Alcuni farmaci molto usati contro diabete, ipertensione, colesterolo alto rivelano un aspetto inedito: alleviano i sintomi di malattia mentale
Ci si cura il diabete, si combatte la pressione alta, si tenta di domare il colesterolo e allo stesso tempo, senza saperlo, si allevia la tendenza all’autolesionismo e si diradano le ospedalizzazioni per motivi psichiatrici. Accade per chi è affetto da malattie mentali come il disturbo bipolare, la schizofrenia e la psicosi anaffettiva. Le statine, oltre ai benefici già noti, possono determinare una serie di «effetti collaterali» positivi, come emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry. La ricerca, guidata dal professor Joseph Hayes dell’University College di Londra in collaborazione con studiosi del Karolinska Institute (Svezia) e l’Università di Hong Kong, ha analizzato i dati raccolti in Svezia sulla salute di oltre 142.000 pazienti dai 15 anni d’età in su affetti da una una malattia mentale di quelle sopra indicate e trattati con farmaci psichiatrici dall’ottobre 2005 al dicembre 2016.
Chi prende le statine rischia meno la depressione
MENO RICOVERI E MENO ATTI AUTODISTRUTTIVI
I ricercatori hanno confrontato i dati sulle persone reclutate, comprese le informazioni su eventuali farmaci assunti, nello specifico statine per il colesterolo, alcuni calcio-antagonisti per la pressione alta o, anche, metformina per il diabete 2. Questi pazienti sono stati messi a confronto con gli altri e i riscontri appaiono notevoli. Tra le persone bipolari che prendevano una delle tre medicine indicate sopra si è rilevato un calo dall’8 al 20 per cento del ricovero in ospedale e dal 19 al 27 per cento dei comportamenti autolesivi. Tra i pazienti schizofrenici si è verificato una diminuzione dal 20 al 27 per cento dei ricorsi all’ospedalizzazione psichiatrica e una discesa del 36-70 per cento nell’istinto di farsi del male. I pazienti con psicosi anaffettiva che stavano prendendo statine o metformina sono apparsi a minore rischio (calo del 20-15 per cento) di ospedalizzazione mentre quanti erano curati con un certo calcio-antagonista erano meno propensi, per il 44 per cento, a procurarsi sofferenze. Il commento del professor Hayes: «Ciascuno di questi farmaci impiegati per la cosiddetta sindrome metabolica ha in effetti una base teorica per ridurre i sintomi psichiatrici. Perché agiscono su alcuni processi che si ritengono causare i disturbi mentali. Per esempio, le statine hanno un’azione antinfiammatoria quando la neuroinfiammazione viene indicata alla base di diverse malattie psichiatriche. Infine, notano i ricercatori, colesterolo alto, pressione alta e diabete sono più diffusi tra le persone affette da una malattia mentale.
DEPRESSIONE: QUALI SONO
I FATTORI DI RISCHIO?
DA FARMACI COMUNI FORSE NUOVE TERAPIE
Se il loro studio verrà confermato da altre ricerche, si potrebbero aprire nuove vie per la comprensione dei processi mentali malati e, di conseguenza, per un inedito tipo di terapie. Partendo, tra l’altro, da medicine di uso comune, poco costose e a bassissimo rischio. Limitato alle statine, un altro studio è comparso sul Journal of Affective Disorders che ne evidenzia come effetto collaterale una certa capacità antidepressiva. Di nuovo si tratta di uno studio inglese. Ricercatori dell’Università di Manchester hanno passato in rassegna i dati di dieci prove cliniche sulle statine, in cui i volontari ricevevano a caso o una statina o un placebo. Il livello di depressione di ognuno era stato valutato con una delle scale cliniche accettate. In totale erano stati esaminati 1.348 volontari che avevano ricevuto l’anti-colesterolo e 1.169 che avevano ricevuto il placebo. I ricercatori di Manchester hanno rilevato livelli significativamente più bassi di depressione in quanti avevano preso la statina. «Certo, non abbiamo individuato l’esatto meccanismo per cui le statine migliorano i sintomi depressivi, tuttavia la teoria prevalente è che le statine abbassino l’infiammazione e lo stress ossidativo, che vengono comunemente associati con la depressione».
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INCONTRO TRA MECCANISMI DI BASE?
Stefano Pallanti, docente di psichiatria all’Università di Firenze e a Stanford, commenta: «Per ora sono ipotesi, l’associazione tra statine e depressione è in discussione da tempo. Occorrono però altre indagini». Ma intanto si può dire qualcosa sui meccanismi di azione di medicine tanto usuali e il loro accostamento alla psichiatria? «La metformina agisce a livello dell’insulina, ma passando attraverso il sistema serotoninergico, che in buona parte è responsabile del livello dell’umore. E nell’ippocampo la metformina agisce in modo simile agli antidepressivi. Quanto ai calcio-antagonisti, regolatori della pressione arteriosa, il loro effetto finale è facilitare la trasmissione dei circuiti neuronali, è il calcio che favorisce questo processo. In futuro si agirà sui recettori centrali del cortisolo come nuovo target per gli antidepressivi». Il cosiddetto «ormone dello stress», il cortisolo, è un ormone di tipo steroideo, derivante cioè dal colesterolo. Ecco forse il possibile legame.
Fonti
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.