A cosa serve smettere di fumare per un cardiopatico? Risponde Pablo Werba
Sono cardiopatico da 8 anni. Ho smesso di fumare 70 sigarette al giorno a dicembre poichè dovevo operarmi alla valvola mitralica e atrio dilatato in condizioni severe. Ho fumato solo 3 minisigari al giorno e sigarette elettroniche.
Sembra che non serva più l'intervento per una situazione nettamente migliorata. E' possibile? Può migliorare una situazione da moderata-severa a lieve per il fumo??
A . Di Stefano- Lecce
Risponde Pablo Werba, Responsabile dell’unità di Prevenzione Aterosclerosi del Centro Cardiologico Monzino di Milano
Gentile lettore, non è possibile sapere se il suo miglioramento sia stato esclusivamente dovuto all’interruzione del fumo, ad altri cambiamenti del suo stile di vita, all’effetto dei farmaci che le avranno prescritto oppure ad un insieme di questi fattori. Tuttavia, gli effetti benefici di smettere di fumare sul sistema cardiovascolare sono molto precoci.
Abbiamo pubblicato recentemente i risultati di studi sperimentali, eseguiti in fumatori cronici, che dimostrano che il fumare anche una sola sigaretta riduce la capacità delle arterie di dilatarsi normalmente, il che potrebbe sottoporre il cuore ad un sovraccarico di lavoro. Dunque è ipotizzabile che lei, smettendo di fumare 70 sigarette al giorno, abbia “concesso” al suo cuore di eseguire più efficacemente la sua fisiologica funzione di pompa, e questo possa spiegare i miglioramenti da lei riferiti.
Comunque, l’effetto principale del fumo di sigarette a livello del cuore è la cosiddetta “aterosclerosi accelerata” (precoce ostruzione e indurimento delle arterie coronarie), la quale può manifestarsi clinicamente come angina pectoris o infarto del miocardio (e purtroppo non infrequentemente come morte improvvisa), e richiedere interventi di rivascolarizzazione come angioplastica o bypass.
E’ per questo motivo che la velocità e l’entità del miglioramento ottenuto con l’abbandono del fumo di sigarette sono stati valutati specialmente in pazienti con problemi coronarici. In una recente revisione di 20 studi internazionali è stata osservata una mortalità più bassa del 36% e una riduzione del 32% degli infarti di miocardio non fatali nel gruppo di pazienti che hanno interrotto il fumo di sigarette dopo un “attacco di cuore” o un intervento coronarico in confronto a quelli che hanno continuato a fumare. E’ rilevante evidenziare che questo “risparmio” di circa un terzo delle vite e degli infarti è di misura simile a quello ottenuto con trattamenti per ridurre il colesterolo utilizzando farmaci efficaci come le statine. Per di più, il beneficio è osservabile già dopo due anni dalla sospensione del fumo, a dimostrare che la riduzione del rischio avviene piuttosto rapidamente.
Il tabagismo è una tossicodipendenza a tutti gli effetti e la cessazione è un’impresa generalmente faticosa, che trova un maggior indice di successo quando viene eseguita con il supporto di un centro specialistico anti-fumo. Uno studio recente eseguito in pazienti ricoverati per problemi coronarici o scompenso cardiaco dimostra che i benefici della partecipazione a un percorso intensivo anti-fumo non si limitano soltanto a un maggiore tasso di cessazione e astinenza a lungo termine (dopo 2 anni dalla dimissione il 39% dei partecipanti rimaneva astinente contro il 9% dei non partecipanti al percorso), ma anche a una minore riospedalizzazione (23% contro 41%, rispettivamente) e a una minore mortalità (2.8% contro 12%, rispettivamente).
Infine, i pazienti che smettono di fumare dopo un “attacco” cardiaco più facilmente osservano un regime alimentare corretto e fanno più esercizio fisico, per cui sembra che abbandonare la “bionda” faccia parte di un circolo virtuoso complessivo a favore della salute del cuore.