Disparità, stigma, ritardo, prevenzione: questi i temi di discussione sulla salute mentale. Ci si cura dopo anni di sofferenza e si ha ancora paura dello psichiatra
Il 10 ottobre è la Giornata Mondiale della salute mentale e come tema è stato scelto Salute Mentale in un mondo ineguale in quanto persiste una disparità di trattamento e di qualità dell’assistenza fornita tra chi soffre di malattie mentali e chi di altre patologie.
ANCORA LORO: STIGMA E PREGIUDIZIO
«Del resto, nessuno ha problemi a dire ‘ho male al fegato, ho mal di cuore’, ma a nessuno piace dire ‘ho un problema mentale’. E diversa, in effetti, è anche la reazione di chi ascolta». A parlare è il dottor Giovanni Migliarese, primario di Psichiatria all’Ospedale di Vigevano (Pavia) con cui commentiamo i punti che la Giornata permette di richiamare. Uno, senz’altro, è il pregiudizio e lo stigma che accompagna il disturbo mentale e ne allontana il momento della cura.
INTERVENTI TARDIVI
In nessun’altra patologia è “normale” arrivare a farsi curare a 5 anni dai primi sintomi. «Non raramente dopo 8-10 anni. Sono anni in cui la malattia peggiora, soprattutto sono anni di sofferenza che potrebbe venire evitata o attenuata dalla cura – precisa il dottor Migliarese. - Oltretutto, come in ogni altra branca della medicina, la terapia precoce è più efficace». Molti disturbi psichiatrici come disturbo bipolare, disturbi psicotici, disturbi affettivi ricorrenti, disturbi da uso di sostanze hanno un esordio nella fascia 14-24 anni, ma allo psichiatra arrivano ben più tardi. «Molti ancora scelgono di rivolgersi al neurologo, cosa che sembra meno grave e in qualche modo più rispettabile».
CHI HA PAURA DELLO PSICHIATRA?
In effetti la figura dello psichiatra fa paura a molti, con la psichiatria non si vorrebbe avere a che fare anche quando si soffre di sintomi palesemente della sfera psichica. «C’è anche il pregiudizio che questo specialista distribuisca solo farmaci, ma non è così – sottolinea Migliarese, - può suggerire modelli di comportamento, fornire supporto psicologico».
LA PREVENZIONE POSSIBILE
I grandi ritardi nel cercare la cura sottolineano in modo particolare l’esigenza della prevenzione. Però in che cosa può consistere il prevenire un disturbo mentale? Non pare facile. «In parecchi casi lo è, ci sono sintomi precoci che chi li presenta o le persone intorno possono riconoscere. Un esempio è il disturbo bipolare: qui la familiarità ha un peso rilevante, se si hanno parenti di primo grado che ne soffrono occorre osservarsi con maggiore attenzione considerando se si soffre di insonnia, di abuso di sostanze, le reazioni allo stress…». Deve essere normale andare dallo psichiatra come da altri specialisti della medicina. E la specialità stessa sta cambiando orientandosi verso la «stadiazione», vale a dire la distinzione in stadi successivi della malattia psichiatrica e interventi mirati per ogni diverso stadio. Come accade altrove in medicina.
CI RIGUARDA TUTTI
La Giornata mondiale vuole ricordare ad ognuno di noi che la salute mentale ci riguarda tutti. Sia perché il disturbo non curato di uno ha ripercussioni sociali su altri, sia perché le statistiche non possono far sentire sicuri che noi, «ah, io no», prima o poi nella vita non ne saremo colpiti. Non ci si può chiamare fuori quando la depressione rappresenta il 4,3 per cento del carico globale di malattia e in Italia il 5,6 per cento della popolazione sopra i 15 anni presenta sintomi depressivi, di cui 1,3 milioni con sintomi di depressione maggiore. Sono i problemi psichiatrici la maggiore causa di disabilità nel mondo. E questa campana può suonare anche per noi prima o poi nel corso dell’esistenza. La salute mentale e la sua cura non è solo per gli “altri”, per i diversi. Questo vuole ricordare la Giornata mondiale: spingere a fermarsi e a riflettere su di sé.
PENSIAMO AI RAGAZZI
Giovanni Migliarese, che ha maturato una profonda esperienza tra gli adolescenti nel suo precedente lavoro all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, ricorda la grande attenzione che va rivolta ai giovani. «Loro certamente non vengono a cercare aiuto, figurarsi, non vanno dal medico neanche per problemi fisici… È un’età in cui tra l’altro ci si sente immortali. A volte bisogna difenderli da rischi esterni, ma molto dipende da loro: fanno esperienze interattive forti, va molto ora il ‘gaming on line’, vissuti immersivi con la realtà virtuale…». L’appello finale per la Giornata del 10 ottobre del dottor Giovanni Migliarese: «La psichiatria sia gestita come gli altri trattamenti sanitari, e noi psichiatri mettiamo in campo un po’ più di umiltà».
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.