La disfunzione erettile è uno dei possibili effetti collaterali dell’intervento di rimozione di un tumore della prostata. Ma c'è una possibilità per ridurne la portata
La disfunzione erettile (comunemente chiamata impotenza) è uno dei possibili effetti collaterali dell’intervento di rimozione di un tumore della prostata. Intorno alla ghiandola, infatti, scorrono due fasci di nervi che raggiungono il pene e controllano l’erezione. Quando è possibile, il team medico può scegliere una strategia chirurgica meno invasiva, per risparmiare uno o entrambi i fasci nervosi e salvaguardare la possibilità di avere un’erezione (è quella che viene definita tecnica nerve sparing).
Ciò tuttavia non sempre si può fare: il tumore può essere infatti particolarmente esteso o essere situato vicino ai fasci nervosi. In questi casi è
necessaria un’asportazione più radicale. È bene tenere presente che il rischio di disfunzione erettile è sempre alto dopo un intervento di prostatectomia. E anche nel caso di chirurgia nerve sparing, non si ha la certezza di conservare la capacità sessuale. Oltre che dal tipo di intervento, le probabilità di mantenere l’erezione sono influenzate dall’età, dalla funzione erettile che si aveva prima dell’intervento, dalla presenza di altre malattie concomitanti.
Anche l’esperienza del medico conta: chirurghi più esperti tendono ad avere tassi di successo maggiore. La disfunzione erettile è un possibile effetto collaterale anche della terapia ormonale e della radioterapia, anche se in quest’ultimo caso tende a insorgere mesi dopo la fine del trattamento.