La ketamina agisce rapidamente contro la depressione ma ha pesanti effetti collaterali. Ora allo studio per le forme farmaco resistenti
Nel gergo della droga l’hanno chiamata «Special K». Ed è davvero speciale la ketamina, realizza il sogno di ogni malato di depressione: farla sparire nel giro di ore. Tema perlatro emerso già negli anni scorsi. L’antidepressivo ideale? Non è così, ma gli studi si susseguono alla ricerca di questa possibile consacrazione. L’Associazione americana dei Farmacologi (Aaps) ha riproposto amaggio l’argomento, sottolineando che i disturbi mentali sono la principale causa di disabilità nel mondo, e che purtroppo, come nel caso della diffusissima depressione, una fetta non trascurabile di pazienti non risponde agli antidepressivi finora in uso. C’è poi il fatto che quando i regolatori dell’umore risultano efficaci, la loro azione si manifesta dopo alcune settimane di terapia. Per coprire questo periodo di tempo potrebbe subentrare la veloce ketamina, è un’ipotesi sul tappeto. Così come si è pure rivelata efficace, questa sostanza, per le forme resistenti agli antidepressivi classici.
SEDAZIONE RAPIDA E NUOVI ORIZZONTI - A queste osservazione i farmacologi Usa ne aggiungono una basilare e che si può così riassumere: non sappiamo con assoluta precisione come la ketamina funziona, ma sappiamo che funziona in modo diverso da tutti gli antidepressivi in uso. E’ la finestra verso un panorama del tutto ignoto? L’interesse dunque è alto. Studiosi di Minneapolis, nel Minnesota (Usa), hanno fatto un altro esperimento, pubblicato su Clinical Toxicology, valutando la capacità e rapidità di sedazione della ketamina provata su pazienti molto agitati durante il trasporto in ospedale. Il confronto è stato fatto con un altro farmaco di uso consueto per sedare in breve tempo, l’antipsicotico aloperidolo, e hanno constatato che se questo agisce in 17 minuti, la ketamina lo batte nettamente impiegando appena 5 minuti.
APRIPISTA - Ora i ricercatori statunitensi concludono, come gli altri studi sulla sostanza in esame, che la loro è una indagine preliminare, che non dimostra niente, ma che ha il pregio di indicare una nuova pista da seguire. Sullo stato attuale e sui possibili scenari che si intravedono interviene il professor Luca Steardo, ordinario di farmacologia e farmacoterapia all’Università Sapienza di Roma. «Da 50 anni siamo fermi all’idea che alla base della depressione sia una carenza soprattutto di serotonina, noradrenalina, e un po’ meno di dopamina – dice - e su questo terreno si sono giocate tutte le carte degli antidepressivi, dagli Imao agli Ssri e oltre. Ora, finalmente, si apre un nuovo capitolo: la ketamina chiama in causa i recettori del glutammato e la neurotrasmissione glutamatergica, modulata in maniera importante da cellule di natura gliale, gli astrociti. Pensavamo che per tutto il sistema nervoso contassero solo i neuroni, invece ora appare che sono chiamate in causa altre cellule, le cellule gliali. E’ uno scenario molto promettente».
USO RISCHIOSO - Ma già oggi che cosa impedisce di usare la ketamina come antidepressivo? «Ha effetti collaterali rischiosi: primo, seppur usata a bassi dosaggi può dare effetti euforizzanti e, se la si impiega a lungo può esibire potenziale di abuso, secondo, avrebbe proprietà neurotossiche, potrebbe danneggiare le cellule cerebrali, Ora sono allo studio anche dei composti con profilo farmacologico piuttosto simile alla sostanza che eliminino queste manifestazioni negative». Ma in America, almeno in funzione di sedativo a effetto immediato, come mostra lo studio di Minneapolis, viene usata. «La Food and Drug Administration non ha mai approvato la ketamina -risponde il professor Steardo -. Negli Stati Uniti viene impiegata off label, come si dice, cioè fuori dalle indicazioni ufficiali, e la prendono un numero crescente di persone. Se si pensa che c’è un terzo delle persone depresse che non risponde agli antidepressivi in uso…».
ANTI SUICIDIO - Ma, soprattutto, il farmacologo romano sottolinea un’azione particolare e importante della ketamina: «Oltre all’azione rapida nell’innalzare l’umore (con un’endovena a bassi dosaggi, entro le 24 ore e della durata di circa due giorni), induce una riduzione delle idee di suicidio. Perché non è sempre vero che il suicidio avvenga all’acme della depressione. Tant’è che il 23 per cento si uccide mentre è sotto trattamento antidepressivo. Questi farmaci non sono di per sé anti-suicidari. C’è una sola sostanza di cui è riconosciuto il potere di ridurre i suicidi, ed è il carbonato di litio».
DROGA E DISSOCIAZIONE - E come droga, come Special K, quali sono gli effetti? «A seconda dei dosaggi l’azione è pronta, anche in minuti. Viene in genere usata per farsi un week-end di “sballo”. Dà dapprincipio un’euforia simile a una sbornia, può poi dare dissociazione, una percezione alterata del proprio corpo. A dosi più forti ci si può sentire fluttuare e vedere il proprio corpo dall’esterno. A queste allucinazioni possono accompagnarsi intorpidimento degli arti, tachicardia, nausea. Degli effetti collaterali nocivi della ketamina ho già parlato prima», conclude il professor Luca Steardo.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.