Donne e anziani del Centro-Sud e delle Isole sono le categorie più a rischio di ammalarsi di depressione in Italia. È la conferma che la povertà ha un impatto sulla salute
Anziani, donne e fasce più povere della popolazione sono le categorie più a rischio di sviluppare un disagio psicologico, in Italia. In cima alla lista c'è la depressione, che nel nostro Paese (nelle sue varie forme) colpisce quasi tre milioni di persone e che non è così semplice da curare. Ma la distribuzione nella popolazione non è casuale. Stando alle statistiche riportate nel dossier dell'Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, la malattia è più diffusa nel Centro e Sud del Paese e colpisce le persone con meno risorse.
QUALI SONO I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE?
DEPRESSIONE: PIU' DISAGI TRA GLI ANZIANI
Nella giornata mondiale per la salute mentale, la fotografia scattata dagli esperti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore conferma l'impatto che un peggioramento delle condizioni socio-economiche può avere sul disagio psicologico della popolazione. Non deve stupire dunque che in Italia, complice l'invecchiamento della popolazione, i numeri della depressione siano in aumento. Un aspetto che preoccupa pure per un'altra ragione: il legame che esiste tra la depressione e le malattie neurodegenerative, anch'esse in aumento. Il disagio depressivo cresce con l'età. La prevalenza passa infatti dal 2.2 a quasi il 20 per cento: partendo dai 15 e superando i 75 anni. A soffrirne sono perlopiù le donne: quasi il doppio rispetto agli uomini, come si evince anche dagli accessi ai servizi specialistici per la salute mentale. Come conseguenza di questo trend, gli anziani risultano i maggiori assuntori di antidepressivi, a cui nel 2017 hanno fatto ricorso in media 40 italiani ogni mille abitanti. I consumi più elevati si sono registrati in Toscana, Liguria, Umbria e nella Provincia autonoma di Bolzano. In fondo alla lista la Campania, la Basilicata, la Puglia, la Sicilia e il Molise.
Una depressione non curata «modifica» il cervello
QUANTO INCIDONO REDDITO E ISTRUZIONE
Un dato che sorprende, dal momento che i disturbi depressivi sono più diagnosticati tra i residenti nelle regioni centrali e meridionali. In Umbria (9.5 per cento) e in Sardegna (7.3 per cento), nel 2017, la prevalenza è risultata di gran lunga superiore a quella rilevata nel Trentino-Alto Adige (2.8 per cento) e in Lombardia (4.3 per cento). Divari che permangono a parità di livello di istruzione e di condizione economica: a conferma della condizione di svantaggio con cui convive una larga parte della popolazione del Mezzogiorno, che si ripercuote in un aumento dei livelli di ansia e con un peggioramento della qualità della vita. Il dato è corroborato due ulteriori rilevazioni: la depressione in Italia è due volte più frequente tra gli adulti con un basso livello di istruzione (in tutte le fasce d'età) e con un reddito più basso.
DEPRESSIONE E STILI DI VITA
Oltre che per la tenuta mentale, la diffusione della depressione preoccupa anche in ragione della frequente associazione con stili di vita poco salutari: inattività fisica, abitudine al fumo, maggiore frequenza dei consumi di bevande alcoliche. L'associazione emerge anche dall'ultima rilevazione, da cui si evince anche una maggiore attitudine all'assenza dal lavoro per chi soffre di un disturbo mentale. Tra gli occupati con depressione o ansia cronica grave, il numero medio di giorni di lontananza dall'ufficio è stato più che triplo (18 giorni) rispetto al totale degli occupati (5 giorni). Un comportamento che si traduce in un surplus di spesa per lo Stato, oltre a quella sostenuta per le cure prescritte dai medici di medicina generale e dagli specialisti. Nel 2016, secondo le stime pubblicate dal Ministero della Salute, la spesa sostenuta per l’assistenza sanitaria territoriale psichiatrica è stata pari a 3.6 miliardi.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).