia negli ospedali sia sul territorio. Tanti medici sono andati in pensione e non sono stati sostituiti». Continua con un esempio, il professor Vitiello: «Ieri ho visto una famiglia con un ragazzo di 16 anni in agitazione psicomotoria e mi dicevano che da due anni cercano di avere dalla Asl un nominativo, ma la Asl risponde che non hanno neuropsichiatri disponibili. È un problema serio di risorse. Si figuri che anche nel sistema sanitario inglese, un tempo mitico, sono in analoghe difficoltà».
La Sinpia fa presente che da noi viene dedicata alla salute mentale circa il 3,4 per cento della spesa sanitaria complessiva, a fronte del 10 per cento dei principali paesi ad alto reddito. Sottolinea anche che quadri clinici conclamati nell’adolescenza rappresentano spesso l’evoluzione di condizioni spesso sottosoglia del bambino, non colte.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.