Farmaci "sempreverdi"
Oltre all'insulina, largamente utilizzata è anche la metformina. Diverse ricerche hanno dimostrato una sua efficacia in quadri patologici complessi: così il suo utilizzo è divenuto molto più frequente
Fino a non molti anni fa la terapia del diabete di tipo 2 si basava su poche armi: un paio di antidiabetici orali e l’insulina. I farmaci in compresse includevano le biguanidi - delle quali continua ad essere usata la metformina - e le sulfoniluree. La cosa particolare è che l’effetto anti-iperglicemizzante di questi farmaci era il risultato di osservazioni casuali. Infatti, il riscontro che soggetti trattati con sulfamidici andavano incontro ad episodi di ipoglicemia portò a sviluppare e usare le sulfoniluree. Solo dopo parecchio tempo si comprese che questi agenti stimolavano la produzione di insulina e ancor più recentemente si è scoperto che addirittura agiscono sulle beta-cellule che producono l’ormone, agendo su specifici recettori.
Ancora più curiosa è la storia della metformina. Il principio, biguanide, è contenuto in una pianta erbacea, la Galega Officinalis, le cui virtù sono note sin dal Medioevo. Allora non aveva impiego in diabetologia ma piuttosto veniva usato per stimolare la lattazione, come rimedio al morso di serpente e per la cura del ballo di San Vito. Soltanto negli anni ‘20 dello scorso secolo ne venne apprezzata la capacità di ridurre i livelli di glicemia della persona diabetica e solo nel 1994 è stata introdotta nel mercato americano.
Se vogliamo la metformina può essere considerata forse il primo di farmaco “pleiotropo” cioè poliedrico, dotato di una serie di svariati effetti. Questa caratteristica non è, però, di tipo aneddotico. Infatti, con il passare degli anni, alla metformina sono state riconosciute varie virtù. Allo scadere del secolo scorso, in uno studio che è diventato parte della storia della diabetologia, lo United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS), si osservava che, a parità di controllo glicemico, i soggetti che assumevano metformina mostravano una minore frequenza di eventi cardiovascolari. Con gli albori di questo secolo apparivano le prime segnalazioni che il trattamento con metformina era associato a un minore rischio di neoplasia nelle persone con diabete, ma anche in quelle non diabetiche, al punto di far avviare studi per verificare la possibilità di impiego in varie forme tumorali , incluso il cancro al seno.
Ma lo spettro di influenza benefica della metformina è ancora più ampio. L’ultima osservazione è che i pazienti diabetici con cirrosi che assumono il farmaco mostrano, rispetto a quelli che il farmaco non lo assumono, una funzione epatica migliore e, soprattutto uno stato di compenso epatico, migliore. Dato ancora più importante emerso da queste ricerche: i pazienti cirrotici in metformina avevano una sopravvivenza maggiore. Queste osservazioni potrebbero cambiare l’atteggiamento terapeutico che classicamente comportava la sospensione della metformina in presenza di un quadro di insufficienza epatica. Ovviamente, è necessaria una conferma di questi risultati. Per il momento rimane l’osservazione che alcuni farmaci, e di questi la metformina sembra esserne un bell’esempio, vivono stagioni sempre nuove. In altre parole, sono farmaci sempreverdi.
Stefano Del Prato
@SDelprato